Arte
Il tempo trafitto
L’opera di Magritte ci spinge a riflettere oggi sui nostri tempi di vita
Giada Lettonja | 15 maggio 2020

Una locomotiva che sfonda la parete; sopra, riflessa in uno specchio, la figura di un orologio. Nell’opera Il tempo trafitto, Magritte ci suggerisce col suo linguaggio sottile ed evocativo una riflessione sul mutare della condizione umana, presentandocela però da un punto di vista diverso, quello della dimensione onirica propria della corrente surrealista. In questa, egli raffigurò una sorta di rottura della quarta parete non più scenica ma reale, dove a irrompere al di fuori dello spazio a loro designato furono la scienza applicata e la politica. È il treno a spezzare il muro, a entrare con prepotenza all’interno del focolare domestico e a trafiggere simbolicamente il tempo.

Quest’ultimo è però concepito da una prospettiva puramente umana. Ad essere trafitto non è difatti il tempo inteso come idea astratta, ma in quanto dimensione in cui si muove l’uomo, costretto ad assumere nuova forma dalla locomotiva e da ciò che questa rappresenta. La nascita e lo sviluppo della tecnologia ferroviaria furono difatti un elemento di innovazione tecnologica di fondamentale importanza nella rivoluzione industriale che interessò il XIX secolo, e l’immagine della locomotiva è dunque rappresentativa sia dei ritmi sempre più frenetici di una società industrializzata, sia della progressiva unificazione dei mercati e delle culture a livello globale. Ma questa, assieme a ogni sua implicazione non entrò bussando alla porta, così come il progresso tecnologico e scientifico non lasciano spazio al dibattito e ai dubbi, specie quando appaiono così promettenti e remunerativi.

D’altronde, sono la scienza e il progresso le nuove divinità del nostro mondo, ed è bene ricordare ogni giorno le enormi possibilità che queste ci offrono. Ugualmente però, è anche il caso di tenere a mente che il progresso è auspicabile e positivo solo fintantoché continua ad essere concepito in funzione dell’uomo e della sua natura; molto meno quando i ruoli delle parti minacciano d’invertirsi, e quindi di divenire la natura dell’uomo costretta a ridimensionarsi in sua funzione.

Nonostante in un simile frangente i traguardi raggiunti dalla ricerca nell’ambito delle telecomunicazioni possano apparire quanto mai utili e necessari, l’invito all’osservazione critica della nostra realtà rimane valido: i recenti mezzi frutto dell’innovazione tecnologica non hanno difatti soltanto accorciato le distanze tra di noi, ma ridotto gli spazi di cui individualmente disponevamo, accelerando ulteriormente il ritmo dell’orologio che corre sempre più veloce, trascinando noi con lui.

Probabilmente, se Magritte dovesse ridipingere adesso la sua tela, il treno sarebbe idealmente sostituito da uno smartphone, innovazione del secolo che allo stesso modo ha trafitto simbolicamente il tempo com’era conosciuto, dando vita a una nuova dimensione del reale entro la quale ci troviamo costantemente a interagire, e ugualmente è entrata acclamata a gran voce nelle nostre vite. Al netto di quale vantaggio, in termini di umanità e effetti sul nostro vissuto personale, spetta a ognuno di noi deciderlo.

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