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Agenda 2030, l'undicesimo obiettivo parla di città e comunità sostenibili. Come lo applichiamo alla nostra realtà?
Anna Roncetti | 27 giugno 2019

L’agenda 2030 degli obiettivi (in tutto 17) dell’ONU è un programma di azione per le persone e per tutto il pianeta, si tratta di un vero e proprio elenco di obiettivi da portare a termine entro l’anno 2030 che riguardano in generale lo sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs).

Le questioni che si affrontano sono diverse, e comprendono la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, per citarne solo alcuni. Si tratta di obiettivi “comuni” poiché riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui, senza alcuna esclusione.

L’undicesimo goal in particolare mira a rendere le città e le comunità sostenibili. Questo obiettivo vuole rendere libero a tutti l’accesso ai servizi essenziali, una casa sostenibile sita in un ambiente green, la salvaguardia del patrimonio culturale, la protezione dalle calamità. Sotto questi punti di vista però, ci si trova in una situazione ancora carente e di fronte ad una mancanza di possibilità di uno sviluppo urbano sostenibile a lungo termine. Nel 2050 oltre i due terzi della popolazione mondiale vivrà in città e quello di rendere questi luoghi vivibili per tutti, sostenibili e soprattutto sicuri, è un obiettivo molto importante da portare a termine entro il 2030. Da secoli ormai si assiste al fenomeno dell’urbanizzazione ma anche dell’urbanesimo e tuttora è in continua crescita. Dalle 10 città con oltre 10 milioni di abitanti del 1990, si è arrivati alle 28 mega-città del 2014 per un totale di 453 milioni di persone; è da considerare inoltre che ben il 30 per cento della popolazione occupa ancora le baraccopoli con sistemi di igiene quasi inesistenti.

Tra i punti che abbraccia l’undicesimo obiettivo dell’ONU c’è anche il problema degli spazi verdi che ancora scarseggiano e della qualità dell’aria che ad oggi si può definire pessima a causa dell’alto tasso di inquinamento che interessa, anche se in modo diverso, tutto il pianeta. Questo genera malattie respiratorie degenerative come il cancro ai polmoni che causa moltissime morti ogni anno e, in un Paese come l’Italia si dovrebbe porre molta attenzione a questo fatto dal momento che il tasso di mortalità è molto più alto di quello di natalità.

Guardando da vicino alcune realtà europee si può dire che già alcune hanno visto applicato con successo l’obbiettivo undici dell’agenda ONU: un esempio può essere lo Stato del Montenegro che punta a ridurre l’impronta del carbonio prodotta dal turismo che danneggia il Paese stesso, e anche a fornire elettricità green e libero accesso al web. Sono state quindi realizzate “panchine intelligenti” disposte in tutte le città, in grado di monitorare la qualità dell’aria, di ricaricare i dispositivi e di fornire adeguata illuminazione.

L’Italia invece rispetto agli altri Paesi europei arranca e ha subito diversi richiami dalla Commissione Europea stessa poiché è lo Stato che si trova più indietro per quanto riguarda l’undicesimo goal: la qualità dell’aria nelle città non è delle migliori, l’utilizzo dei mezzi pubblici che potrebbe diminuirne l’inquinamento e migliorare di fatto le condizioni dell’aria è molto limitato e infine la raccolta differenziata dei rifiuti è inefficiente. A questo proposito è stato introdotto un progetto “Agente 0011- Licenza di salvare il pianeta” promosso dal l’undicesimo obiettivo e adottato in 60 classi in 6 città che è stato realizzato da La Fabbrica in collaborazione con il MIUR. Il progetto mira a realizzare “Uno spazio digitale e interattivo, costruito attorno agli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) elaborati dall’ONU. Docenti e studenti di tutta Italia scambiandosi idee, opinioni e buone prassi contribuiscono attivamente all’elaborazione di una cultura della sostenibilità autentica e originale”.

Rispetto all’undicesimo obiettivo dell’ONU si può analizzare nello specifico la situazione della Regione Umbria e in particolare delle città di Terni, Orvieto e Perugia che sono maggiormente interessate. Terni e Orvieto, grazie alla riorganizzazione della raccolta differenziata per esempio, nonostante costituiscano delle piccole realtà, hanno fatto un grande passo avanti con la domiciliarizzazione della raccolta: in breve tempo, hanno permesso di registrare un aumento del 17 per cento di raccolta differenziata. Non accade lo stesso a Spoleto, un comune che è stato, un tempo, tra quelli più all’avanguardia. Perugia (come Spoleto e l’Italia in generale) per quanto riguarda la protezione dalle calamità, si trova nella posizione di “ritardo storico” che pesa soprattutto sulle spalle dei piccoli comuni della Valnerina, negli anni scorsi interessati  dall’enorme problematica connessa ai forti sismi ma soprattutto alla gestione post-sisma.

Infine, sempre in prospettiva di fedeltà nei confronti dell’undicesimo goal, è stato introdotto il concetto di Smart city, adottato da molte città in tutto il mondo e anche in Europa. Si tratta di sfruttare un concetto intelligente per automatizzare la vita quotidiana tenendo in contatto più città intelligenti. Secondo questa iniziativa, in breve tempo, le abitazioni intelligenti saranno in grado di cambiare il colore della luce se c’è un’emergenza nelle vicinanze (come succede ad Arrone, un paese in provincia di Terni, che manda un messaggio a tutti i cittadini in caso di calamità previste) oppure di attivare un filtro dell’aria se viene rilevata una variazione della sua qualità. Anche la città di Terni ha promosso questo progetto e speriamo entro il 2030 di vedere la nostra città trasformarsi in una vera e propria Smart city.

 

 

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