Attualità
"Vivo in una prigione chiamata Kazakistan"
Il gesto di ribellione delle attiviste kasake che hanno deciso di radersi i capelli
Gaia Canestri | 20 gennaio 2021

"Un Paese dove la scelta non è un diritto, un Paese dove la verità è considerata estremismo, un Paese ritenuto lo zimbello del mondo". Queste sono le parole che la scorsa settimana sette attiviste del Kazakistan hanno pronunciato in un video messaggio lanciato su internet come protesta contro la dittatura che opprime il Paese. Nel filmato le attiviste hanno deciso di rasarsi i capelli, lanciando un messaggio forte e coraggioso.

Se nel tepore delle nostre case rasarsi i capelli può sembrare un gesto insignificante, che non ha nessun valore; non si può di certo affermare lo stesso in Kazakistan. Tra le attiviste, troviamo Rakilja Beknazarova, che in un messaggio successivo ha spiegato il motivo che l'ha spinta a compiere questa azione: il tagliare i capelli così corti, infatti, sarebbe solo uno dei tanti divieti che vengono imposti alle donne nello Stato. In questo modo quello che agli occhi di molti è sembrato un gesto privo di significato, si trasforma in un simbolo di riscatto ed emancipazione; sinonimo di libertà per tutti coloro che sono soggetti ai soprusi delle autorità e perseguitati per aver parlato apertamente. Dopo il video molte organizzazioni e attivisti per i diritti umani si sono messi all'opera per contribuire al forte messaggio lanciato dalle attiviste la scorsa settimana. Ognuno di noi nel suo piccolo può compiere un gesto che, per quanto irrilevante possa sembrare, può lasciare un segno e portare ad un cambiamento.

 

 

 

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