Attualità
Il mestiere del mese
Lady di ferro (di cavallo)
Solo sei donne in Italia fanno il suo lavoro: la 24enne Marisol Nerini ci racconta, commuovendosi, la sua scelta controcorrente
C. Carassa | 5 settembre 2013
Qual è il tuo lavoro?
Sono un maniscalco a tempo pieno. Mi occupo, cioè, di preparare gli zoccoli dei cavalli per le varie attività di equitazione. Non si tratta solo di ferrare, ma anche di sferrare e di pulire. Le operazioni cambiano a seconda del tipo di attività per cui è impiegato il cavallo.

Una scelta controcorrente. A che cosa è dovuta?
Alla passione per i cavalli. A dire il vero, tempo fa mi immaginavo veterinaria, quindi comunque a stretto contatto con gli animali. Per motivi personali non ho proseguito su quella strada, ma posso dire di aver realizzato buona parte dei miei progetti. L?equitazione è sempre stata una passione comune in famiglia. Avevamo dei cavalli che, purtroppo, siamo stati costretti a vendere. Così ho dovuto aspettare di avere 23 anni per comprare la mia prima cavalla (si commuove, ndr).

Come hai imparato?
Ho frequentato la scuola di mascalcìa naturale presso la Clinica Veterinaria di San Siro, in provincia di Pavia: lì ho imparato le tecniche di ferratura e ho ottenuto un brevetto valido a livello europeo. Va detto che, in Italia, non è necessario possedere una certificazione per esercitare la professione. È un mestiere antico, che per secoli si è tramandato di generazione in generazione. Molti miei colleghi hanno appreso in questo modo, anche perché, fino a poco tempo fa, le uniche scuole erano a Pinerolo e Grosseto. E sono comunque maniscalchi molto validi.

Come funzionano queste scuole?
Bisogna frequentare un weekend al mese per 6 mesi. Alla fine si sostiene un esame teorico ed uno pratico, e si ottiene la qualifica. Il costo complessivo è di circa 2mila euro, ma posso assicurare che, se si inizia a lavorare, ci si può rifare agevolmente di tutte le spese.

È necessario avere già esperienza coi cavalli prima di frequentare il corso?
Ovviamente è consigliabile avere almeno frequentato qualche maneggio, visto che si ha a che fare con un animale ed è bene conoscere alcune accortezze per non indispettirlo. Ad esempio: meglio non guardare mai negli occhi un cavallo che non si conosce, potrebbe spaventarsi e imbizzarrirsi.

Hai qualche antenato maniscalco?
Assolutamente no! Sono la prima.

Qual è la tua situazione professionale?
Da un anno e mezzo sono tirocinante presso Marco Milani, che è stato il mio istruttore alla scuola di mascalcìa. Voglio accumulare l?esperienza necessaria per mettermi in proprio come libera professionista.

Un progetto imprenditoriale, quindi?
Certo, credo che riuscirò a realizzarlo. Per fortuna non ci sono oneri economici da affrontare per iniziare la libera attività. L?importante è farsi conoscere a forza di biglietti da visita. E appena si scorgono dei cavalli, andare subito a proporsi.

La concorrenza è agguerrita?
Certo, la concorrenza c?è. E poi sono una donna. I miei colleghi uomini, la stragrande maggioranza, cercano sempre di ?farmi le scarpe?. Ma io sono un esempio vivente del fatto che non esiste alcuna distinzione tra lavori maschili e femminili.

Racconta la tua giornata tipo.
Alle cinque suona le sveglia, sistemo i miei cavalli e poi viaggio in macchina fino a Pavia. Mi ritrovo col mio tutor e lavoro fino alle 18. Quindi, altrettanti kilometri per tornare a casa: chi pratica questo mestiere deve macinarne tanti.

Qual è l?aspetto più bello della professione, al quale non rinunceresti mai?
La parte che amo di più è il rapporto col cavallo. Non si tratta solo di sport o lavoro, ma anche e soprattutto di emozioni. Un mestiere come il mio ti porta a sentirti fiero di quello che fai. Capita di dover curare qualche cavallo con problemi di locomozione, e quando applichi i giusti ferri per farlo camminare, senti che in qualche modo ti ringrazia. Basta uno sguardo, una carezza data col muso. Sono soddisfazioni impagabili. Non conosco lo stress, posso dire di lavorare felice.

Del resto, a forza di maneggiare tutti questi ferri di cavallo, chissà che fortuna...
Mah, non sono superstiziosa. Diciamo di sì, dai.
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