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Attenti al fake
I fatti di Parigi hanno dimostrato come nell’incertezza una falsa notizia e false immagini possano propagarsi sul web a macchia d’olio e diventare per molti verità. Ecco una guida per imparare a valutare quello che vediamo su internet
Serena de Conciliis | 17 dicembre 2015

 

Era digitale, era di immagini che si susseguono senza tregua. Siamo abituati a vedere senza guardare ed è per questo che finiamo con il credere a tutto ciò che ci mostrano. Le notizie non ci giungono solo come tali, ma di ognuna abbiamo materiale (foto, video e audio) che si archivia nella nostra memoria. Tra i giornali, la TV e il web le fonti di informazione sono innumerevoli, ma bisogna cercare di non cadere nella disinformazione. Spesso può capitare di imbattersi in elementi modificati che risultano alterare il contenuto e il messaggio originale. Per non cadere in questa trappola è necessario sapere come distinguere gli uni dagli altri, attraverso semplici metodi che partono dall’attenta osservazione fino ad arrivare all’analisi “tecnica”. Premesso che lo spirito critico con cui ci si dovrebbe approcciare alla rete non deve mai mancare, numerose sono le guide sul web che ci aiutano a capire come muovere i primi passi all’interno di questo territorio così vasto e difficile. Recentemente il blog giornalistico Valigiablu ha pubblicato la traduzione di una guida realizzata da Observers France 24 che contiene molto consigli utili.

La prima mossa da effettuare è verificare la credibilità di una foto a partire dai dettagli. Bisogna che ci sia corrispondenza tra il luogo e il periodo in cui dovrebbe essere stata scattata e ciò che viene rappresentato, dall’abbigliamento ai paesaggi circostanti. Si ci deve, inoltre, affidare al proprio istinto. È comune trovare immagini che ci appaiono “strane” senza che noi ne capiamo subito il motivo. Se guardiamo attentamente, infatti, potremmo accorgerci che una foto è stata ritoccata a partire da una sovrapposizione fatta male, o da una prospettiva sbagliata. 

Per quanto riguarda le immagini, è possibile inoltre fare appello al grande archivio Google Images ed eseguire una ricerca per sapere se la stessa è stata già caricata in precedenza. Un esempio famoso è la foto di una bambina coperta di fango, spacciata per vittima della guerra in Ucraina, rimbalzata sui siti di tutto il mondo in poco tempo: in realtà si trattava di una foto apparsa su internet nel 2010 e relativa ad un concorso fotografico. 

Se si parla di video, la questione è più complessa, non essendoci un sistema di riferimento come Google immagini e potendo quindi solo ricercare su YouTube, dove basta modificare leggermente il nome o l’indirizzo URL di un video per renderlo non riconducibile al precedente. Anche qui, però, si può facilmente identificare un falso in base all’audio contenuto e ai dettagli esaminati in precedenza per le foto. È capitato, per esempio, che venissero mosse delle accuse contro i migranti sulla base di un video che mostrava un presunto attacco alle forze dell’ordine ad Erfurt in Germania. Diffuso e accettato in un primo momento, il video è stato poi smascherato come falso: i “colpevoli” parlavano in perfetto tedesco – cosa quantomeno anomala per delle persone arrivate da poco in quella terra – e il colore dei veicoli della polizia non corrispondeva a quello in uso in quella città.

Esempi come questi ci devono far riflettere: bisogna essere ben attenti a quello che ci viene proposto, esaminarlo e infine, solo dopo esserci assicurati almeno della credibilità di una fonte, giudicare ed eventualmente condannare le azioni altrui.

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