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Professione digital
Sai di voler lavorare nella music industry ma non sai da dove iniziare? Ti diamo una mano noi! A tu per tu con Marco Fugazza, 26 anni, Digital Marketing Manager di Universal Music Italia
Chiara Colasanti | 27 marzo 2017

Qual è il nome della tua figura e quali sono le tue mansioni?

Il ruolo è titolato come “Digital Marketing Manager”, che può significare tutto e può significare niente: già la gente quando sente la parola “digital” inizia ad andare nel pallone; se ci accosti anche “marketing”, li mandi davvero in estasi. Banalmente è un lavoro di comunicazione del disco: aiutiamo gli artisti a comunicare i loro progetti, la loro musica, tramite tutte le nuove piattaforme digitali, intese sia come piattaforme di fruizione (Spotify, iTunes, Apple Music…), sia come social media, ma anche tramite tutte le testate online che aiutano a veicolare i vari messaggi.

 

Cosa fa un Digital Marketing Manager in una major? 

Ascolta tanta musica, innanzitutto! Chiaramente adesso hai l’accesso a un milione di porte: si tratta davvero di un ascolto 24/24! La giornata tipo non esiste, penso sia la parte più bella di questo lavoro. Dovendo fare un lavoro di promozione ci sono le giornate di promozione “attiva” in cui devi prendere e portare l’artista fuori nei vari studi di registrazione televisiva o radiofonica, dargli una mano con le interviste. Nella promozione rientrano anche tutte queste attività anche se non strettamente appartenenti al genere digital. Poi ci sono le giornate di promozione “passiva”, tutt’altro che passive: sono quelle giornate che ti tengono attaccato al computer e dove cerchi di capire come stai comunicando un messaggio, come sta andando un disco e qual è il feedback del consumatore. Facendo questo lavoro è fondamentale, visto che al giorno d’oggi riusciamo ad avere un feedback immediato, cosa che un tempo era impensabile se non andando porta a porta! 

 

Consigli su cosa focalizzarsi per cercare di fare il proprio lavoro dei sogni nella music industry?

L’entusiasmo è la caratteristica principale che non può mancare a chi vuol fare questo lavoro; l’intraprendenza viene subito dopo: partendo da una cittadina del Sud, per poi passare a studiare in un paesino del Centro Italia, arrivando a Milano dove sei uno dei tanti, con una miriade di ragazzi che aspirano a fare questo, non avrei mai pensato di finirci proprio io. Ho cercato di darmi un obiettivo che ho perseguito con tutto me stesso e alla fine ci sono riuscito. Quello che consiglio ai ragazzi di fare è guardarsi intorno e di non focalizzarsi su un’unica strada perché mi rendo conto che la discografia oggi ha le porte che sono semi aperte. Dico “semi” perché siamo passati da un periodo, dovuto alla crisi, in cui le porte erano completamente chiuse a un’apertura alla ricerca del talento inteso proprio come addetto ai lavori. C’è bisogno di gente giovane, entusiasta, che consumi queste nuove piattaforme in modo sano, perché poi c’è chi ne confonde l’utilizzo di queste piattaforme con uno un po’ massiccio che non fa bene a nessuno! 

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