Cinema e Teatro
Teatro Eliseo. Prima nazionale per Dr Jekyll e Mr Hyde
Quando la coppia è doppia
Alessandro Benvenuti, Rosalinda Celentano, Alice ed Ellen Kessler: Sepe porta in scena un musical sul tema del doppio ispirato al romanzo di Stevenson
Giulia Iani, Paolo Fornari | 17 ottobre 2011
In scena dal 18 ottobre al 13 novembre 2011, Dr Jekyll e Mr Hyde. Sogni e visioni (tratto dall’omonimo romanzo di Stevenson), ideato e diretto da Giancarlo Sepe, aprirà la stagione al Teatro Eliseo di Roma. Uno spettacolo, prodotto da Marioletta Bideri per Bis Tremila, “basato sul doppio, sulla trasformazione, sull’accostamento di due segni diversi, due colori che stridono”, come dice lo stesso Sepe. Ne abbiamo parlato con Rosalinda Celentano, che nello spettacolo interpreta una prostituta.
Da un evergreen intramontabile a un vivace musical: come rivive il libro di Stevenson in questo spettacolo? Quali forme nuove assume?
«Ci sono diversi aspetti, lavorare con Giancarlo Sepe è sempre una grande sorpresa. Sicuramente si è attenuto al testo di Stevenson, Dr Jekyll e Mr Hyde, ma ha anche dato vita ad un musical variegato. Ha lavorato sui corpi e sulle menti degli attori. Ci sono tante sorprese che in questo momento non vorrei rivelare perché è bene vedere lo spettacolo. Indubbiamente tutto è molto surreale, onirico».
Questo è uno spettacolo basato sul doppio, sull’accostamento di due segni diversi. Ad impersonarli siete lei Rosalinda, Alessandro Benvenuti e le gemelle Kessler. Lei quale segno interpreta nello spettacolo?
«Io nello spettacolo rappresento una delle tre prostitute che poi verrà uccisa da Jack lo Squartatore. Ma avrò anche io un mio doppio: in ognuno di noi c’è il bene e il male. Nessuno è mai uguale a se stesso, in realtà lottiamo da quando nasciamo fino alla morte con un doppio, o forse anche con più persone».
“La città di Jekyll è una città fatta di uomini divenuti mostri di egoismo e di sontuose apparenze” dice Sepe nelle note di regia: non le sembra una descrizione adatta anche alla contemporaneità?
«Moltissimo! È una fotografia decisamente realistica della contemporaneità, io aggiungerei anche che questo tema sarà sempre attuale. Il testo di Stevenson, un libro così meraviglioso che spero abbiano letto quasi tutti, è quasi un trattato di filosofia».
Tornando allo spettacolo: com’è stato lavorare con le gemelle Kessler, che si sono messe in gioco all’età di 75 anni?
«È stato meraviglioso! Loro sono delle grandissime professioniste e umanamente parlando sono delle bellissime persone. Si sono messe in gioco con noi, con i ragazzi e con me ed Alessandro, ma soprattutto con questo spettacolo che non è facile».
Qualche aneddoto sulle prove? Ricorda momenti particolari o divertenti?
«Sì! Divertenti, ma molto, molto duri! Non mi viene in mente un episodio in particolare, ma è stata una bellissima esperienza!».
Come dicevamo, Dr Jekyll e Mr Hyde è il simbolo del coesistere di diversi sentimenti: quali sono gli opposti che convivono in lei?
«Sono una miriade! Io ho tantissimi opposti! Però a 40 anni ho imparato a conviverci e spero di trarre i giusti frutti da questo percorso chiamato vita. Credo che ognuno di noi abbia tanti lati oscuri, ma che al tempo stesso sia anche pieno di tanti colori. Secondo me bisogna esserne consapevoli e decidere se continuare a fare di questo un buon uso o addirittura, come si legge sul testo di Stevenson, togliersi la vita».
Parliamo della sua carriera: lei ha avuto esperienze sia nel mondo del cinema, che in quello teatrale: qual è il suo mondo ideale? E perché?
«In realtà non penso di poter scegliere, io amo l’arte in generale e mi ci dedico anima e corpo, adattandomi alle differenti esigenze che volta per volta incontro. Credo di essere nata per questo».
Lei infatti è un’artista davvero eclettica, in passato ha anche partecipato a Sanremo: qual è il suo rapporto con la musica?
«Io ho bisogno della musica; è come quando una persona mangia: praticamente mi nutro di musica 24 ore su 24 e non posso farne a meno!».


Piccolo Eliseo. Binasco recita Lessino
Un monologo per l’integrazione
Crociate è lo spettacolo di Gabriele Vacis, liberamente ispirato a Nathan il saggio di Lessing, che porta sul palcoscenico del Piccolo Eliseo il tema ancora attuale della differenza di fede religiosa. In scena dal 25 ottobre al 6 novembre 2011, Valerio Binasco, attore e regista teatrale affronta questo monologo di grande intensità. L’originale è un’opera illuministica che racconta la storia di Nathan, mercante ebreo che con il sultano Saladino e un templare riesce a superare idealmente le divergenze fra le tre grandi religioni monoteiste, cristianesimo, ebraismo ed islamismo. Durante la vita di Lessing, la rappresentazione di Nathan il Saggio fu bandita dalla Chiesa, proprio per il messaggio rivoluzionario di un relativismo religioso che mostrava l’inconsistenza dei conflitti di fede. Calzante a questo proposito è la parabola dei tre anelli, secondo cui un uomo possedeva un anello che permetteva un contatto diretto con Dio e che lui avrebbe destinato al migliore dei suoi figli. Prima di morire fa fare due copie identiche dell’anello e le consegna ai suoi tre figli, affinché tutti, non sapendo quale fosse l’originale, continuassero a comportarsi nel migliore dei modi. Tre anelli come le tre religioni: la storia è ambientata nel corso della terza crociata a Gerusalemme. “Crociate è uno spettacolo che intreccia voci, magari lontane: quella di Zvi Kolitz, quella del Qohélet e dell’Antico Testamento, quella di tanti uomini che nel corso del tempo hanno trovato le parole per rivolgere domande a Dio”, spiega il regista Gabriele Vacis. Voci che, provenienti da luoghi diversi, si trovano a convergere su un palcoscenico: “Il teatro è antico. È il luogo della meditazione civile, può aiutare a comprendere”, continua il regista. Di qui la volontà di portare sulla scena un testo poco rappresentato ma significativo, come il poema di Lessing, e cimentarsi in un’opera di semplificazione non facile, considerando i corposi cinque atti dell’originale. La tolleranza religiosa è un tema quanto mai attuale: “La modernità ci aveva illusi che le differenze tra le fedi fossero roba antica. Ma l’antico e il moderno si intrecciano senza logica” conclude Vacis.
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