Cinema e Teatro
Dietro le quinte
Perfetta a chi?
Una mamma come tante, protagonista di una webserie di successo prestata alla tv e ora pronta a sbarcare al cinema (una speciale versione natalizia sarà nelle sale il 17 dicembre). Ce ne parla il “papà”, Ivan Cotroneo
Redazione | 10 dicembre 2013
Come è nata l’idea di Una mamma imperfetta?
Il soggetto è nato quando pensavo insieme ai miei produttori, Nicola Giuliano e Francesca Cima, all’idea da cui partire per il mio secondo film. Pensavo che mi sarebbe piaciuto raccontare una storia di madri di famiglia, lavoratrici, sempre in debito di tempo, una commedia sulle famiglie di oggi. Ma ho capito abbastanza presto che non volevo scrivere una storia straordinaria, bensì raccontare l’ordinario, il giorno per giorno di una madre. Da qui è nata l’idea di una serie che in pochi minuti al giorno, in forma diaristica, raccontasse le peripezie di Chiara, la mia protagonista.

Una mamma imperfetta nasce come webserie: quali sono le caratteristiche di questo prodotto rispetto alle tradizionali serie per la tv?
Intanto l’interpellazione, il fatto che Chiara si rivolga al pubblico dal suo computer attraverso lo schermo: mi sembrava si prestasse al tipo di visione per così dire ‘da computer a computer’ (o da computer a schermo televisivo). Poi l’idea della striscia breve, della velocità delle scene, e il fatto che ogni puntata sia caratterizzata da un piccolo racconto che ha un tema e spesso si presta alla discussione sul web. Queste sono le caratteristiche di Una mamma imperfetta, non mi spingerei a dire che valgano per le webserie in generale. La cosa più bella delle webserie per me è proprio la libertà di concezione e di interpretazione dello spirito della rete. Le serie in circolazione sono tutte diverse fra loro, è questo il bello.

Come ha messo insieme il cast? Gli attori sono anche un po’ loro stessi mentre recitano?
Il cast è il frutto di un lavoro di ricerca piuttosto lungo fatto insieme ai miei due casting, Pino Pellegrino e Gabriella Giannattasio. Volevo attori non solo molto bravi, ma capaci di portare subito il pubblico a empatizzare con loro. Spero di averli trovati. Nella realtà sono persone spesso molto differenti dai loro personaggi, ma hanno quella naturalezza che ti fa chiedere se non siano così anche nella vita.

L’approdo in tv della serie è stato un successo: ora arriva anche al cinema… Quali caratteristiche avrà? Sarà a metà fra webserie e film?
Il film Il natale della mamma imperfetta arriva al cinema solo per un giorno, come una festa, prima di andare in tv in prima serata. È un vero e proprio racconto di 90 minuti, indipendente dalla serie ma con gli stessi personaggi, un racconto unico, non una messa in fila degli episodi. Della webserie mantiene il tipo di linguaggio, l’idea di Chiara e degli altri personaggi che si rivolgono direttamente agli spettatori. Con nuove avventure e alcune sorprese, che nella webserie non c’erano.

Manterrà la struttura diaristica?
Il film racconta i giorni che precedono la vigilia di Natale, con alcuni salti temporali. Non è diviso in giornate dal lunedì al venerdì, ma della forma diaristica rimane il fatto che la protagonista si racconti direttamente al pubblico, illustrando le sue giornate con la sua ironia.

Qual è il segreto del successo della serie?
Veramente non lo so, e mi imbarazza anche un po’ ipotizzare una risposta. Forse l’alto tasso di identificazione con l’imperfezione e il senso di inadeguatezza dei protagonisti. Quella è stata una chiave di lettura che ha sicuramente fatto affezionare il pubblico, ed è forse stata la stessa chiave che ha fatto sì che il format della serie venisse acquistato all’estero. Forse il sentimento dell’imperfezione ha una portata più universale di quanto noi stessi pensassimo all’inizio di questa avventura.

Lei ha detto che “mamma imperfetta” è una categoria dello spirito: cosa significa allora essere una mamma imperfetta?
Significa sentirsi non aderente alle regole – scritte e non – che ci vorrebbero tutti efficienti e perfetti. Significa sentire che non ce la si fa a fare tutto, e trovare nella condivisione con gli altri che si sentono imperfetti un momento liberatorio.

E lei si sente imperfetto?
Totalmente, dalla mattina alla sera e anche quando dormo.

L’ansia “da perfezione” è un problema che spesso affligge anche noi ragazzi: non ci sarebbe bisogno ogni tanto anche del figlio imperfetto?
Ci sarebbe bisogno soprattutto di dire ai ragazzi, ogni volta che ne capita l’occasione, che non occorre aderire a modelli di comportamento che arrivano dall’esterno per essere felici. Che la ricerca della felicità è un affare personale, che non bisogna farsi dire dagli altri come essere, chi amare, cosa fare. Gli schemi che ci vengono imposti sono sempre più oppressivi e questo, specie per i ragazzi, diventa opprimente, pericoloso, ingiusto.
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