Cinema e Teatro
Tra vecchie certezze e nuove proposte
Un divino anacronismo
Il nuovo direttore del teatro Stabile di Genova anticipa le novità della prossima stagione teatrale e gli obiettivi della sua gestione: legame con la città e respiro europeo
Jessica Graciotti | 22 ottobre 2015

Nonostante l’esclusione da parte del Ministero dei Beni e delle attività culturali dalla categoria  dei “teatri  di interesse nazionale”,  il Teatro Stabile di Genova resta uno dei più importanti  e significativi all’interno del  panorama   italiano. A confermarlo   è, anche   quest’anno,  l’originale ventaglio   di  spettacoli in cartellone,  scelti con particolare  oculatezza. A parlarcene è Angelo Pastore,  nuovo direttore  del teatro Stabile, che ha  accolto  con  entusiasmo e impegno questa  nuova  avventura: «La notizia  della  nomina  mi è arrivata  la vigilia di Natale:  l’ho vissuta con grande felicità e al tempo  stesso responsabilità. Nonostante la recente esclusione, per la quale abbiamo presentato ricorso, il nostro  teatro  ha a tutti  gli effetti un profilo nazionale, e come tale non ha modificato gli spettacoli in cartellone».Ricco e diversificato,  con ben otto produzioni  proprie,  che vanno  dal teatro  classico  alla drammaturgia  contemporanea. «Spero  che quest’anno prevalga un po’  di curiosità per il Minetti di Thomas Bernhard  che inaugurerà  la stagione, o per  il Demoni di Norèn, o Intrigo  e amore di Schiller, o ancora,  per chi vuole passare una  serata  tranquilla  e serena,  per il George  Dandin di Molière.

C’è molta drammaturgia poco conosciuta, ma con la garanzia della performance di ottimi professionisti in tutti gli spettacoli». Una ricetta dalle indubbie potenzialità, ma farà colpo anche su chi spesso va a teatro solo perché “costretto” (leggi studenti) dalle scuole? Secondo Pastore, incentivazioni come l’abbonamento giovani, l’abbonamento universitari e le prenotazioni  online dovrrebbero facilitare l’accesso dei ragazzi al teatro. Oltre a questo, la modernità  dei temi trattati, che esula  dall’età anagrafica degli spettacoli in cartellone. Il direttore cita Orson Welles: «Il teatro resiste come un divino anacronismo. La sua forza è proprio questa». Importante è anche il ruolo del teatro Stabile all’interno della  città:  il teatro deve essere anche un luogo  dei cittadini. In questo  senso, lo Stabile ha avviato una collaborazione con altre realtà culturali genovesi, in particolare il teatro  Carlo Felice e il Palazzo  Ducale. Il risultato è un miniabbonamento per assistere a due spettacoli dello Stabile e due del Carlo Felice.

«Si sta inoltre cercando di organizzare  delle carte weekend che uniscano le mostre del Ducale con uno spettacolo del Carlo Felice o dello Stabile. L’importante è interfacciarsi - dice Pastore - questo tipo di collaborazione è in atto e bisogna fare uno sforzo ulteriore per il coordinamento e per fare proposte comuni». Non solo Genova: lo Stabile  guarda lontano e lo fa lanciando un occhio alle produzioni  europee.

«Durante questo  mandato ho un doppio  obiettivo: da una parte voglio un teatro  sempre più aperto  alla città e alla regione, in modo che  possa   radicarsi  sempre più in quello che è il suo territorio. L’altro è l’orizzonte europeo: sono stati realizzati due protocolli  d’intesa con il teatro di Nizza e il teatro di Caen in Normandia, che  oltre  a  prevedere coproduzioni spero  portino  col tempo  ad una circuitazione europea». Per il momento, la stagione  offre ben 28 spettacoli,  di cui 20 ospitalità che  spaziano da  Shakespeare  a  Pasolini, con attori come Alessio Boni, Glauco Mauri e Valerio Binasco.  E proprio a Glauco Mari il direttore “ruba” una battuta come  slogan della nuova stagione: “Il teatro è la palestra del cervello”. Non resta che allenarci!

 

 

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