Cinema e Teatro
Un tuffo nel passato
Il brillante sogno del successo americano si arricchisce della nostalgia color pastello del musical francese, guadagnando l’assenza di gravità della favola d’amore. Nasce così La La Land, legittimato dalla continuità nel genere grazie alle numerose citazi
Adriana Merenda | 27 marzo 2017

Ponte col passato è già la canzone iniziale, che crea il dubbio sull’epoca di ambientazione. Ancor più iconica se si legge la fitta rete di modelli: il più immediato Les Mademoiselles de Rochefort del regista francese Jacques Demy, esplicitamente apprezzato da Chauzelle. L’interrogativo si svela nelle prime inquadrature di Mia, protagonista femminile, interpretata da Emma Stone, che cerca l’intensità preparando un monologo al cellulare. La volontà di affermazione diventa tema topico, che brucia nella speranza nervosa di tutti gli invitati alla festa del destino. Nessuna differenza di metodo dunque, tra oggi e ieri, per farsi notare e ambire alla realizzazione. Nel frattempo, l’unico obiettivo, in Fame, A star is born e La La Land, è essere impeccabile ed estroso al contempo. È un mondo che non ammette errori o cedimenti, come accade al protagonista di All that Jazz, che “thinks he’s gonna die”, stremato dal logorio fisico. È un mondo che prevede il rischio di essere dimenticati, e lo sa bene il Fred Astaire di The band wagon, che riflette sulla hybris di chi crede di poter vivere di rendita. Mia spera possa esserci “someone in the crowd”, come canta preparandosi per un galà serale, che dia fiducia alla sua passione; lo spera Sebastian, interpretato da Ryan Gosling, nella sua frenetica volontà di far rivivere il jazz puro, libero da deviazioni fusion, almeno nell’angolo del locale che aprirà. Il sogno esplode in Seb, più violento in ogni tradimento che compie suonando ciò in cui non crede, con un carezzevole omaggio al genere mentre introduce Mia al suo mondo. Tra il cinema Rialto, dove Gioventù bruciata in pellicola d’epoca riempie lo spazio del nostro schermo, e il Lighthouse Cafè, locale cult nella storia del jazz, Los Angeles emerge come una rinnovata Parigi degli anni ‘30, e Mia sembra quasi muoversi coi passi eleganti di una Cenerentola a Parigi. Si disegna una geografia della città dalle mille luci e dell’amore di Mia e Seb, finchè il modello di Demy non si infiltra nuovamente: il protagonista maschile di Les Parapluies des Cherbourg si allontana dall’amata per adempiere al servizio militare, Seb parte in tour con una band di jazz fusion. E come Geneviève, nel musical francese, ripiega su un nuovo amore e costringe Guy a fare lo stesso, il sacrificio e la dedizione al sogno spingeranno lontano i due giovani americani, e li vedranno realizzati nel finale, Seb nel suo locale, Mia come attrice affermata. Come ne Les Parapluies des Cherbourg, il destino dà ai due amanti la possibilità di incrociare gli sguardi ancora una volta e di accarezzare il pensiero di una vita insieme in un flashback illusorio. A differenza dei loro modelli francesi, però, il nostalgico incontro si schiude in un sorriso.
 

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