Interviste
Dacia Maraini ai giovani reporter: "La poesia è ritmo della vita, lasciatevi contagiare dalla lettura"
La scrittrice in esclusiva a Zai.time: "La poesia è necessità perchè insegna i ritmi della vita, lasciatevi contagiare dal piacere della lettura"
Serena Tersigni | 14 gennaio 2021

Pluripremiata, pluriletta, pluriapprezzata scrittrice, poetessa, saggista, drammaturga e sceneggiatrice, caratterizza e segna in maniera indelebile la letteratura italiana da tanto tempo: Dacia Maraini. Intervenuta in esclusiva ai microfoni di Chiara Di Paola e Riccardo Cotumaccio per la trasmissione Zai.time, in diretta nazionale su ML Network, ha risposto alle domande degli studenti del primo network radiofonico partecipato dai ragazzi delle scuole superiori di tutta Italia.

Avere insegnanti che trasmettano ai propri alunni la passione per la poesia è una fortuna immensa ma non tutti ne godono. Come possono i ragazzi di oggi avvicinarsi in maniera autonoma alla poesia?

La poesia è per noi una necessità perché è il ritmo. Tutto ha un ritmo nella vita, il respiro, il battito del cuore, il pensiero, la giornata, la natura. La poesia insegna ad imparare i ritmi e quindi la vita perché è profondamente musicale, è nata sul ritmo, non a caso la cosa più vicina alla poesia è la musica. Si imparano le poesie per entrare nel mondo del ritmo ed è una grande lezione.

La scuola gioca un ruolo fondamentale nell’avvicinare i ragazzi alla lettura. Le letture obbligatorie a scuola possono essere una buona strada? Oppure i professori devono incoraggiarla ma attraverso delle iniziative personali?

Gli insegnanti devono introdurre la letteratura poi il ragazzo prosegue per conto suo. Tuttavia non deve introdurre alla lettura obbligando perché l’obbligo porta sempre, per un istinto giovanile, al non adempimento. L’insegnante deve contagiare con il piacere della lettura, leggendo e proponendo cose che interessano l’insegnante in primis. Contagiare, non obbligare. Se si introduce nel piacere della lettura poi lo studente continua questo piacere per conto suo. Il piacere della lettura è un enorme, Umberto Eco diceva: “Se uno non legge, conosce solo la sua vita, se uno legge conosce 100, 1000 vite e vive tante volte più di una vita”, ed è una cosa bellissima, è come un’immortalità.

C’è qualche libro che ha segnato la sua adolescenza? Che le ha cambiato la vita e l’ha avvicinata tanto alla letteratura quando era ragazza?

Vengo da una famiglia di scrittori quindi i libri a casa mia erano tantissimi. Il primo libro con cui sono stata in contatto è stato Pinocchio. Ero allora, una bambina piccola, mi trovavo in un campo di concentramento dove non c’erano libri e quindi è stato un libro raccontato, vissuto, tramandato da mia madre che sapeva raccontare molto bene, e mi ha innamorato di Pinocchio raccontandomi la sua storia. Ricordo che mio padre prese un pezzo di legno e mi ha scolpì un piccolo pinocchietto che mi portavo sempre dietro. L’ho riletto da adulta e devo dire che non è un libro per bambini, o meglio lo è, ma è anche per adulti, per la sua profondità e per i tantissimi temi che propone, è infatti il libro italiano più letto al mondo.

Non è un caso che lei affolli le librerie da tantissimo tempo. La società negli ultimi anni è cambiata molto e profondamente. La sua narrativa, il suo modo di scrivere, il suo approccio alla scrittura sente sia cambiato altrettanto oppure no?

Si certamente, io cambio continuamente perché si cambia crescendo, si cambia invecchiando,  cambia anche il rapporto con la realtà, ma devo dire che c’è anche una fedeltà di fondo. Quando si è sviluppato uno stile gli si rimane fedele, lo stile rappresenta la personalità e resta sempre uguale, magari cambia un po' ma non può cambiare tantissimo.

Può essere considerata a tutti gli effetti una figlia d’arte: padre scrittore, madre pittrice, nonna materna cantante lirica e nonna paterna scrittrice. Come è stato crescere in un ambiente nel quale si respira così tanta cultura?

È stata una fortuna immensa. Mi sono trovata in casa già dei valori che erano quelli che poi mi avrebbero accompagnato per tutta la vita. Naturalmente chi nasce in una casa senza libri e musica, magari per povertà, perché l’ignoranza spesso è dovuta alla povertà, non ha questa fortuna. Nel mio caso, io ho conosciuto la povertà vera, quella in cui si portano le scarpe risuolate trenta volte perché non si hanno soldi per comprarne di nuove ma per fortuna quello che non mancava erano i valori, i libri, la cultura che si respirava nella mia casa.

In uno dei suoi ultimi libri, uscito quest’anno "Il coraggio delle donne", scritto con Chiara Valentini, affronta la tematica dell’emancipazione femminile. Quando lei ha iniziato a scrivere il mondo della scrittura e della letteratura in generale era prettamente maschile. Sono stati fatti enormi passi avanti da allora ma tuttavia ancora oggi, pensiamo al mondo del calcio o della politica, ci sono ambienti prettamente maschili in cui le donne cercano di permeare. C’è un suggerimento che può dare alle donne che cercano di entrare in questi ambiti?

Oggi molte donne sono entrate in ambiti che una volta erano non solo scoraggiati ma proibiti: campi della scienza, dell’economia, della politica. Oggi per fortuna non lo sono più e le donne si fanno molto valere. Vorrei dire una cosa, che vale anche per la letteratura. Quando si passa dal mercato della lettura al mondo del grande prestigio, dove si stabiliscono i valori e i modelli per le prossime generazioni, lì spesso le donne non ci sono. Quando si fanno le panoramiche letterarie di un secolo lì le donne diventano una minoranza assoluta e allora vuol dire che ancora ci sono delle discriminazioni.

In questo periodo di chiusura, c'è ispirazione per una scrittrice come lei? Come sta vivendo questo tempo?

Io lavoro in casa, il mio lavoro di scrittrice posso farlo da casa quindi  il lockdown non ha cambiato molto le cose per me. Tuttavia devo dire che quando terminavo a fine giornata ero solita uscire, andare a teatro magari e quella è una cosa che mi manca. 

 

 

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