Interviste
Sono solo parole (nuove)
In palestra col giornale
Cosa c’è dietro alle mutazioni del linguaggio? E come possiamo esercitarci per scrivere meglio? Lo abbiamo chiesto a Luca Serianni, illustre linguista che suggerisce di cimentarsi con gli articoli di giornale. Magari per Zainet!
Sara Bianchi, Fabio Canessa, Dario Proietti Rocchi | 11 ottobre 2013
Se non sapete cosa sia il “lifecasting” non arrabbiatevi, o vi prenderanno per dei “rosiconi”. I puristi della lingua italiana potranno anche indignarsi, ma questi sono solo alcuni dei 1500 nuovi lemmi di cui si è arricchita l’edizione 2014 del Dizionario Zingarelli. Sdoganati gli “shortini” e la moda “bling bling”, non mancano neologismi tutti nostrani come “inzitellito” e “zoccolaggine”. Osservare i cambiamenti della lingua è utile perché mostra l'evolversi della nostra società. E chi meglio del professor Luca Serianni, ordinario di Storia della Lingua Italiana presso l’Università “La Sapienza” di Roma ed autore della più famosa grammatica del nostro Paese, può aiutarci a riflettere sul linguaggio?

Da quali ambiti vengono tratti principalmente questi neologismi?
In realtà da un po’ tutti quelli che hanno un impatto nella vita di relazione: la tecnologia informatica, la medicina, la politica sono settori a cui si attinge in larga misura. C’è da dire che le parole dell'ambito politico sono più soggette ad una moda contingente, legata al fluttuare delle vicende politiche stesse, ed il lessicografo professionale è portato indiscriminatamente ad aprire la strada a neologismi, che non sappiamo quanto siano poi in grado di sopravvivere.

Qual è l’influenza dei mezzi di comunicazione televisivi?
È certamente significativa, però dubito che sia tale da creare usi linguistici stabili. Pensiamo ai tormentoni: sono espressioni che hanno inizialmente un successo notevole, poi decadono perché non c'è quasi nessun programma che possa permettersi di restare uguale a se stesso nel corso del tempo. Inoltre, i principali utenti della televisione non sono i giovani, ma sono in grandissima parte rappresentati da un pubblico maturo o anziano. Se guardiamo a coloro che diventeranno adulti nei prossimi anni, nella cui bocca è il futuro della lingua, dobbiamo pensare che ad incidere di più è il mondo della rete, da Facebook agli altri social network e simili.

Quanto è importante la competenza nella lingua italiana scritta?
Molto, perché attraverso lo scritto organizzato passa il nostro sapere più elaborato e la padronanza del meccanismo di argomentazione è fondamentale. Se non si sa leggere, non si sa capire un articolo di giornale, difficilmente si potrà poi comprendere una pagina di qualunque materia che si studi. L’arricchimento delle strutture lessicali è certamente fondamentale per migliorare le nostre capacità espressive. La logica è importante anche come atteggiamento mentale: la capacità di svolgere un discorso articolandone i nessi argomentativi è necessaria un po’ in tutti i campi, anche in quelli in apparenza più legati all'intuizione, all'emozione, come la musica. Il rischio della società attuale è quello della rapidità: internet favorisce un approccio estremamente casuale e momentaneo, cogliamo l’essenziale e andiamo via. Il giornale offre un tipo di ricezione più riposato, con la capacità di cogliere tutte le implicazioni del ragionamento in modo più efficace.

Cosa consiglia a chi vuole avvicinarsi alla scrittura?
Di partire proprio dal giornale. La letteratura contemporanea funziona meno bene come palestra perché lo scrittore non si pone più il problema di creare un modello di buona lingua, ma si propone altre cose, una delle quali è la contaminazione dei generi, dei codici. Un articolo è strutturato, invece, in modo molto chiaro ed anche un po’ obbligato: ci deve essere un inizio, una fine e deve spingere chi legge ad andare avanti. È una sfida che ogni giornalista conosce bene e la capacità retorica di presentare un certo argomento in modo da raggiungere il pubblico si può imparare se si guarda con occhio critico come è costruito un articolo. La scuola dovrebbe dedicare più tempo a quest'aspetto, non per preparare il saggio della prova di Stato, ma proprio come educazione, come strumento di riflessione, come palestra per la scrittura.
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