Interviste
Giovani grandi campioni
Senza sconfitta non c’è vittoria
Con un bronzo e un oro a squadre conquistati agli Europei di Zagabria, Enrico Berrè è la nuova stella della sciabola italiana. Obiettivo? Brillare alle prossime Olimpiadi, naturalmente
Federica Le Rose | 23 ottobre 2013
Come è nata la passione per la scherma?
All’età di 6 anni, quando usualmente si scelgono gli sport, venni affascinato dalla scherma. Ho iniziato e da quel momento non ho più smesso.

Come mai hai scelto proprio sciabola, e non spada o fioretto?
In realtà fino all’età di 16 anni ho provato con il fioretto, ma non andava benissimo. Quindi ho deciso di provare sciabola, che è confusionaria e divertente. Mi ha conquistato e da lì a poco sono arrivati anche i risultati.

Come è stare sulla pedana?
Il trucco per stare in pedana è sgombrare la mente, non farsi sopraggiungere da pensieri né da paure o ansie. E cercare di dare sempre il meglio di sé.

Quale tra le competizioni che hai affrontato ti ha lasciato di più il segno?
Di sicuro gli Europei di quest’anno a Zagabria, dove ho ottenuto un bronzo individuale e un oro a squadre. È stata la mia prima volta in una gara di così elevata importanza.

La prossima competizione che ti attende?
Avremo un Open italiano a Ravenna circa a metà dicembre, mentre la stagione di Coppa del mondo inizierà a febbraio con la prima tappa di Madrid.

Qual è il tuo obiettivo sportivo?
La risposta credo sia scontata, sopratutto per noi sportivi: raggiungere le Olimpiadi, la competizione più ambita. È difficile, mancano ancora tre anni, tre anni in cui bisogna impegnarsi, aumentare le prestazioni. Servirà tempo ed energia per arrivarci.

Che cosa si impara da una sconfitta?
Dalla sconfitta si impara tanto. Se hai perso vuol dire che la tua tecnica non era quella giusta, che il tuo avversario è stato più forte di te, più svelto, più attento al tuo punto debole, oppure tu non sei stato attento. In entrambi i casi devi migliorare qualcosa: o i tuoi punti deboli, e ci lavori fino a che non li superi, oppure l’aspetto psicologico.

Come ti prepari? Quante ore ti alleni?
Ci alleniamo praticando anche atletica e lavoriamo tutte le mattine eccetto il sabato e la domenica, più un paio di pomeriggi. Gli allenamenti durano circa 3 ore, all’interno delle quali è compreso sia il lavoro di preparazione fisica, che quello tecnico.

Tra i campioni che ti hanno preceduto in età, la maggior parte si è dedicata esclusivamente allo sport, ma qualcuno ha scelto di esporsi di più, mostrandosi in tv o finendo sui giornali. Tu cosa ne pensi?
Non sono contrario ai media, anzi non vedo come la fama possa interferire con il mondo sportivo.
Se penso ad esempio ad Aldo Montano, che conosco molto bene, posso dire che è stato parecchio in mezzo a giornali e tv, ma è un professionista a tutti gli effetti.

Solo per provocarti un po’: ti è mai capitato di voler prendere a sciabolate qualcuno?
Diciamo che avendo un’arma in mano sembri dare quell’impressione, ma in realtà non accade mai.

Come ti vedi tra 10 anni?
Da ottimista quale sono, vorrei vedermi affermato in questo mondo, continuando a fare gare di una certa importanza. E anche se l’attività degli sportivi finisce usualmente circa a 35 anni, spero che per me ci sia un seguito.

Quale è il tuo sogno fuori dalla pedana?
Il mio sogno è di sistemarmi, per poter viaggiare e conoscere posti e lati del mondo a me sconosciuti.
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