Libri
A dieci anni di distanza.
La scuola degli orrori
G8 di Genova. Il caso che continua a far discutere
Federico Sbandi | 21 settembre 2011
Diaz: Processo alla Polizia. Questo il titolo del bel libro inchiesta di Alessandro Mantovani. Il giornalista, specializzato nel settore della cronaca giudiziaria, riporta alla memoria dei suoi lettori alcuni inquietanti passaggi del G8 di Genova di dieci anni fa. Amnesty International ha definito quanto accaduto a Genova “la più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale”. Il libro ripercorre, grazie ad una meticolosa documentazione (verbali, colloqui con magistrati e manifestanti), l’irruzione e il pestaggio avvenuto nella scuola “Diaz” e nell’adiacente scuola “Pascoli”, sabato 21 luglio 2001, in Piazza Merani a Genova, da parte dei carabinieri e della Digos: alcuni no global che sfruttavano i due complessi generalmente come punto di ritrovo e come dormitori, pur non avendo reagito in alcun modo, furono brutalmente pestati dalle forze dell’ordine. In numeri: 93 feriti, di cui uno spedito in coma per due giorni. Tra le forze dell’ordine un accoltellato, Massimo Nucera, colpito su giacca e giubbotto di protezione. A distanza di anni ancora non è stata fatta luce su tutti gli avvenimenti, complice anche un lungo silenzio: oggi, dopo dieci anni, il giornalista del Corriere prova a rimettere i tasselli al loro posto. I diversi motivi con cui fu giustificata l’irruzione, la violenza dei poliziotti nei confronti dei no-global e il loro arresto in massa senza mandato di cattura, sono stati tutti smentiti o comunque non sono stati confermati da alcuna prova tangibile. Si sospettava la presenza di Black Bloc all’interno dei due edifici: si dimostrò che gli unici presenti erano dei giovani manifestanti e dei giornalisti stranieri. Vennero mostrate pubblicamente due Molotov per provare la pericolosità delle intenzioni degli occupanti: nel novembre 2008 alcune foto, indagini e ammissioni fecero emergere che le bombe erano state in realtà sequestrate altrove, portate dentro la scuola Diaz da alcuni agenti e usate come finta prova per ingannare l’opinione pubblica. Si credeva che la violenza dei poliziotti fosse stata solo il frutto di una giusta reazione a quanto accaduto al collega Nucera: nessuna altra persona ha mai visto fisicamente l’aggressione subita dal poliziotto romano e la credibilità delle sue parole è scemata nel tempo, data la sua tendenza a cambiare facilmente versione dei fatti. Un vero libro inchiesta, che conduce il lettore all’autonoma ricostruzione dei fatti grazie all’inserimento dei documenti. Una ricostruzione che l’opinione pubblica deve ad una pagina troppo buia del nostro Paese, per dimostrare che il silenzio e i tentativi di affossare la verità non hanno lunga vita.
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