Musica
Il duo romano si racconta
Perdiamoci con gli Zero Assoluto!
L’ultimo disco di Thomas e Matteo, Perdermi, ha riscosso un grande successo grazie alla loro capacità di raccontare emozioni che tutti proviamo
Kalliroi | 28 settembre 2011

Thomas De Gasperi e Matteo Maffucci: alzi la mano chi non ha canticchiato almeno una volta una loro canzone. Gli Zero Assoluto sono tornati alla grande sulle scene musicali a due anni di distanza da Sotto una pioggia di parole con un lavoro che presenta alcune novità: ne parliamo con Thomas. Perdermi ha qualche ingrediente musicale nuovo. Qual è la differenza rispetto agli altri? Si può considerare l’album della maturità?
«Sembra quasi un obbligo che quando uno cresce debba fare l’album della maturità! In realtà io spero semplicemente che, essendo passato del tempo, il disco sia più maturo e non per forza della maturità. Questo album contiene il nostro solito mondo più acustico insieme ad alcuni esperimenti che sono la parte divertente della musica».
Il singolo che ha anticipato l’uscita del disco è stato Quest’estate strana. Qual è stata la vostra?
«Forse la prima in cui la nostra musica ha cominciato ad essere cantata dagli altri: quando al concerto dal palco vedevamo le bocche di tutti aprirsi al nostro stesso ritmo, beh è stata un’emozione totale! La canzone in realtà racconta un’estate urbana, di una Roma un po’ desolata, anomala, sospesa».
A proposito di Roma, qual è il rapporto con la vostra città?
«Siamo entrambi molto attaccati alla nostra città. Per me è il mio posto d’origine, mi manca sempre quando viaggio e non appena sono sul Grande Raccordo Anulare mi sento a casa! Certamente, per chi non è nato qui, Roma non è facilissima: è una città grande e facilmente potresti ritrovarti solo».
In Perdermi dite: “Se c’è una cosa che ti piace, corri a prenderla” Ma è così facile raggiungere i propri sogni?
«Assolutamente no, anzi c’è il rischio che i sogni alla lunga illudano; è anche vero che una vita senza sogni è triste. Noi in realtà siamo più per le passioni che per i sogni in sé: attualmente stiamo vivendo un periodo storico in cui sembra necessario realizzare il proprio sogno a tutti i costi, ma ci sono le passioni che sono la versione del sogno più abbordabile e sono senza scadenza. Non è che se non sei un cantante famoso non puoi cantare più: se le cose le vivi a livello di passione va benissimo lo stesso. E questo vale anche quando trasformi la passione in un lavoro: noi lo abbiamo fatto e ne siamo contentissimi, però talvolta ci accorgiamo che ti fa perdere un po’ di naturalezza, di spontaneità».
Ci ha colpito molto la canzone Un po’ di sole: com’è nata?
«Stavamo registrando alcuni pezzi dell’album e a un certo punto Matteo fa: “Mi manca un po’ di sole in questo disco” e allora io: “Bene, facciamo la canzone con un po’ di sole!” ed è nata così! È il racconto di tutto ciò che illumina le nostre vite, un lungo elenco di quello che porta il sole nelle nostre giornate».
Facciamo un tuffo nel passato: il vostro singolo d’esordio è Ultimo Capodanno. Che ti ricordi di quel periodo?
«Era un periodo incredibile, io sono super nostalgico e mi sento già vecchissimo! Mi ricordo che avevamo una sfrenata passione per l’hip hop: è stato un periodo divertente in cui abbiamo scoperto la musica. Un aneddoto: nel video di quella canzone c’era pure Totti: lo abbiamo vissuto come una sorta di miracolo! La canzone parlava di un Capodanno destinato ad essere l’ultimo perché la terra sarebbe stata colpita da un meteorite: alla fine invece qualcuno l’avrebbe salvata. Ci siamo chiesti: chi? La risposta è stata all’unisono: Totti! La nostra produttrice di quel periodo era anche la proprietaria delle edizioni della Roma, e così siamo andati a Trigoria e abbiamo girato questo video con Francesco!».
Parliamo di te e Matteo: quanto l’amicizia influisce sul lavoro e viceversa?
«Non lo so più! Abbiamo iniziato a fare la musica a quindici anni e da lì questa nostra passione ci ha legati e si è poi trasformata in lavoro, ci ha dato delle scadenze. Ormai siamo oltre l’amicizia, è una fratellanza, Matteo è una figura che sento molto più della mia famiglia: ad ogni passo, in ogni progetto lo voglio includere».
Ora ti propongo un gioco, il “chi è più”! Chi è più… decisionista?
«Forse Matteo: si butta molto di più di me mentre io sono più riflessivo».
Chi è più… creativo?
«Nella musica io, nella vita lui, è poliedrico, è un creativo continuo!».
Chi è più… romantico?
«Io! Non ci sono dubbi! Non perché lui sia un uomo di pietra, anche se io lo chiamo così, ma perché io sono quello che piange davanti ai film! ».
Chi è più… pigro?
«IO assolutamente! Lui è iperattivo».
Chi è più… ordinato?
«Direi lui, però ci tengo a precisare che il suo ordine è quasi compulsivo: se cambi la posizione di un libro lui lo raddrizza. È maniacale! ».
Secondo te i trentenni sono più disillusi, ingenui o fragili di quelli di dieci anni fa?
«Sono disillusi e fragili temo. Ogni volta nelle nostre canzoni ci ritroviamo a fare un’analisi di noi e dei nostri coetanei e ci accorgiamo che quello che raccontiamo rispecchia i vissuti degli altri ragazzi. Sono più fragili perché è un periodo precario; anche l’idea di fare una famiglia è difficile oggi. Non è questione di bamboccioni, a meno che non convivi con gli amici, o in famiglia, non ce la fai ad avere una tua indipendenza con un lavoro non stabile. Al tempo stesso, però, c’è da dire che noi siamo una generazione molto fortunata in confronto a quella dei nostri genitori: abbiamo tutto ed è difficile fare delle rinunce. In ogni caso ritengo che sia molto frustrante non poter pianificare la propria vita».
Parlaci della vostra bella iniziativa con la fondazione Ania per la sicurezza stradale.
«Ci piaceva essere testimonial della fondazione Ania, è una bella cosa per noi. Spesso durante i concerti ci fermiamo due minuti per riflettere e spiegare i pericolo. L’idea è quella di far passare il fondamentale concetto dell’attenzione: moltissimi incidenti avvengono per disattenzione. Questo è il messaggio che diamo e siamo contenti se il fatto di essere conosciuti possa sensibilizzare anche solo un ragazzo in più ad un tema così importante come la sicurezza stradale».

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