Musica
Gli “Aria su Marte” sono la luce “Oltre il buio”
Chiara Colasanti | 27 aprile 2015

La differenza tra chi fa musica per puro divertimento e chi invece si lancia in questo mondo cercando di farne una scelta di vita è presto svelata in un lavoro come quello degli “Aria su Marte”. Nati da poco come gruppo, neonati nel panorama musicale. Un Ep come presentazione dal titolo avvincente e una copertina colorata che attira lo sguardo. “Oltre il buio” si presenta così, con quella voglia di farsi ascoltare che abbiamo deciso di assecondare. La presentazione arriva con “Confini”, chitarra elettrica e voce giovane, piena di voglia di esprimersi e quei versi che sembrano fatti apposta “Potessero queste note farci sentire un po' più vicini”. La seconda traccia, “La mia ombra” inizia come una classica ballata, voce più profonda, molto Blink, con il basso che si fa avanti piano piano a dare quel sapore rock, ma un rock melodico, elettronico, e un ritornello che però ti lascia un po' così, con la melodia sotto che non trova riscontro in un tono che resta comunque dolce, non graffia, pur esprimendo la grinta di un pezzo che ha un'identità che funziona. Ed ecco arrivare la traccia che dà il titolo all'Ep, “Oltre il buio”. Anche qui una ballata, una storia d'amore, e l'elettronica che fa il suo ingresso prepotente donando al tutto un'originalità interessante. L'assolo che arriva verso la fine della canzone fa capire in pieno quanto questi ragazzi sappiano il fatto loro, abbiano una gran voglia di fare qualcosa di loro, di esprimere il loro potenziale provandoci fino in fondo. “Mi sono dimenticato di vivere” è la svolta, ritmi molto più incalzanti, il richiamo ai Blink sparisce e si entra in un'atmosfera Bloody Beetroots che fa battere il piede per seguirne il ritmo, ondeggiando la testa come nemmeno le tartarughe sui cruscotti delle macchine. Ed è così che si arriva all'ultima traccia, “La Scelta”, più classica, forse la canzone più orecchiabile, ma con il testo più intricato, più profondo, che esprime, a mio parere, al meglio tutto quel sentimento, quella necessità di esprimere i loro pensieri. La scelta sembra davvero la presentazione degli Aria su Marte a chi deciderà di ascoltarli, ai loro coetanei, al mondo dei giovani: “Senza scelta sei una tasca finta, la voce di una lista, un balcone senza vista, come il martello di un abile scultore mi lascio intagliare da ogni decisione... Smettila di vivere a metà, alzati e afferra la tua libertà”. Questi sono gli Aria su Marte che hanno deciso di lasciarsi intagliare da uno scultore abile come Giuliano Dottori che ha deciso di produrli. Questo Ep è ciò che vuole essere: un esordio interessante, qualcosa che colpisce ma non convince del tutto. Un insieme di elementi interessanti che però chiedono qualcosa in più, chiedono di non smettere perché l'insieme è davvero interessante ma grezzo. Un ascolto piacevole e una gradita attesa al prossimo capitolo, più raffinato, più completo, maturo. Ma il tempo è dalla loro parte.

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