Scienza
È stato davvero bocciato in matematica?
La vita e le scoperte, i film e le serie tv tratte dalla vita di Albert Einstein
Francesco De Melis, 16 anni | 1 febbraio 2019

Albert Einstein in 76 anni di vita ha fatto davvero molto. Ha sempre dato il meglio di sé per migliorare il mondo e, probabilmente, senza di lui oggi non sarebbe come lo conosciamo. Dovrebbe essere una fonte d’ispirazione – come lo è per il sottoscritto – ma i ragazzi di oggi mi sembra che lo considerino meno di quanto meriterebbe. Eppure ha influenzato anche il mondo della televisione e del cinema, forse più vicino ai giovani della mia età. Su di lui sono state prodotte due serie TV – Einstein (2008) e Genius-Einstein (2017) – e altrettanti film – Genio per amore (1994) e Il mio amico Einstein (2008). Sono stati anche tradotti molti libri scritti da lui stesso e ne sono stati scritti tanti sulla sua vita e sulle sue teorie. Ma qual è stata la sua vita? Albert nacque nel 1879 a Ulma, in Germania, da una famiglia ebraica. Era dislessico e con poca memoria, ma mostrava una grande predisposizione alla matematica e alla fisica. Da cosa deriva il mito che Einstein andasse male a scuola? Dal fatto che fu bocciato all’esame di sbarramento al Politecnico di Zurigo nel 1895. Ma occorre precisare due cose: che Albert sostenne l’esame poco più che sedicenne, quindi molto prima di avere l’età minima per accedere alla facoltà e prima di prendere il diploma, e che fu bocciato per gli scarsi voti nelle materie letterarie, non in quelle scientifiche. Dopo essersi diplomato ad Aarau (Svizzera) riuscì comunque a entrare al Politecnico nel 1896, dove poi si laureò con quasi il massimo dei voti. Mentre studiava lì, conobbe la sua futura moglie Mileva Maric.

Tra le sue molte e celebri teorie ce n’è una in particolare che tutti noi conosciamo: la teoria della relatività ristretta. Questo nome, che a primo impatto può sembrare arcano e sconosciuto, vedremo che non è così, anzi. Tutti noi abbiamo avuto a che fare con questa teoria, anche solamente per aver visto la sua formula.

La teoria della relatività ristretta fu introdotta per la prima volta il 30 giugno 1905 durante il cosiddetto annus mirabilis di Einstein (che dal latino si può tradurre come “anno dei miracoli”), in cui pubblicò sei lavori nel giro di sette mesi di cui solamente due riguardanti questa teoria. 

La sua formula, contenuta in un secondo articolo pubblicato il 27 settembre, è quella che tutti noi conosciamo, ovvero E=MC2. E indica l’energia meccanica, m rappresenta la massa a riposo espressa in chilogrammi e c2 denota la velocità della luce nel vuoto al quadrato. Questo studio ha avuto un grande impatto nella scienza, poiché è servito a dimostrare che la massa e l’energia sono equivalenti, cosa ritenuta impossibile in quell’epoca. Durante l’annus mirabilis del 1905, considerato uno dei momenti più importanti della storia della scienza, ha pubblicato altri quattro lavori importanti. Il 17 marzo spiegò e confermò la Teoria sull’effetto fotoelettrico in base alla composizione elettromagnetica dei fotoni, ipotizzata nel 1900 dal suo collega Max Planck, cosa che gli valse il Nobel per la fisica nel 1921. Il 30 aprile pubblicò la tesi di dottorato sulla “Nuova determinazione delle dimensioni molecolari”, che divenne il più citato scritto di Einstein nella letteratura scientifica degli anni ’70. Infine, l’11 maggio e il 19 dicembre scrisse due articoli sul “moto browniano”, ovvero il movimento disordinato di particelle molto piccole nei fluidi, scoperto dallo scozzese Robert Brown nei primi dell’Ottocento. 

A questo scienziato e uomo straordinario il mondo della cultura ha fatto dediche importanti. L’elemento chimico einsteinio, un metallo altamente radioattivo, porta appunto il suo nome. La medaglia Albert Einstein, introdotta nel 1979 e conferita al miglior fisico dell’anno. E ancora: l’asteroide 2001 Einstein, un cratere sulla Luna chiamato Cratere Einstein, l’unità di misura Einstein per l’energia raggiante (quella della luce) e l’osservatorio astronomico Torre Einstein, situato a Potsdam in Germania. 

Durante la sua vita continuò a studiare e insegnò in Germania e in Svizzera. Dopo tutte le sue scoperte e collaborazioni, morì nel 1955 a causa di un’improvvisa emorragia interna.

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