Scuola
Scuole chiuse, perché è giusto non riaprire
Eva ci racconta il punto di vista di una liceale sulla decisione di non riaprire le scuole
Eva Barca | 27 aprile 2020

"Ragionevolmente avremo scuole chiuse sino a fine anno scolastico". Lo ha detto il premier, Giuseppe Conte, nella conferenza stampa di ieri sera. "Il rischio sarebbe elevatissimo di far rialzare la curva del contagio, se riaprissimo le scuole, soprattutto in questa fase. Avremmo una nuova esplosione, dicono gli esperti, nel giro di una o due settimane. C’è un rischio calcolato in questo settore con personale di una certa età", le parole di Conte. Secondo i dati degli osservatori internazionali dell’Ocse, l’Italia conta infatti gli insegnanti più anziani d’Europa con un’età media di 49 anni. Più della metà dei docenti già avanti nella carriera e over 50. Ma, nonostante il no deciso alla riapertura delle scuole, Comuni e Regioni cercano ancora soluzioni alternative e la decisione resta una delle più discusse.

La motivazione principale è l’evidente necessità per i genitori di riprendere a lavorare all’inizio di maggio e la mancanza di strutture a cui affidare i propri figli, soprattutto ora che i nonni non posso correre in aiuto. Il governo si era già mosso in questa direzione fornendo i cosiddetti bonus baby-sitter e potenziando la DAD. Tuttavia quest’ultima sembra non funzionare con i più piccoli, richiedendo comunque la presenza di un genitore.

Da quando la città di Empoli si è proposta come centro di sperimentazione per la riapertura delle scuole, l’intera Toscana, il Veneto, la Lombardia ed il Piemonte si sono posti l’obiettivodi  riaprire entro la terza o quarta settimana di maggio i servizi scolastici per i bambini fino a sei anni per poi procedere d’estate con l’organizzazione di centri estivi nelle scuole o negli spazi pubblici all’aperto. Contano di riuscirci con un continuo screening dei cittadini, tamponi settimanali, classi dimezzate, turni pomeridiani, frequente sanificazioni degli ambienti e distributori automatici di disinfettante in ogni aula. Altra ipotesi è stata quella del coinvolgimento scolastico solo per i figli di lavoratori.

I virologi hanno però ampiamente sconsigliato la ripresa delle attività didattiche con le precedenti modalità, in particolare per materne e primarie. È infatti difficile far rispettare ai  bambini tutte le norme igieniche di sicurezza e la maggior parte degli insegnanti italiani appartiene alla fascia a maggior rischio per età. Inoltre la riapertura delle scuole in concomitanza con il ripristino delle attività produttive aumenterebbe la probabilità di un nuovo picco di contagi. 

Azzolina resta dunque convinta che l’organizzazione scolastica è ben complessa, coinvolge, oltre agli alunni, docenti, dirigenti e personale ATA e che un’attuale ripresa vanificherebbe tutti gli sforzi fatti. A malincuore afferma che molto probabilmente la scuola sarà l’ultima a ripartire. La prudenza non è mai troppa.

L’ultima conferma giunge dal presidente del Consiglio Conte durante la conferenza stampa del 26 aprile. Il governo farà il possibile per creare un circuito solidale per le famiglie in questo tipo di difficoltà, saranno riproposti i congedi straordinari e i bonus baby-sitter. Alla luce della previsione della nuova esplosione dei contagi calcolata dal comitato tecnico-scientifico a seguito della conclusione del lockdown, riaprire anche le scuole esporrebbe l’intera comunità ad un rischio elevatissimo.

 

Ci siamo sempre battuti per la sicurezza delle scuole e nelle scuole. Oggi di fronte al parere di un comitato scientifico nazionale, perché titubare? Se uno staff di esperti avesse reputato questa o quella struttura scolastica non in grado di garantire la sicurezza, quale dubbio avremmo avuto nella sospensione delle attività? Dovremmo forse riguadagnare la lucidità di analisi e focalizzare l’essenza del problema, cercando nei limiti del possibile soluzioni per non sacrificare l’insacrificabile, la nostra incolumità.

 

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