Scuola
Un giorno a… Scuola di Scienze umanistiche
Filosofia magistra vitae
Una scelta controcorrente, forse un po’ di nicchia, ma che offre delle opportunità inaspettate e sbocchi occupazionali in diversi campi: questo significa iscriversi al corso di studi in Filosofia. Pensavate forse di studiare (solo) Platone e Kant?
Laura Santi Amantini | 13 novembre 2013
Il primo giorno di università ho pensato “Sono nel posto giusto!” e non solo perché avevo azzeccato l’aula, ma soprattutto perché, scegliendo Filosofia, avevo trovato quello che cercavo.
Laurearsi in Filosofia può sembrare un’idea bizzarra nel 2013, ma non è così. Oltre a farvi crescere la barba e girovagare per l’agorà interrogando i passanti sul Sommo Bene e sull’Essere in sé, potrete accedere a diverse professioni: ad esempio, la consulenza filosofica nelle aziende (ebbene sì, i manager chiedono consiglio ai filosofi!), le pubbliche relazioni o il giornalismo oltre che, dopo i cinque anni, l’insegnamento. In base agli esami che sceglierete, potrete ottenere i crediti necessari per insegnare storia e filosofia oppure filosofia abbinata a sociologia, psicologia e pedagogia. Inoltre, se amate le lingue straniere, non rinunciate a coltivarle: corre voce che con l’aumento dei licei linguistici ci sia richiesta di insegnanti disposti a parlare di filosofia in una lingua straniera.

Il piano di studi fai da te
Università significa libertà: niente giustificazioni delle assenze o compiti tutti i giorni. Inoltre, uno dei vantaggi di studiare Filosofia a Genova è la grandissima libertà di scelta: a differenza di molti altri studenti che scaricano da internet il proprio orario e seguono i corsi che qualcun altro ha scelto per loro, chi studia Filosofia ha la possibilità comporre il suo piano di studi in base ai propri interessi e alle proprie esigenze, basandosi su un ampio ventaglio di corsi: filosofici, storici, psicologici, antropologici e non solo. Certo, ci saranno corsi che vi entusiasmeranno di più e altri di meno, ma già dal primo anno, oltre a cinque esami obbligatori, utili per orientarvi, incontrerete il primo corso che potrete decidere a vostra completa discrezione. Devo ammettere che la libertà di scelta fa paura, ma credo che sia davvero stimolante: studiare all’università significa anche imparare a scegliere, sperimentare e costruire la propria identità.

E se siete in difficoltà...
Comunque, i giovani filosofi non sono abbandonati a loro stessi: gli studenti tutor presidiano l’atrio del palazzo di Via Balbi, 4 nei primi giorni di lezione, armati di orari e piantine, e sono a disposizione nei mesi seguenti per aiutare i compagni a compilare il piano di studi. Le lezioni si svolgono fra via Balbi e l’adiacente Via delle Fontane, perciò la nostra ex-facoltà (oggi Scuola di Scienze Umanistiche) è facilmente raggiungibile in autobus e in treno, oltre ad essere vicina a biblioteche, teatri e cinema. Le ore da trascorrere a lezione non sono molte, anche se ripartite sia al mattino che al pomeriggio, e lo studio non vi obbligherà a rinunciare agli altri interessi. Ciò non significa che laurearsi sia una passeggiata e che le lezioni siano una perdita di tempo! Sono anzi un’ottima opportunità per chi può frequentarle.

Uno strumento per affrontare la realtà
I nostri professori ripetono spesso che la filosofia non è una professione, ma un’attitudine che vi farà guardare il mondo in modo diverso, qualunque lavoro sceglierete. In effetti, l’obiettivo dei corsi non è riempirsi la testa di nozioni da ripetere il giorno dell’esame, ma confrontarsi, scoprire nuovi problemi, criticare, fare domande, provare ad argomentare la propria posizione.
Quando sono arrivata all’università sapevo che, a differenza di quanto accadeva a scuola, non avremmo solamente studiato il pensiero dei filosofi del passato, ma avremmo imparato a “fare” la filosofia. Certo non possiamo pretendere di essere filosofi dopo un mese, ma l’idea originaria di università è quella di un luogo dove studenti e professori fanno ricerca insieme.

Per cominciare...
Gli esami che fanno da ponte per traghettare le matricole dalla scuola all’università sono “Introduzione alla storia della filosofia”, “Propedeutica filosofica” e “Introduzione alla filosofia morale”. Vi renderete subito conto, però, che il primo non è semplicemente una ripetizione dei tre anni di studi del liceo: oltre a permettere a chi non ha studiato filosofia a scuola di avere una buona panoramica, mostrerà a chi ha già incontrato Kant e compagni come questi autori possano essere studiati in modo diverso.

Oltre Platone c’è di più
Studiando per i primi esami ho scoperto che la filosofia è davvero una galassia: ci sono filosofi che si occupano di politica, altri di scienza, altri ancora di linguaggio o di religione. Quindi non troverete solo la storia della filosofia in ordine cronologico, ma soprattutto una sua esplorazione per ambiti di interesse: alcuni saranno del tutto nuovi, come ad esempio l’esame di Logica il primo anno: per qualcuno dei miei compagni si è rivelato un esame-scoglio da superare ad ogni costo, per qualcun altro l’inizio di una grande passione.

Le altre attività formative
Nel corso della laurea triennale, gli studenti di Filosofia devono anche accumulare sei “crediti altri”, ad esempio svolgendo un tirocinio o frequentando seminari e conferenze. Ad esempio è dedicato alle matricole il Seminario metodologico, che fornisce indicazioni su come preparare una bibliografia e scrivere una tesina. Altre conferenze vi permetteranno di ascoltare docenti provenienti da altre città o dall’estero (come il teologo Vito Mancuso o la filosofa Gillian Russell, intervenuti l’anno scorso) o di approfondire i temi dei corsi grazie a professori e giovani ricercatori.

Una vita da filosofi
A chi pensa di proseguire gli studi dopo il diploma, consiglio di scegliere con la testa, sfruttando le opportunità che l’università offre e senza perdere di vista gli sbocchi lavorativi, ma anche con il cuore, per non trovarvi a vivere lo studio come un peso del quale liberarsi al più presto e a seguire lezioni durante le quali pensate “Che cosa ci faccio io qui?”. Quando avevo diciassette anni, un giovane giornalista mi disse che non si “fa” il giornalista, si “vive” da giornalista. Dopo due anni di università posso dirvi che lo stesso vale per i filosofi e - perché no? - per i giornalisti-filosofi.
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