Scuola
Obiettivo lavoro
Questione di (apprendi)stato
È una delle forme contrattuali più diffuse per il primo ingresso nel mondo del lavoro. Scopriamo cosa prevede il nuovo apprendistato e a chi è rivolto
Redazione | 10 dicembre 2013
Stefano, una laurea in Ingegneria gestionale e attualmente in apprendistato presso una società savonese che si occupa di consulenza nel settore energetico, è piuttosto soddisfatto: «Non ci sono differenze tra me che sono apprendista e gli altri colleghi che hanno un contratto a tempo indeterminato. Per qualunque problema poi posso rivolgermi al mio tutor, che poco alla volta mi dà mansioni con sempre maggiori responsabilità per diventare sempre più indipendente». Anche l’esperienza di Davide, apprendista in un’agenzia marittima, sempre a Savona, è positiva. «È stata utilissima – racconta – e molto probabilmente rimarrò in questa azienda anche dopo la scadenza del contratto». Sembrerebbe a tutti gli effetti che l’apprendistato sia una buona opportunità per fare ingresso in un’azienda, quindi, ma andiamo con ordine, cercando di capire cosa comporta essere assunti con questo tipo di contratto.
Si tratta di un “contratto formativo”, proprio perché si caratterizza per l'alternanza di momenti lavorativi e momenti di formazione che si svolgono in impresa o all’esterno, presso strutture formative specializzate. Il vantaggio per i giovani è quello di percepire uno stipendio regolare e contemporaneamente acquisire una qualifica o specifiche competenze professionali, mentre le aziende usufruiscono di interessanti agevolazioni. L’apprendista dovrà essere seguito da un tutor o referente aziendale, che ha la funzione di favorire l’inserimento nel contesto produttivo e fare da supporto nella graduale acquisizione delle competenze. Completato il percorso di formazione, sia il datore di lavoro che l'apprendista possono decidere di chiudere il rapporto durante il periodo detto di “recesso”. Se non interviene una esplicita disdetta, il rapporto prosegue a tempo indeterminato. Durante il periodo formativo - una volta superato il periodo di prova - l'interruzione del contratto è possibile, invece, solo per giusta causa o giustificato motivo.
Sono tre le forme di contratto, finalizzate a diversi obiettivi formativi. L’Apprendistato per la Qualifica e per il Diploma Professionale è rivolto ai giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni. Permette di acquisire una qualifica di operatore professionale o un diploma professionale di tecnico, che sono titoli di studio riconosciuti a livello nazionale, e di assolvere anche all’obbligo di istruzione e formazione. La durata della componente formativa del contratto non può essere superiore a tre anni, per l’acquisizione di una qualifica di operatore professionale, ovvero quattro anni nel caso di diploma professionale di tecnico. L’Apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere è rivolto ai giovani di età compresa tra i 18 (o 17 anni se in possesso di una qualifica professionale) e i 29 anni (sino al giorno precedente il compimento del trentesimo anno). Questo speciale contratto di lavoro permette di acquisire una professionalità specifica, ossia imparare un mestiere, diventare un tecnico specializzato o di avviarsi alla carriera di quadro o manager aziendale. Il periodo di formazione previsto per l’apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere ha una durata massima di tre anni; per le professioni artigiane individuate dalla contrattazione collettiva la durata della formazione può arrivare fino a 5 anni.
Infine, l’Apprendistato di alta formazione e di ricerca, che è rivolto ai giovani di età compresa tra i 18 (17 se in possesso di diploma di qualifica professionale) e i 29 anni. È finalizzato ad acquisire: diplomi di istruzione secondaria superiore; titoli di studio universitari; titoli di alta formazione (dottorati e diplomi percorsi di specializzazione, Its e Ifts, Master di I e II livello). Questa tipologia di apprendistato permette, inoltre, di svolgere attività di ricerca presso aziende private e di svolgere il praticantato per l'accesso alle professioni ordinistiche.
Questa è la descrizione a grandi linee delle tre tipologie contrattuali (chi volesse approfondire può consultare il sito www.nuovoapprendistato.gov.it). Trarre però un dato certo di quanti ragazzi, a conclusione del rapporto, mantengano poi un contratto a tempo indeterminato non è in realtà cosa semplice, come ci conferma Sandra D’Agostino dell’Isfol, tra i coordinatori del XIII Rapporto sul monitoraggio dell’apprendistato: «Non è facile da capire perché i dati a livello nazionale sono scarsi. La maggior parte di questi contratti si interrompe in realtà prima dei sei mesi o perché c’è stato un uso improprio dello strumento da parte delle imprese o perché i giovani che lo utilizzano cercano contemporaneamente altro, anche se in questa fase di crisi questa seconda eventualità è sempre meno frequente. I settori dove l’apprendistato è più utilizzato – prosegue – sono quello edile, quello del turismo, della meccanica, che sono ovviamente anche i settori dove si concentra la maggiore occupazione in Italia. Quello che può risultare interessante è invece che rispetto al passato, quando era appannaggio pressoché esclusivo delle piccole imprese artigiane, è ora il commercio il settore in cui si fanno più contratti di apprendistato. Rilevante è poi che nell’ultimo decennio l’apprendistato si sia aperto ad ambiti completamente nuovi come quello del credito.
Commenti