Serie TV
The Social Dilemma, i pericoli che non vedi
Il documentario di cui tutti parlano e che ha diviso l'opinione pubblica
Laura Marta Di Gangi | 5 novembre 2020

Che i social abbiano avuto un enorme impatto nella vita dell’uomo è ormai un fatto risaputo, ma che certi aspetti per così dire negativi vengano a essere rivelati proprio da coloro i quali li hanno portati alla vita, è ancora più strano. In The Social Dilemma, documentario Netflix diretto da Jeff Orlowski, contiene elementi di finzione il cui obiettivo è quello di denunciare la funzione che i social hanno nella vita quotidiana degli esseri umani.

Trama di The Social Dilemma

All’interno del docudrama si articolano due narrazioni, la prima in cui si sviluppa una narrazione filmica di una famiglia con tre figli e di essa si raccontano gli effetti che i social hanno su di loro e di come essi sembrano essere dei manipolatori dei ragazzi che, attraverso notifiche e uno studio di quelli che sono i suoi interessi, riescono a fargli compiere le azioni e a farlo interagire con lo smartphone. Ci viene mostrato come il ragazzo in questione sia una sorta di avatar che le intelligenze artificiali e gli algoritmi riescono a gestire e a sottoporgli gli stimoli a cui non può non rispondere. La seconda, invece, è la “denuncia” degli effetti negativi che i social e l’uso della tecnologia hanno sulla comunità da parte dei creatori stessi, tanto che affermano: “Non è la tecnologia ad essere una minaccia esistenziale, è l’abilita della tecnologia a tirare il peggio dalla civiltà ed è la parte peggiore della società ad essere una minaccia esistenziale. Se la tecnologia  crea caos nelle masse, solitudine, alienazione, populismo, distrazione etc, questo influenza la società e ora la società sta regredendo perché non sa aiutarsi da sola”.All’interno del documentario non ci si riferisce soltanto all’implicazione etico-sociale dell’uso della tecnologia ma anche sulla manipolazione dell’uomo con lo scopo di generare profitti.

Recensioni

Come per qualsiasi film o docudrama che si sottoponga alla visione di un pubblico, non sono mancate le critiche e le riflessioni da parte del pubblico. Ci sono stati infatti pareri secondo cui sarebbe stato forse più opportuno che, all’interno di The Social Dilemma, venisse affrontata anche la tematica relativa all’uso dei Big Data e su come essi siano alla base delle scelte di mercato di Netflix. Ciò che comunque emerge da esso è che i social seppur un mezzo importantissimo che unisce la gente dislocata in varie parti del mondo e offre loro anche un sorta di valvola di sfogo dal mondo che li circonda, spesso però risultano essere creatori di una illusione della conoscenza, tanto che una delle affermazioni fatte da uno dei creatori è stata: “Abbiamo creato un sistema che orienta le persone verso notizie false, non perché lo vogliamo ma perché le notizie false pagano molto di più alle aziende rispetto alla verità”. Una sorta di prigione che appare per chi ne fa uso come qualcosa di meraviglioso, ma per chi lo ha creato e vede quelli che sono stati gli effetti che essi hanno avuto sulla società sembrerebbe essere un mostro che plagia la mente umana.

Le piattaforme social, come qualunque cosa esistente al mondo, hanno un aspetto positivo e uno negativo. Obiettivo di tale docudrama non sembrerebbe soltanto essere quello di spaventare tutti coloro i quali ne fanno uso e quindi incentivarli a non utilizzarli più, ma farlo in maniera più appropriata e facendo in modo che essi non prendano il sopravvento nelle proprie vite. Nella parte finale infatti, gli intervistati non fanno altro che proporre a tutti di provare a disattivare le notifiche dalle app, di provare a non guardare i “suggeriti” su YouTube e di provare a svolgere una ricerca autonoma, così da evitare di farsi dire cosa bisogna guardare perché “Gli essere umani non andrebbero sottoposti a un modello creato per influenzare le loro decisioni, una società sana dipende dall’abbandono da questo modello di business. Possiamo pretendere che questi prodotti siano progettati umanamente, di non essere trattati come una risorsa estraibile, ma la domanda è come possiamo migliorare il mondo? Nel  corso della storia qualsiasi cosa è cambiata perché c’è stato chi ha detto è una cosa stupida, possiamo fare di meglio. Sono le persone critiche a guidare il miglioramento e sono i veri ottimisti”. È necessario inoltre che i genitori stiano attenti all’uso che i propri figli facciano di tali applicazioni e che effetto essi hanno su di loro in quanto: “I social scavano nel tronco encefalico e prendo il controllo dell’autostima e dell’identità dei bambini”. Non mancano però i sostenitori che, nonostante quanto detto, continuano a farne uso e a sostenere che la loro presenza nella società abbia apportato dei sostanziali vantaggi per quest'ultima. 

Ritengo che, da studiosa dei social media, la loro creazione e il loro utilizzo abbia apportato notevoli vantaggi alla società, basti pensare alla creazioni di rapporti tra persone distanti, possibilità di aumentare la propria rete di amicizie, la facilitazione di scambi di opinioni o la stimolazione di nuove forme di business. Ma sono comunque consapevole che essi hanno influenzato e talvolta plagiato le menti per così dire più “deboli” . I social, come qualsiasi altra cosa al mondo, vanno quindi utilizzati con parsimonia e in maniera consapevole perché è facile che in essi si celino fake news o altre situazioni spiacevoli, come tutte le azioni negative svolte dagli haters, che possono influire in maniera negativa sulla vita dell’uomo.

 

 

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