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Ambiente, uno a zero per l'inquinamento. Le sorti del pianeta possono cambiare se si parte dal piccolo: l'esempio di Terni
Elena Roncetti | 21 giugno 2019

Immaginando il futuro in pochi concepiscono una realtà di distruzione ambientale. Alcuni ne parlano solo perché ormai è diventato argomento di discussione mondiale ma non ne sono veramente consapevoli.  Più che altro si è portati a fantasticare su avanzamenti tecnologici in ogni campo: telefoni supersonici che arriveranno a fare anche il caffè, macchine volanti che si muovono senza fare alcun rumore, palazzi altissimi per contenere sempre più persone, automi che sovrasteranno tutto ciò che c’è di umano con l’unico obiettivo di migliorare sempre di più le proprie prestazioni senza considerare un sicuro impatto ambientale, mancanza totale di spazi verdi sostituiti indubbiamente da qualche super-tecnologia. E la lista potrebbe essere lunghissima. 

Fortunatamente però c’è chi è consapevole della distruzione ambientale a cui stiamo andando incontro. La causa di tutto è di certo l’intervento umano che ha introdotto il nostro Pianeta in una nuova epoca geologica definita “Antropocene” e, paradossalmente, sempre l’uomo è l’unico a poter fare qualcosa per cambiare le sorti del proprio futuro. 

L’Agenda ONU 2030 è un impegno preso dagli Stati appartenenti alle Nazioni Unite in nome della pace, della cooperazione internazionale e della sicurezza: in essa sono contenuti i 17 Goals, ovvero gli obiettivi sostenibili promossi nel 2015 con validità universale da raggiungere entro il 2030.

La causa primaria della riduzione della fascia di ozono nell’atmosfera, il mutamento delle condizioni meteorologiche, l’innalzamento del livello dei mari, lo scioglimento dei ghiacciai, l’acidità degli oceani e altre importanti problematiche diffuse nel nostro Pianeta negli ultimi anni, sono da ricondurre sicuramente al cambiamento climatico. E siamo in un momento critico: se non si prenderanno al più presto provvedimenti si prevede che la temperatura media della superficie terrestre aumenterà di 3°C nel corso del XXI secolo. 

La lotta contro il cambiamento climatico è il tredicesimo goal dell’Agenda Onu. Una questione che interessa i Paesi di tutti i continenti, dai più sviluppati ai meno sviluppati. Secondo il gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change) “si presenta per tutti un unico scenario: date le attuali concentrazioni e le continue emissioni di gas serra, è molto probabile che entro la fine di questo secolo l’aumento della temperatura globale supererà 1,5° C rispetto al periodo dal 1850 al 1990. Gli oceani si riscalderanno e i ghiacci continueranno a sciogliersi. Si prevede che l’aumento medio del livello del mare raggiunga i 24-30 cm entro il 2065 e i 40-63 cm entro il 2100. Molti aspetti del cambiamento climatico persisteranno per secoli anche se non vi saranno emissioni di CO2”. 

Per questi motivi l’Agenda Onu si è prefissata dei traguardi riguardanti il tredicesimo goal che consistono in un miglioramento dell’approccio di tutti i Paesi nei confronti del cambiamento climatico, intervenendo sull’istruzione, la sensibilizzazione, l’adattamento e la riduzione dell’impatto. In particolare è importante che vengano promossi nei Paesi meno sviluppati e in quelli in via di sviluppo. 

In risposta a questi traguardi, in tutto il mondo, le varie Nazioni hanno preso provvedimenti. Nello specifico, considerando il contesto nazionale, l’Italia nel 2017 ha elaborato alcuni progetti come la presentazione di un Piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici e di una nuova strategia per lo sviluppo sostenibile, inoltre ha annunciato l’arrivo del Piano Nazionale Clima ed Energia. Per quanto riguarda la sensibilizzazione, il Governo italiano ha assicurato la diffusione delle conoscenze sulle attuali problematiche climatiche, un percorso che però deve ancora arrivare ad un accordo operativo tra ministero dell’Ambiente e dell’Istruzione: in scuole superiori e università non sono stati rilevati cambiamenti nei programmi scolastici. 
Cosa stiamo facendo a Terni? La nostra realtà è, secondo le statistiche, la 23esima città più inquinata d’Italia a causa di livelli di polveri sottili e ozono molto alti e a volte anche fuorilegge. Ci si è quindi organizzati con misure anti smog. Le cattive condizioni dell’aria a Terni sono dovute principalmente a tre fattori: l’elevata pressione atmosferica dovuta alle attività umane come l’industria (in questo caso la Thyssenkrupp), la particolare conformazione orografica della conca e le condizioni meteo-climatiche. Per far fronte a queste problematiche il Piano Regionale per la Qualità dell’Aria ha proposto all’Amministrazione comunale di Terni di lavorare principalmente sulle emissioni, ovvero il traffico, il riscaldamento domestico e la combustione delle biomasse. 
Anche gli studenti si sono dati da fare partecipando allo sciopero del 15 marzo contro i cambiamenti climatici. La giornata è stata ispirata da Greta Thunberg che con il suo “FridaysForFuture”, è stata proposta per il Nobel per la pace. Sorprendentemente l’Italia è prima in classifica per il numero di raduni degli studenti nelle piazze, che sono saliti a 235. 
Alla manifestazione sono intervenuti anche gli assessori della giunta locale  Benedetta Salvati (ambiente) e Valeria Alessandrini (scuola) che, in un’intervista per Umbria24, hanno ricordato che “considerate le particolari condizioni climatiche e industriali della nostra area” ritengono  l’attenzione degli studenti particolarmente importante “perché prima ancora di ogni provvedimento, appare necessario che ci sia la consapevolezza del problema e una presa di responsabilità da parte di tutti i cittadini, a cominciare da quelli più sensibili, che in genere sono proprio i giovani”.

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