Scuola
Sogno o son desto?
Secondo Benni i suoi lettori si dividono in due: quelli che ridono leggendo i suoi libri e quelli che piangono. Voi in quale vi riconoscete? Un incontro dolceamaro con l’autore di Prendiluna
Redazione | 8 settembre 2017

Un’anziana maestra, dieci gatti e due ex alunni un po’ matti: ecco gli ingredienti del nuovo libro di Stefano Benni, Prendiluna.

Prendiluna è il soprannome di una maestra in pensione a cui viene affidata dallo spirito del gatto Ariel una missione vitale: trovare dieci Giusti a cui affidare i Diecimici in otto giorni, dieci gatti che viaggeranno con lei per tutto il libro e che sono la chiave per non far finire il mondo.

I Diecimici hanno ognuno una caratteristica che un po’ li accomunerà al futuro padrone: “Hanta il Rosso, gatto cacciatore e sessuomane; Nasone, filosofo e abile a mimetizzarsi; Sylvia gatta poetessa e acrobata; Dolores gattina seduttiva dagli occhi grigi; Gonzalo gattone irascibile e guerriero; Emily gatta bianca, solitaria e sofferente di mal d’auto; Cranopio grasso e dormiglione, figlio di Sancho; Raymond giocoso e rompiballe; Jorge gatto esoterico e telepatico, della stirpe di Durendal; Prufrock gatto mangione, sopravvissuto a molte catastrofi”.

La missione dell’anziana comincia alla ricerca, tra i suoi ex alunni, di dieci meritevoli.

Se da un lato viene raccontata la storia di Prendiluna nella sua ricerca, dall’altra Michele e Dolcino ex alunni della maestra scoprono in un sogno profetico, o meglio un Trisogno, la missione della maestra.

Teorizzato da Cornelius Noon nel libro il Trisogno consiste in: “Tre persone fanno un sogno al novantanove per cento identico. In questi casi il sogno contiene senz’altro un’indicazione e una profezia”.

La ricerca si rivela piena di peripezie, specialmente per Michele e Dolcino, che dovranno scappare dal manicomio per trovare Prendiluna.

La maestra ritrova i suoi alunni e ex colleghi cambiati e diversi da come se li ricordava ma l’unica cosa che le interessa veramente per ritenerli degni è sapere la cosa più brutta che hanno fatto nella loro vita, prima di regalargli un gatto. 

Aiace l’hater, Cervo Lucano che addestra gli insetti, Enrico il Bello, Clotilde che ora lavora in un sexy shop, Fiordaliso che amava tanto la matematica, tutti hanno un ruolo nella missione.

L’attualità fa capolino nel fantastico, i personaggi strizzano l’occhio al lettore e le critiche all’attualità non passano inosservate. Tra tutte nel capitolo dedicato al Guidator Gentile, risalta un chiaro riferimento al Presidente degli Stati Uniti, incarnato nella figura di una coppia di “Trumpi”, retrogradi e xenofobi che fanno ironia sul paese d’origine dell’autista.

Prendiluna è un libro dal sapore apocalittico, onirico, che fa ridere e piangere al tempo stesso e che travolge nella sua confusione. Il lettore è a tratti spaesato da questa ricerca, incerto se sia sogno o realtà.

Stefano Benni al Salone del Libro di Torino si apre al pubblico incoraggiandolo ad intervenire e sfruttare l’occasione, sottolineando che siamo tutti “momentaneamente” vivi.

 

Nei suoi libri ricorre spesso la fine del mondo, perché e che cos’è la fine del mondo?

La fine del mondo è qualcosa a cui pensiamo tutti, la letteratura ha il coraggio di affrontarla. Se vengo da te e dico sarà la fine del mondo, tu chiami l’ambulanza. È un modo del tutto depressivo di vedere la cosa. La scrittura affronta, sta davanti a questa prospettiva a dire: c’è possibilità che tutto ciò che amiamo finisca. E allora cosa facciamo di fronte a questo? Scriviamo, parliamo, tiriamo fuori tutto quello che abbiamo dentro di ricco, di forte, per vedere se possiamo opporci. A volte la risposta può anche essere negativa. 

E poi per me ogni volta che finisce un libro è la fine del mondo, ogni volta che cade un sipario su un’opera teatrale, ogni volta che finisce un film perché è nato un mondo di sentimenti che improvvisamente ci viene portato via e c’è la riflessione. Penso che sia giusto affrontare questi temi finali con una certa ironia perché sennò ci schiacciano. Pure io che riesco ad avere speranza su tutto sono molto preoccupato quando penso al problema dell’ambiente perché la mia impressione è che la metà dell’umanità si comporti come se avessimo due Terre e dice: quando abbiamo fatto fuori questa ce ne andiamo nell’altra. E a questi vorrei dire: ne abbiamo una sola.

Già con Terra io scrissi un libro che fu definito fantascientifico, apocalittico. Tutte le previsioni di Terra sull’ambiente si sono avverate: perché sono un profeta? Perché porto sfiga? Forse.

Perché io mi basavo su quello che dicevano gli scienziati che erano e sono molto preoccupati. E la letteratura deve parlare anche di questo perché anche la Terra è “momentaneamente” viva, non è detto che duri per sempre.

 

Ho notato diverse frasi di Cornelius Noon che riprendono la figura dello scienziato in Elianto. C’è un parallelismo tra questi due mondi onirici?

Cornelius Noon esiste? Io l’ho inventato e ci metto la parte della scienza che mi piace di più, quella che inventa, la scienza folle. Tutti i grandi scienziati da Galileo, Darwin sono stati considerati prima dei pazzi e poi degli scienziati.

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