Scuola
L'estate da leggere
Sotto l’ombrellone, in treno o in volo, non partite senza un libro che, oltre a farvi viaggiare con la mente, è galeotto di tante amicizie e amori. Che sia scienza o sentimento, qui trovate la nostra selezione
Redazione | 29 giugno 2017

Annie Ernaux.Memoria di ragazza.

L’ estate dei diciotto anni, che ci siate arrivati o no, è sempre un momento memorabile. Annie Ernaux in Memoria di ragazza racconta di una ragazza che ha diciotto anni nel 1958 e trascorre la prima estate lontano dai genitori lavorando come educatrice in una colonia alle prese con le prime passioni e pulsioni sessuali. Non costruisce un personaggio di finzione ma, sostiene l’autrice “decostruisce la ragazza che sono stata”. Lo fa con una scrittura semplice e perfetta. E così ricorda tutto (o tutto quel che può) rianalizzandolo quasi sessanta anni dopo: canzoni, film, marche di dentifricio, la voglia di crescere e staccarsi dal grembo materno, la voglia irresistibile di fare l’amore per la prima volta e poi di farlo ancora. E ancora. Ricorda la sua semplicità di “ragazza di campagna” che si scontra con la complessità dei suoi coetanei già pronti al mondo. Racconta tutto senza filtri, scendendo nei dettagli in 236 pagine che scivolano via troppo veloci.

 

 

Chiara Gamberale. Qualcosa.

Se c’è un merito che si può ascrivere a Chiara Gamberale è quello di saperci parlare toccando temi come la paura di crescere e di capire chi siamo. Nel romanzo Qualcosa la Principessa Qualcosa di Troppo, fin dalla nascita, rivela di possedere una meravigliosa ma pericolosa caratteristica: non ha limiti, è esagerata in tutto quello che fa. Si muove troppo, piange troppo, ride troppo e, soprattutto, vuole troppo. Ma quando, per la prima volta, un vero dolore la sorprende, la Principessa si ritrova “un buco al posto del cuore». Com’è possibile che proprio lei, abituata a emozioni tanto forti, improvvisamente non ne provi più nessuna? Smarrita, Qualcosa di Troppo prende a vagare per il regno e incontra così il Cavalier Niente che vive da solo in cima a una collina e passa tutto il giorno a “non-fare qualcosa di importante”. Pur di non fermarsi e di non sentire l’insopportabile “nostalgia di Niente” che la perseguita, vive tante, troppe avventure… Fino ad arrivare in un misterioso luogo color pistacchio e capire perché “è il puro fatto di stare al mondo la vera avventura”.

 

 

Paula Hawkins. La ragazza del treno.

La vita di Rachel è tutt’altro che perfetta. Vive sola, non ha amici, e ogni mattina prende lo stesso treno, che la porta dalla periferia di Londra al lavoro in città. 

Quel viaggio sempre uguale è il momento preferito della sua giornata. Seduta accanto al finestrino, può osservare, non vista, le case e le strade che scorrono fuori e, quando il treno si ferma puntualmente a uno stop, può spiare una coppia, un uomo e una donna senza nome che ogni mattina fanno colazione in veranda. 

Un appuntamento cui Rachel, nella sua solitudine, si è affezionata. Li osserva, immagina le loro vite, ha perfino dato loro un nome: per lei, sono Jess e Jason, la coppia ideale. 

Un giorno Rachel vede dal finestrino Megan con un altro uomo e pochi giorni dopo la donna scompare nel nulla. La notte della scomparsa di Megan coincide con la notte in cui Rachel ha bevuto troppo ed è rimasta ferita, momenti di cui non ha alcun ricordo. 

Pensando di essere responsabile per qualche ragione della scomparsa di Megan, Rachel inizia ad indagare per conto suo, facendo salire a galla una verità sconcertante. E da quel momento per lei cambia tutto. 

Ma che cos’ha visto davvero Rachel? La ragazza del treno è una storia semplice, scorrevole, non un capolavoro, ma piacevole per un pomeriggio d’estate. Il nodo centrale del romanzo sta tutto qui: su quanto la mente possa mentire o coprire fatti che non è in grado di accettare. 

 

 

Silvia Avallone. Da dove la vita è perfetta.

C’è un quartiere vicino alla città ma lontano dal centro, con molte strade e nessuna via d’uscita. Ancora una volta l’autrice di Acciaio torna a raccontare le periferie e gli adolescenti, ma parla anche degli adulti. 

Nel romanzo si seguono due storie parallele. Da una parte c’è Adele, 17 anni, che vive in una periferia piena di contraddizioni, rimane incinta e vuole dare via il bambino. Dall’altra parte la storia di Dora e Fabio che non possono avere figli e avviano una complicata trafila per l’adozione. 

E in questo percorso Dora capisce che non è necessario aver partorito to per essere madre. 

Il romanzo parte dai casermoni popolari di un quartiere villaggio — tempestato di lettere dell’alfabeto ma senza apparenti vie d’uscita — verso i portici, le chiese, il liceo “più figo e glorioso della città”, l’università, le biblioteche di Bologna. 

Si sposta dall’adolescenza, dove il mare di Riccione va a sovrapporsi alla riga blu del test di gravidanza, fino alla responsabilità delle scelte definitive. Con una penna forte, diretta e che nulla risparmia al lettore, Silvia Avallone, stupisce e cattura. Per tematiche e per stile. 

Da dove la vita è perfetta è libro che ti arriva dentro. Tra le sue pagine troverete la solitudine, l’abbandono, la maternità non voluta in contrapposizione a quella desiderata, la sconfitta dell’impossibilità di scegliere diversamente, l’impotenza di poter cambiare le proprie vite, l’amarezza, l’attesa, la rinuncia, la complessità del rapporto genitori-figli e figli-genitori, bambini cresciuti troppo in fretta e costretti a prendersi carico di responsabilità troppo grandi, giovani schiacciati dal dovere. 

Cos’ha la vita da offrire loro? Cosa loro possono offrire all’esistenza stessa? Vi è, poi, una vita perfetta? 

 
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