Attualità
È tutto oro quello che luccica!
Alla scoperta di un?antica professione che due giovanissimi under 30 hanno deciso di esercitare. Con tanta passione e creatività
Laura Santi Amantini | 27 maggio 2013
Sarah Gismondi e Alessandro Loffredo, nonostante la giovane età, hanno fondato un laboratorio orafo a Genova. Li abbiamo incontrati nella loro bottega, tra pietre preziose e strani utensili.

Viene spontaneo associare la figura dell?orafo ad un anziano artigiano, mentre voi siete molto giovani: come vi siete avvicinati a questo antico mestiere?
Sarah: Io sono cresciuta in una famiglia di argentieri, da ben 250 anni attiva nel settore! Per Alessandro, invece, è stata una vera e propria folgorazione..
Alessandro: Le mie due grandi passioni sono la scultura e l?oreficeria: i gioielli sono piccole sculture, quindi non ho rinunciato a nulla facendo questa scelta. Dopo il diploma all?Istituto d?arte di Chiavari, mi sono formato a Valenza (AL), dove ho studiato, oltre all?oreficeria, anche tecniche di taglio delle gemme e incassatura.

L?orafo è un artigiano o un artista?
Alessandro: Mi considero un artista piuttosto che un artigiano, perché ci vuole qualche decennio di esperienza per potersi definire un buon artigiano, mentre essere artista dipende dagli impulsi interiori, dalle idee, dalle ispirazioni.

Che fate nel vostro laboratorio?
Sarah: Il nostro laboratorio, ?Sarah Gismondi Atelier?, è nato nel 2010 dalla confluenza di due vocazioni: io incarno l?anima commerciale, Alessandro quella artigianale. Abbiamo adottato la lavorazione Sforza, contraddistinta da un particolare tipo di lega d?oro, detta ?oro verde?, e da una lavorazione molto materica. Produciamo noi stessi gran parte dei gioielli che vendiamo, fondendo il metallo e lavorandolo con strumenti tradizionali, alcuni dei quali hanno più di duecento anni. Un?altra attività, molto richiesta in questo periodo, consiste nel reinventare i gioielli dei clienti. Non si tratta perciò di creare un oggetto ex novo, bensì di donargli nuova vita, facendo attenzione a non snaturarlo. Inoltre, è possibile rifondere il proprio oro o il proprio argento, un po? come se si andasse dalla sarta con la propria stoffa.

Siete gelosi della vostra arte o cercate di trasmetterla ad altri?
Sarah: A differenza dei maestri più anziani, che spesso tengono per sé i loro segreti, noi cerchiamo di avere tante collaborazioni con coetanei e ragazzi più giovani che vogliono intraprendere questo mestiere.
Alessandro: Abbiamo fatto una piccola sessione di corsi che ha avuto un grande successo; presto metteremo in piedi un sistema di corsi più organico e completo. Il nostro mestiere permette di toccare con mano ciò che di solito si vede attraverso uno schermo. Inoltre, le mani non lavorano slegate dalla mente: accade di dover lavorare, a mano, su tolleranze al centesimo di millimetro, quindi dobbiamo affinare tutti i sensi. È bello poter dire ad un ragazzo: ?Questo di solito lo fa una macchina, ma tu puoi imparare a farlo con le tue mani?.

Qual è la giornata tipo di un orafo?
Alessandro: È meglio svolgere i compiti di maggior precisione al mattino, quando la vista è più acuta e il corpo è in grado di muoversi meglio. Quindi, a inizio giornata mi occupo dei lavori di rifinitura, di incassatura delle pietre e dei lavori su materiali più difficili, come l?oro bianco. Il pomeriggio è il momento privilegiato per le creazioni, mentre la sera, quando la mente è più stanca, preparo i disegni e i progetti da presentare ai clienti. A volte lavoro sette giorni su sette, ma, fortunatamente, il mio non è un lavoro d?ufficio: quello dell?orafo è uno stile di vita più che un lavoro.

Il vostro slogan?
Sarah: Sceglierei un verso tratto dalla canzone I signori della corte dei Nobraino: ?L?unico modo per fare è fare sul serio?.
Commenti