Attualità
Obiettivo lavoro
Il diritto e il rovescio
Chissà quante volte avete immaginato il momento in cui avreste firmato il primo contratto di lavoro. Un sogno che si realizza, ma che può nascondere anche qualche insidia
Redazione | 27 giugno 2013
Fabio Allegretti, Segretario generale Nidil Cgil di Genova, spiega forme (e abusi) più frequenti per il primo ingresso nel mondo del lavoro.

Quali sono le tipologie contrattuali al momento più utilizzate per il primo ingresso nel mondo del lavoro?
Sicuramente tirocini e stage che però, precisiamo, non sono veri contratti di lavoro, e molto spesso, anzi, nella stragrande maggioranza dei casi, non sfociano proprio in nessun altro tipo di contratto. La percentuale di questi periodi formativi che al termine previsto si trasforma in un posto di lavoro probabilmente, purtroppo, non arriverà neanche all?1%.

E qual è in genere il primo contratto di lavoro?
Sono molto utilizzati sicuramente quelli cosiddetti ?a progetto?, ma spesso in maniera impropria: nascondono, in realtà, una forma di lavoro subordinata con tutt?altre caratteristiche.

Quindi sottintendono un progetto che invece non esiste?
Esatto. Con la riforma Fornero, però - forse una delle poche cose da salvare - è stato precisato che il progetto non può riproporre la ragione sociale dell?azienda ma può riguardare un?attività del suo ciclo produttivo. Se prima bastava indicarlo nel contratto, ora serve la descrizione di contenuti, risultati prefissati e attività da svolgere in un arco temporale determinato. Troppo spesso il lavoratore ?a progetto? viene utilizzato come subordinato e andrebbe, quindi, assunto invece come dipendente a tutti gli effetti.

Cosa differenzia essenzialmente queste due categorie di lavoratori?
Nel caso del progetto, questo deve essere specifico, determinato dal committente, ma poi gestito dal collaboratore in maniera autonoma, per esempio per quanto riguarda l?orario di lavoro, le modalità, ecc.: l?importante è che si ottenga un risultato verificabile. Invece molto spesso si chiede di rispettare orari precisi o altre indicazioni tipiche di una posizione ?da dipendente?: è un modo per aggirare la norma.

Ci sono casi frequenti di irregolarità anche per quanto riguarda l?apprendistato?
Sì: nel contratto di apprendistato è fondamentale conoscere dettagliatamente quale sia il progetto formativo che sta alla base e deve esistere realmente un tutor che insegni il lavoro. Ma anche in questo caso a volte viene utilizzato in modo non legittimo (ad esempio con l?apprendista lasciato in piena autonomia di agire), al solo scopo di avere un minore costo per l?azienda.

Come ci si può tutelare da questi abusi?
Per esempio, nel caso di contratti a progetto, molte volte anche noi dei sindacati abbiamo smascherato casi di illegittimità tali che non è neanche stato necessario andare in causa con l?azienda, perché era facilissimo dimostrare come non ci fosse un progetto, ma una reale condizione di dipendente. E allora o il lavoratore viene assunto a tempo indeterminato subito o a fine contratto gli viene riconosciuta una congrua buona uscita, essendo dimostrato che non gli sono stati versati i contributi in modo corretto. Ultimamente, però, dopo il Collegato lavoro del ministro Sacconi, la situazione si è complicata per il lavoratore, perché con i tempi di prescrizione fissati a 60 giorni, la norma è facilmente aggirabile dagli imprenditori meno onesti: magari a fine contratto promettono un nuovo progetto, da far partire a distanza di tre mesi, il tempo necessario per far scadere l?impugnabilità del contratto precedente. Così ci si ritrova spesso senza un nuovo incarico e senza la possibilità di rivalersi sul precedente.

Un consiglio ai ragazzi che stanno per firmare il loro primo contratto?
Possibilmente andrebbe visto qualche giorno prima, in modo da analizzarlo in modo corretto; si può portare a vedere anche presso l?organizzazione sindacale che riscuote la propria fiducia, così che venga accertato se la forma contrattuale è corretta per quella tipologia di lavoro o se ci sono clausole che andrebbero modificate.
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