Attualità
Antidoti alla precarietà
Giovani sì, #CoglioniNo
Una risata vi seppellirà: questo l’intento di un gruppo di giovani professionisti che ha realizzato una campagna contro lo sfruttamento dei lavori creativi, spesso pagati “in visibilità”
Giulio Pasqui | 12 febbraio 2014
Sul web non si parla di altro. È la campagna lanciata dagli Zero, un gruppo di giovani registi e filmaker con base a Roma e Londra: Stefano De Marco, Niccolò Falsetti e Alessandro Grespan. Insieme hanno creato la loro factory, Zero, il cui obiettivo è lavorare per intrattenimento e cinema. Sul loro manifesto si legge: “Zero perché è finita la nostra fiducia nei confronti di qualsiasi istituzione, di qualsiasi forma di rappresentazione, di qualsiasi senso che voglia dirsi unico, atavico, assoluto, definitivo. Zero perché i soldi sono finiti. Da un pezzo. E noi di soldi nostri non ne abbiamo mai avuti”. Perché a loro, come a molti di noi che ci affacciamo al mondo del lavoro, è capitato di non essere retribuiti per una prestazione, con la scusa che “stavamo facendo esperienza”.
E così nasce la campagna “Giovani sì, #CoglioniNo”. Spiegano gli Zero: «L’idea è stata ispirata da mail e proposte concrete che abbiamo ricevuto. Abbiamo detto di no, ci siamo sentiti dire che eravamo viziati e irrispettosi. E allora abbiamo fatto quello che crediamo di saper fare meglio: comunicare in video. Non aspettando un cliente grosso che desse visibilità, ma guardandoci intorno. Siamo filmakers, rappresentiamo la realtà inventando personaggi, raccontiamo storie, questo è il nostro lavoro». La campagna è un messaggio di “resistenza” lanciato a tutti i giovani alle prese con l’inizio di una carriera nell’ambito delle professioni creative: si intende il giornalista, l’autore, il filmaker, il fotografo, il regista ed il grafico. Giusto per citarne alcuni. Professioni tanto affascinanti quanto demoralizzanti per i giovani alle prime armi. Sì, perché non esiste giovane che ad un colloquio per una di queste professioni non si sia sentito dire: “Non abbiamo budget, però ti offriamo la visibilità”. E si sa che con la visibilità non ci si compra da mangiare e non ci si paga l’affitto. Commenta Niccolò: «Ci siamo detti: ma perché ad un idraulico non le dicono mai ‘ste cazzate?». Ed ecco che proprio un idraulico è il protagonista di uno dei tre cortometraggi realizzati per la campagna, insieme ad un antennista e un giardiniere, ai quali il datore di lavoro propone di lavorare “aggratis” solo perché “offre visibilità”. La reazione di ognuno di loro è ovviamente spassosa e da gustare su Youtube.
Ma perché accade questo? «Per colpa di un mercato inquinato, non solo dallo scarso rispetto da parte di chi offre lavoro – continua Niccolò – ma anche da molti che accettano, forse perché non riescono a trovare una collocazione nel mercato a pagamento». Così nasce il circolo vizioso: di essere retribuiti non se ne parla, e quindi per un giovane alle prime armi è normale impegnare le proprie conoscenze, offrire le proprie potenzialità a costo, appunto, zero. «Non possiamo e non vogliamo dare colpe, né dire alla gente cosa fare, però se in effetti non esistesse nessuno che accetta di lavorare gratis, non ci sarebbero offerte del genere. Bisogna essere onesti e coraggiosi, se si è bravi, si ha valore».
Ma questo non basta: molti sul web hanno criticato la campagna – che in pochi giorni ha raggiunto un successo grandissimo – dicendo che i video “propongono un messaggio tanto consolatorio quanto falso”. Risponde Niccolò: «Siamo aperti a tutte le critiche, il nostro obiettivo era provocare, dare voce ad un sentimento. Accusarci di un messaggio consolatorio ci sembra però un po’ superficiale, anzi accusatorio: apriamo una questione, ma non è il nostro mestiere risolverla». E allora si guarda alle istituzioni, perché trovino i mezzi per regolamentare quella che spesso è una giungla senza regole. Ma prima di tutto è necessario un cambio di mentalità: «Speriamo che aprire un dibattito sia stato un modo per impostare una discussione, o una filosofia. Bisogna cambiare un po’ la cultura della creatività Da parte di ognuno, però, bisogna credere nel proprio talento e difenderlo». Gli Zero, che nel frattempo stanno ultimando il loro primo documentario, Erasmus 24_7, dedicato appunto all’Erasmus, sperano di aver gettato un amo. E ce lo auguriamo pure noi.
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