Attualità
Ragazzi di ieri
La loro Primavera
Un tempo lontano c’erano dei giovani. Le loro storie sono la nostra memoria. Le storie che ci hanno raccontato i nostri nonni. Tirando fuori una vecchia foto, intonando una canzone. Quando scelsero di “rottamare” e di rinascere
Redazione di Roma | 14 aprile 2014
ROTTAMARE

Il tema della cosiddetta “rottamazione” oggi monopolizza l’attenzione del dibattito politico. Nella storia non sono mancate fratture generazionali; tuttavia, i risultati più profondi in termini di rinnovamento si sono avuti quando tra vecchie e nuove generazioni si è determinata una saldatura incentrata sulle scelte di campo. La lotta di liberazione è un esempio proprio per l’irrompere diffuso di giovani cresciuti nel regime che, nella clandestinità, trovarono un terreno d’incontro con i vecchi protagonisti dell’antifascismo sconfitto da Mussolini. Quei giovani scelsero di “rottamare” il fascismo.


«A novantanove anni, ogni tanto, tendo a cadere. Perdo l'equilibrio e cado. E va bene. Però questa è stata la mia vita e io l'ho vissuta intensamente e con entusiasmo, soffrendo, amando e lottando. E ho continuato a fare. Se no, come si fa?»
Giovanna Marturano, Roma, 1912, studentessa



RAGAZZE DI IERI

Il contributo delle donne alla Resistenza è impressionante: 35mila partigiane combattenti, 20mila patriote. E le altre? Le ragazze di allora in campagna facevano chilometri in bicicletta, con ordini e messaggi nascosti fra i vestiti, con coraggio e incoscienza e lo spazio per un pensiero d'amore. Le donne nascondevano uomini nelle cantine o nelle soffitte, cucivano vestiti e cucinavano minestre, nelle periferie di Roma o di Milano.


«Si chiamava Giambattista, ma il suo nome di battaglia era "Fifa", anche se era coraggiosissimo. È morto nel 1944, a ventitre anni. L'ho saputo sei mesi dopo, a primavera, quando la neve si sciolse sul Monte Caio e il corpo fu ritrovato. Gli porto ancora i fiori. Dev'essere stato importante per me, se mentre ne scrivo me lo rivedo davanti agli occhi. L'unico nostro bacio è stato d'addio».
Anita Malavasi «Laila», Reggio Emilia, 1921, studentessa



IL 25 APRILE: LA FESTA DI TUTTI

È la festa di tutti. Per amarli e ricordarli. «Un'elementare spinta di riscatto umano» era, secondo Calvino, a spingere i nostri nonni nell'urgenza di quei giorni. Hanno saputo guardare oltre le macerie, hanno saputo immaginare mentre agivano e ridare un senso alle cose.

«In bicicletta si farà un giro di Pisa lasciando una rosa sopra ogni targa. È sempre difficile trovare gente per le commemorazioni, perché da noi gli eccidi più grandi sono avvenuti d'estate. Ma io credo che qualcuno verrà».
Giorgio Vecchiani «Lungo», Pisa, 1926, impiegato
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