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L'amaro in bocca
Gustose quanto dannose: ecco i lati oscuri delle bibite zuccherate che spesso accompagnano le nostre giornate. Attenzione anche ai coloranti
Chiara Venerucci | 3 ottobre 2016

Vi siete mai chiesti perché si dice che le bibite gassate siano da evitare? O perché sia meglio dare ad un bambino un bel frutto invece che un succo confezionato? Tutte esagerazioni o c’è del vero? Secondo quanto riportato dagli studi scientifici sembra tutto vero.
L’American Heart Association raccomanda di non somministrare zuccheri ai bambini con meno di 2 anni; dai 18 in poi la quantità ideale sarebbe 25 g al giorno.
Infatti l’assunzione eccessiva di zuccheri aggiunti aumenta il rischio di obesità e di malattie cardiovascolari del 38%. Assumere zuccheri in eccesso tutti i giorni significa incamerare facilmente calorie in più. Ma chi viene abituato fin da piccolo a questo tipo di alimentazione, anche da adulto è portato a preferirla a cibi come frutta, verdura e cereali integrali, molto più salutari per il nostro organismo. Pensate che l’Italia è tra i primi posti per l’obesità infantile, con il 9,8% di bambini che soffrono di questa patologia.
Secondo una recente indagine, il 41% dei genitori sostiene che i propri figli assumono bevande gassate, una delle principali fonti di zuccheri aggiunti.  
L’America sta tentando di arginare i danni che queste bevande causano ad adulti e bambini: ad esempio Philadelphia è stata la prima città a tassare di 1,5 centesimi ogni oncia (ovvero 29 ml) di bibita gassata. Una tassa che oltre a ridurre i rischi per i propri abitanti, i cui 3\4 sono obesi, porterebbe lo stato a guadagnare circa 91 milioni di dollari l’anno.
Dal 2018 anche nel Regno Unito entrerà in vigore la “soda tax” di 24 o 18 centesimi su tutte le bibite che contengono rispettivamente più di 8g di zucchero per ogni 100ml o 5g di zucchero per ogni 100ml: il guadagno per gli inglesi sarà di 27 miliardi di sterline l’anno.
E l’Italia? L’ex ministro della salute Renato Balduzzi aveva proposto nel 2012 una tassa di 3 centesimi su ogni bottiglietta da 33cl di bevanda zuccherata, ma tale provvedimento non ebbe seguito e fu soggetto a critiche e polemiche.
Una delle obiezioni principali è che non solo le bibite gassate, ma il cibo-spazzatura in generale è diventato sempre più economico degli alimenti sani, perciò bisognerebbe o tassare tutti cibi meno salutari o regolarizzare i prezzi e le offerte sulle maxi porzioni servite nei fast food, che non fanno altro che aumentare il consumo di questi alimenti.
E se la linea non vi preoccupa, sappiate che l’obesità non è l’unico rischio che queste bibite possono causare: infatti, un’alimentazione troppo ricca di zuccheri danneggia anche la memoria e la capacità di apprendimento. Alcuni ricercatori italiani dell’università Cattolica di Roma hanno scoperto che consumi eccessivi di glucosio sfavoriscono la riproduzione di cellule staminali dell’ippocampo, parte del cervello responsabile della memoria. Viceversa, un esperimento su topi da laboratorio privati di zuccheri per quattro settimane ha dimostrato un forte aumento di staminali neurali.
Quindi se depenniamo le bibite gassate dalla nostra dieta possiamo stare tranquilli? Non del tutto: altre fonti di zuccheri aggiunti sono sicuramente i succhi di frutta, ricchi anche di coloranti.
Molti coloranti alimentari sono naturali, ma alcuni sono del tutto chimici e talvolta potenzialmente dannosi. Dal 2010 è stata emanata una legge nella quale si stabilisce che sulle bevande contenenti coloranti E102, E104, E110, E122, E124 ed E129 è obbligatorio inserire la dicitura “possono influire negativamente sull’attività fisica e sull’attenzione dei bambini”. Avete letto bene: non si ritira dal mercato il colorante, ma si aggiunge un’avvertenza. Peccato che la scritta sia riportata in caratteri minuscoli sotto gli ingredienti, e spesso questi coloranti sono presenti nelle bibite vendute anche in formato famiglia, quindi accessibili anche per chi ha un budget limitato.
Spesso sono proprio i succhi di frutta a contenere più coloranti: di solito contengono frutta solo al 50% (in media), il resto sono coloranti, zuccheri e additivi, che conferiscono alla bevanda un valore nutrizionale minimo, quasi lo stesso di una bibita gassata. È evidente che essi non possono sostituire la frutta fresca, che contiene meno zuccheri e più fibra oltre alle vitamine, sostanze che neanche i succhi con il 100% di frutta apporterebbero.     
Se sui succhi c’è ancora molta disinformazione, in realtà la percezione negativa sulle bibite gassate è abbastanza diffusa. Per questo motivo i produttori devono adeguarsi: pensiamo al brand Coca-cola, che da poco ha lanciato sul mercato Coca Cola Life. Con il 36% in meno di zuccheri, a ridotto contenuto calorico, la nuova arrivata sembra mantenere lo stesso sapore, promuovendo uno stile di vita sano, ma concedendo comunque qualche sfizio.  In Italia sta avendo un grandissimo successo, come lo aveva avuto prima di lei anche la Coca-cola zero: sarà davvero una svolta salutare?

 

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