Scuola
Divergenze fra i presidi sull'abolizione della chiamata diretta degli insegnanti
R.B. | 29 giugno 2018

"Un'insegnante di Storia dell'arte aveva fatto esperienze in Germania dopo gli studi a Firenze: bravissima, ha innovato la didattica. Lo hanno fatto anche gli altri, tutti giovani e motivati. Ora conterà la fortuna: chi ti arriva arriva, si torna indietro. Invece sarebbe ora che i ragazzi avessero gli insegnanti che si meritano. Non tutti, per quanto bravi, sono adatti a tutte le scuole". L'amaro sfogo è di Maria Maullu, preside del liceo scientifico e artistico Brotzu in provincia di Cagliari, evidentemente favorevole alla chiamata diretta degli insegnanti ad opera dei presidi, prevista dalla Buona scuola varata dal duo Renzi-Giannini e abrogata dal neo-ministro Bussetti, in seguito ad un accordo con i sindacati.

Di diverso avviso Tiziana Sallusti, preside del prestigioso liceo classico Mamiani di Roma: "Se fosse stata una misura ben architettata e durevole nel tempo, allora poteva avere un senso. Ma non è andata così: da noi dei cinque selezionati, vere eccellenze, è rimasta una sola docente e per un anno. Abbiamo fatto un gran lavoro per nulla, dunque sono contenta che sia stata cancellata".

Sarà il nuovo anno scolastico a incaricarsi di dirci chi delle due avrà avuto ragione.

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