Interviste
Intervista ai Telesplash: "Non è più poesia!"
A tu per tu con il gruppo di Ponticino
Chiara Colasanti | 13 gennaio 2015
Come nascono i Telesplash e perché questo nome?
Nascono ormai tanti anni fa, in un paese Ponticino, piccolino in Toscana; ci piaceva suonare, siamo quattro amici e suonavamo tutti uno strumento diverso, si era fissati con la musica, soprattutto con quella inglese e abbiamo cominciato questa avventura così, per gioco! C'era questa forte passione, un po' come succede per tutti i gruppi... Il nome fu casuale perché noi stavamo già suonando tra di noi in quel periodo, eravamo un gruppo alle prime armi, e si trovò una specie di ingaggio in un concorso per band emergenti. Il barista che organizzava questo concorso, siccome al tempo noi ci si vestiva un pochino eccentrici al tempo, ci chiese se fossimo una band e che nome avessimo. In quel momento ci venne il nome “telesplash” pensando alla Telecaster, che è un tipo di chitarra Fender e a Slash, poi ci ripromettemmo di cambiarlo, ma alla fine ce lo siamo tenuto così!

C'è qualche aneddoto curioso circa il periodo che avete passato in studio per il vostro ultimo lavoro? Ho letto che la parola d'ordine è stata “divertimento”!
A freddo non me ne viene nessuno, anche perché siamo stati tantissimo in studio anche se in momenti separati: ci siamo divertiti tanto, anche perché noi ci si diverte sempre tanto quando si fa queste cose! Al momento non mi viene in mente nulla di simpatico! Ah, questa sì, questa posso dirtela che comunque fa sorridere: abbiamo registrato la prima parte del disco in agosto, in questo posto poco fuori Arezzo; un pomeriggio avevamo davvero tanta sete, ma era tutto chiuso nei dintorni e siamo stati obbligati ad andare a comprarla all'ospedale vicino, perché l'unico bar aperto era quello dell'ospedale!

Nel terzo album soffia questo vento di cambiamento, ma cosa non è più questo album rispetto al passato, rispetto a “Non è più poesia”?
Siamo cresciuti, quindi quello che era un gioco è diventata una cosa un pochino più importante per noi, sia come tempo dedicato che come tutto! Il gruppo in questo momento delle nostre vite ricopre un ruolo parecchio importante: “non è più poesia” nel senso che siamo cresciuti, abbiamo fatto due dischi, abbiamo un'esperienza che ci ha portati ad approcciarci diversamente alla cosa. I primi due dischi li abbiamo scritti di getto, da sognatori che sono convinti di poter cambiare il mondo della musica; adesso dobbiamo affrontare un periodo difficile per tutti, anche e soprattutto per noi che cerchiamo di vivere di musica. Siamo rimasti leggeri, siamo rimasti quello che siamo perché siamo fatti così, ma per noi quel titolo vuol dire tante cose! Abbiamo perso un componente storico per scelte comuni, in tranquillità, però si sono divise le strade con il nostro batterista storico che era anche l'autore e compositore, insieme a me, delle canzoni del gruppo. Abbiamo anche cambiato etichetta... insomma, sono cambiate molte cose, in meglio, in alcuni casi, in altri con dispiacere, ma è cambiato proprio il nostro modo di vedere le cose, anche con l'età, come è normale che sia. Questo modo di vivere non è solo poesia: avevamo più speranze, all'inizio e non lo dico perché voglio essere pessimista, ma siamo cambiati noi e le nostre vite insieme a noi: è un momento di presa di coscienza che non sempre è facile, ecco!

Come è nata “Canzone per uno studente”?
Quello è uno dei pezzi che ha scritto Salvatore, il vecchio batterista, dovrebbe rispondere lui! È stato un pezzo che ci è piaciuto subito a tutti. Quando siamo usciti, nel momento della “poesia”, come ti dicevo prima, siamo stati definiti proprio, passami il termine, “adolescenziali”, visto che venivamo visti come “freschi”. Questa è una canzone che voleva essere un filo conduttore con il passato: tutti e quattro noi componenti del gruppo al liceo abbiamo studiato poco purtroppo, ma ci siamo divertiti tanto ed è uno di quei periodi a cui si guarda con nostalgia. Sembra retorica spicciola, ma alla fine, se si va a vedere è così un po' per la maggioranza delle persone! Ovviamente cose meravigliose ci sono successe anche dopo, ma diciamo che la canzone di per sé vuole essere un po' nostalgica di partenza!

A proposito di “Freddo” e dell'incontro con Pupo cosa puoi dirci?
Come ti dicevo noi veniamo da un paese della Toscana, qui siamo 2000 abitanti, Pupo andava a scuola con i nostri genitori e ci ha visto crescere nel senso letterale del termine, come bambini e persone, non solo come musicisti! Essendo tanti anni che suoniamo e in paese è ovvio che siamo conosciuti anche per questo, è capitato che alla fine quella proposta di fare qualcosa insieme è diventata realtà! Pur essendo un gruppo indipendente che si muove in un certo ambiente non si era mai pensato di fargli una proposta, pur stimandolo tanto, ma ci è sembrata comunque una figata paurosa per il fatto anche del paese! Gli abbiamo fatto avere un pezzo per fargli sentire se gli garbava e se gli fosse andato di cantare; dopo averlo ascoltato ci ha detto “questo pezzo spacca, facciamolo” e così abbiamo lavorato insieme, ed è stato davvero una bomba! È nata spontaneamente proprio come ti ho detto!

Sogni nel cassetto e progetti per il futuro?
Speriamo che il disco vada bene, sempre meglio; dal 23 gennaio siamo in tour: partiamo da Arezzo e poi si girerà un po' tutta l'Italia! Speriamo che vada bene sia il tour che il disco; speriamo di poter andare avanti a fare questo mestiere bellissimo, portando avanti questo percorso! Sono due anni che non siamo in giro, quindi non vediamo davvero l'ora di tornare a suonare!

C'è una domanda che nessuno vi ha mai fatto durante le interviste a cui vorreste rispondere per poter parlare di qualcosa che vi sta particolarmente a cuore?
Questa è troppo difficile! Posso dirti che quella che ci fanno sempre è quella circa il nome della band... “Qual è il tuo piatto preferito?”... perché se ti dicessi altre domande partirei con dei discorsi semi incomprensibili e arriveremmo a stanotte! Il mio piatto preferito è la pizza margherita, quello degli altri non lo so, ma probabilmente sarà sempre la pizza... per dare quell'immagine classica dell'italiano scontato!
Commenti