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Giornata della Memoria: la testimonianza di Sami Modiano
"Quel giorno ho perso la mia innocenza. Quella mattina mi ero svegliato come un bambino. La notte mi addormentai come un ebreo”
Melissa Grifoni | 27 gennaio 2021

La Giornata della memoria è un evento internazionale che ogni anno viene celebrato il 27 gennaio, come giornata per commemorare le 15 milioni di vittime dell'Olocausto, una della pagine più buie che ha cambiato per sempre la storia dell’intera umanità. Il compito di questa giornata non è soltanto riportare alla memoria le milioni di persone uccise senza nessuna pietà nei campi di concentramento nazisti, ma ricordarci ,ogni giorno, tutte le discriminazioni subite da coloro che sono considerati diversi da noi. Tra le vittime più note dell’Olocausto ricordiamo il sopravvissuto Sami Modiano, uomo simbolo di Ostia al quale è dedicato un murales al Liceo Anco Marzio e che più volte ha portato nella nostra scuola la sua testimonianza contro l'orrore della Shoah.

Cosa significa Olocausto?

Il termine Olocausto indica il genocidio, gli atti commessi con l’intenzione di distruggere un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, di cui furono responsabili le autorità della Germania nazista ed i loro alleati nei confronti degli Ebrei d’Europa. Non solo gli ebrei furono vittime dell’Olocausto ma anche le popolazioni slave delle regioni occupate nell’Europa orientale e nei Balcani, i prigionieri di guerra sovietici, oppositori politici, gruppi religiosi come testimoni di Geova, minoranze etniche, omosessualiportatori di handicap sia fisici sia mentali.

La storia di Sami Modiano 

Sami Modiano nasce a Rodi il 18 luglio 1930 ed è un deportato ebreo italiano, superstite dell’Olocausto, uno dei pochi che riuscì a sopravvivere al campo di Auschwitz-Birkenau e attivo testimone della Shoah.

Quel giorno ho perso la mia innocenza. Quella mattina mi ero svegliato come un bambino. La notte mi addormentai come un ebreo”, scrive nel suo libro "Per questo ho vissuto. La mia vita ad Auschwitz-Birkenau e altri esili".

Appena arrivati nel campo, il 16 agosto 1944, gli uomini vennero separati dalle loro donne e Modiano rimase con suo padre. Il suo destino, essendo ebreo, era segnato: morire nella camera a gas, ma il padre riuscì a salvarlo. Nei mesi successivi perse sia la sorella che il padre, il quale avendo scoperto la morte della figlia, si consegnò volontariamente, conoscendo la fine che gli spettava.

Nel 1945 quando le persone erano sempre meno e le morti aumentavano sempre di più Modiano, durante la marcia da Birkenau verso Auschwitz , perse oramai le speranze accasciandosi a terra, ma venne salvato da due sconosciuti che lo lasciarono su un cumulo di cadaveri per mimetizzarlo. Al suo risveglio trovò altri superstiti del campo fra i quali Primo Levi e l’amico Pietro Terracina. Il giorno seguente giunsero i sovietici era il 27 gennaio 1945.

"Io ero adesso un uomo libero, ma in me non c'è stato nemmeno un secondo di allegria. Io mi sono sentito subito colpevole, un privilegiato".  Andò ad abitare in Italia dove non era mai stato prima di allora e dove ancora oggi abita, ma il ritorno alla vita è stato un percorso un lungo e faticoso percorso. 

In occasione della Giornata della Memoria dello scorso anno raccontò al pubblico la sua esperienza attraverso il docu-film “L’Uomo di Rodi” dove lo stesso Modiano in prima persona narra la storia della comunità ebraica di Rodi, tra le case del quartiere ebraico dell’isola greca.

 

 

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