Attualità
ABNE: Le voci del vissuto, GOAL in aiuto per una scuola più equa
Le storie di chi lotta speranzosamente per non lasciare indietro nessuno
Redazione | 4 febbraio 2024

Thomas Giuliani, coordinatore degli operatori del progetto, insieme al Dirigente scolastico Marco Fontana e ai ragazzi dell'Istituto Tecnico Economico "Cesare Battisti" di Bolzano, Luca Hoxha (15 anni) e Hagar N'khagaar (15 anni), parlano di GOAL e di come quest'esperienza ridia fiducia nello studio.

Quali sono i compiti e gli obiettivi dello youth worker e il loro modus operandi con i giovani?

I nostri interventi si pongono l'obiettivo di far star meglio i ragazzi all'interno del loro istituto e far sì che la loro giornata scolastica sia motivata e migliore rispetto a quando non facevano parte del progetto. I nostri educatori non sono insegnanti, ma figure che si affiancano a questi ragazzi in maniera individuale, al di fuori della classe, intervenendo su varie questioni: dalla didattica, all'organizzazione del loro materiale; dalla motivazione allo studio, al rapporto con gli insegnanti, fino al raccogliere i loro sfoghi e farli rendere conto delle loro potenzialità e delle loro concretezze scolastiche.

Quali sono le situazioni problematiche e di disagio maggiori che riscontrate nei ragazzi presi in esame?

La scarsa autostima in sé stessi è un tema forte. A volte basta un ascolto e dire ai ragazzi che hanno potenzialità, che hanno competenze, facendogli riconoscere il talento che possiedono e che non pensano di avere. Altre problematiche sonoinerenti alla scelta dell'istituto o la difficoltà di ri- uscire a rimanere concentrati in classe e riuscire a stare in un contesto di apprendimento.

Una domanda per i ragazzi. Descrivetemi questa esperienza di apprendimento.

LUCA: questo progetto mi sta aiutando in quanto sentivo di aver bisogno di sostegno su alcune materie, e quando ho bisogno di studiare o semplicemente di parlare di qualcosa, anche al di fuori della scuola, parlo direttamente con la mia educatrice. Nel complesso mi sono trovato bene e sento di avere raggiunto un livello di apprendimento più elevato.

HAGAR: questo progetto mi ha aiutato in tante cose. Grazie alla mia educatrice ho iniziato a capire il mio metodo di apprendimento e sono stata aiutata su come organizzarmi con lo studio durante la settimana, quali materie studiare e ripetere. Il mio obiettivo è migliorare anche nelle materie che a me non piacciono tanto, come matematica, però se voglio andare avanti devo per forza concentrarmi anche su quelle. Questo progetto mi sta aiutando abbastanza, però dovrei impegnarmi di più.

Ora il coordinatore: in quanto figura professionale come descriverebbe quest'esperienza?

Questo lavoro ti dà l'opportunità di mettere un piccolo mattone all'interno delle traiettorie di ragazzi e il mattone che posso mettere io, in quanto coordinatore degli educatori, è indiretto. Ma ho uno sguardo d'insieme su tutti i ragazzi coinvolti e nel vedere che alcune traiettorie vengono ben orientate lo scopo del mio lavoro è raggiunto.

Veniamo al Preside: come descriverebbe GOAL? Qual è stato il suo ruolo come dirigente?

Ho una certa esperienza del progetto e mi rapporto personalmente con la docente referente diprogetto, con i coordinatori di classe, con i coordinatori del progetto GOAL e con le educatrici. Insieme individuiamo studenti e studentesse che nei primi 1-2 mesi di scuola presentano difficoltà che richiedono un intervento educativo. Con scadenza mensile circa ci incontriamo nel mio ufficio per fare il punto della situazione, analizzare caso per caso e prevedere insieme i prossimi passi da fare. Inoltre, per i casi estremi di ritiro, ragioniamo su ulteriori iniziative, quali un percorso di rientro graduale, un orario personalizzato, un orientamento verso altro percorso scolastico o verso il mondo dell’apprendistato, se l’età lo consente. In questi termini ridarei fiducia al progetto.

Commenti