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Paese di navigatori...digitali
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Solo trent’anni fa chattare su Messanger o ascoltare musica in streaming era qualcosa di impensabile: ecco come si è sviluppato internet in Italia
Lorenzo Capaccioni | 15 giugno 2016

Comunicare sulla lunga distanza è sempre stato un problema dell’uomo. Ne fu testimone ad esempio l’Impero romano: la difficoltosa comunicazione fra province e il centro nevralgico fu complice del suo crollo. “Solo” 1500 anni dopo un’invenzione ha rivoluzionato per sempre il mondo della comunicazione. Nel 1969, insieme al primo allunaggio, venne realizzato ARPAnet, a cui erano collegati 23 computer. Creato dal dipartimento della difesa degli Stati Uniti, in piena Guerra Fredda, fu la prima rete di computer a scopo militare mai creata. Era l’embrione di internet.

 

UN PING PER GLI USA

E fu proprio alla rete ARPAnet, che nel frattempo stava andando in disuso, alla quale l’Italia si collegò per la prima volta il 30 aprile del 1986, dal Centro nazionale universitario di Calcolo elettronico di Pisa. Fu mandato il primo “ping” negli USA, a cui pervenne risposta, precisamente dalla Pennsylvania, con un semplice “ok”.

«Tutto lì. Nessun brindisi, nessuna particolare euforia». Così racconta oggi uno dei pionieri della riuscita: infatti l’evento non fu apprezzato a dovere, sia in Italia che all’estero, anche se fummo il quarto Paese europeo, dopo la Gran Bretagna, la Norvegia e la Germania, ad effettuare il collegamento.

 

IL WORLD WIDE WEB ARRIVA IN ITALIA 

Anche se Internet vero e proprio nacque il 27 ottobre del 1980 come la fusione di più reti, compresa ARPAnet, ciò che lo rese popolare e di facile utilizzo fu la nascita del World Wide Web (WWW) il 1 agosto del 1991, ad opera del fisico Tim Barners-Lee, e la sua pubblica diffusione, da parte del CERN, nel 1993. E così da 10 mila computer collegati nel 1987, nel 1996 si raggiunsero i 10 milioni. Questa grande diffusione fu dovuta al facile utilizzo che W.W.W. regalava nella sua immensa “libreria”, ma anche grazie ai provider (fornitori di servizi internet) che andarono formandosi in molti Paesi, anche in Italia. Il 13 giugno 1994, mentre Sony si preparava a mettere sul mercato la prima console che avrebbe accompagnato generazioni di giovani videogiocatori, faceva la sua prima comparsa sul mercato i.Net, il primo provider italiano, inizialmente per aziende di medie e grandi dimensioni. Fondato da Marco Negri, Franco Groppi e Stefano Quintarelli, fu successivamente proposto al pubblico, rispondendo anche alla domanda che il mercato richiedeva giorno dopo giorno. Nacque negli stessi anni il primo programma di messaggistica, il C6 Multichat, creato e progettato interamente in Italia dalla Telecom. Nel 1996 nacque Arianna, il primo motore di ricerca italiano e nel 2000 la Presidenza del Consiglio, guidata al tempo da Massimo D’Alema, registra il primo sito governativo, governo.it.

 

GLI ANNI DUEMILA

I primi modem con cui le famiglie italiane si sono collegate alla rete si ricordano generalmente bene: erano quelli analogici da 56KBit/s, collegati al telefono, che con il loro inconfondibile suono hanno cresciuto la generazione digitale. Dobbiamo aspettare l’inizio del nuovo millennio per la terza generazione di modem, l’ADSL, la banda larga, fino ai 30MBit/s. Man mano l’Italia è sempre più in rete: nel 2011 il 50% della popolazione italiana è collegata ad internet. Nel 2013 più della metà della popolazione mondiale è online. Internet diventa così un fattore di massa, che risponde alle esigenze di un mercato in continua crescita: in poco più di tre anni nascono enciclopedie online (Wikipedia 2001), social network (Facebook 2004), e piattaforme di video sharing (Youtube, 2005). 

 

LA BANDA LARGA

Ma è proprio con il nuovo millennio che il nostro Paese rimane indietro, scivolando agli ultimi posti per la diffusione della banda larga. Tutto, ora, si concentra negli 11 miliardi stanziati dal governo per riuscire a coprire, entro il 2020, tutta la penisola con la banda larga. Nel mondo oggi ci sono quasi 3 miliardi di computer collegati e una società che è cambiata radicalmente, a partire dall’approccio dell’uomo alla realtà e alle sue conoscenze, lasciando tutto a portata di un clic.
Che sì facilita la vita, ma rende anche dipendenti. Prezzo equo? 

 
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