Cinema e Teatro
L'arte della matematica
Una porta verso l'irraggiungibile
Archimede, Pitagora, Euclide, Fibonacci. Nel film “Una magia saracena” la matematica prende vita e si relaziona con la quotidianità in un universo distopico dove la ragione regna sovranascita dall’età dei teen, Francesca Michielin pubblica “di20”, un disc
La Redazione | 3 dicembre 2015

 

In  un futuro più vicino di quanto sembri, la razionalità fredda e meccanica la fa da padrone, sorretta da un esercito di persone-automi, istruite a non permettere all’arte di scaldare gli animi, o di alleviare le sofferenze attraverso il potere curativo della musica. Non stiamo parlando del solito blockbuster fantasy, ma di Una magia saracena, film prodotto da Feel Center srl e presentato al Festival del cinema di Roma che mira a sensibilizzare il giovane pubblico all’importanza della matematica nella vita di tutti i giorni. In un mondo di regole e comandi, il protagonista Leonardo porta avanti un movimento di giovani che si fanno chiamare Foolish, nome parlante per l’insensatezza apparente della causa che vogliono difendere: l’abolizione del divieto di praticare qualsiasi forma d’arte.

Il film, naturale conseguenza di una tradizione di spettacoli teatrali che da anni porta avanti Spettacoli di Matematica, che ha firmato la consulenza scientifica e artistica della pellicola, è stato portato avanti da un team che ha condiviso un progetto, quasi una missione: aprire una parentesi tutt’altro che tradizionale sul mondo della matematica. «Una magia saracena - racconta Vincenzo Stango, sceneggiatore e regista - è il pieno coronamento di un’idea: rendere visibili e accessibili ad un pubblico giovane concetti puramente matematici. La grande forza del mezzo, il cinema, è stata ciò che ci ha permesso il vero salto nell’immaginario, non solo a livello di grafica e effetti speciali».

La matematica è una pericolosa magia saracena o uno strumento dell’uomo per la comprensione della realtà? Questo il grande quesito di chi prima di noi si è avvicinato a questa disciplina e che dà adito a riflessioni sul valore della matematica non solo come scienza ma anche come arte.

Commenta Stango: «Il pretesto della matematica serve a ridurre sempre di più il confine che c’è fra arte e scienza. La matematica è una delle tante discipline che noi di Spettacoli di Matematica consideriamo artistiche come letteratura, pittura o danza. Ci serve per stimolare tutti coloro che si sono allontanati dal concetto artistico delle materie scientifiche, dal concetto di arte come processo creativo. Per noi la matematica è una forma d’arte così come L’Infinito di Leopardi o un quadro di Gauguin».

E delle cosiddette scienze umanistiche, nel film, c’è molto. Ma non è da trascurare il messaggio ideologico che si nasconde dietro a questo contesto apparentemente didattico. «La matematica, quella matematica che permette percorsi esplorativi di astrazione, che stimola la creatività e ci avvicina all’irraggiungibile, va separata da un altro tipo di matematica, quella per raggiungere obiettivi o risultati». La matematica della mente, non del calcolo, ha quindi bisogno di essere difesa come qualsiasi passione, come la libertà di espressione. 

E infatti Leonardo, bloccato in carcere non può che alimentare questa sua inclinazione al ragionamento e alla cultura: scrive citazioni su fogli, spiega la matematica ad altri carcerati, portando lo spettatore a riflettere su ciò che lo circonda e insegnandogli una grande verità: «Guardarci intorno ci permette di scoprire la matematica nelle cose più semplici: in un raggio di una ruota, nei girasoli, nella scansione del tempo che cambia a ritmi regolari. Tutto ciò che ci circonda è riconducibile ad un principio matematico. La matematica è una filosofia, un modo di pensare, non va vista come qualcosa di dogmatico, didattico o scolastico, ma come una grande possibilità dell’uomo di pensare sotto forma di segni e numeri».

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