Interviste
Ho iniziato a vivere il 4 giugno del ’44
L’avvocato Renzo Gattegna, ex presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI), ci racconta la sua infanzia e riflette sui pericoli del rinascente fascismo
Roberto Bertoni | 27 gennaio 2019

Chi è Renzo Gattegna e come è stata la sua infanzia? 

Sono nato a Roma da famiglia ebraica, romana da secoli, esattamente un anno dopo che il regime fascista, per iniziativa di Mussolini e con il consenso del re Vittorio Emanuele III promulgò le Leggi razziste che ridussero gli ebrei a cittadini italiani di “razza inferiore” ai quali era negato il diritto di studiare e lavorare.

Pochi mesi dopo l’entrata in vigore di quelle leggi discriminatorie iniziò una ferocia persecuzione che negò agli ebrei lo stesso diritto di vivere. Sia in Italia e in Germania che nei Paesi europei occupati, dall’autunno del 1943 la persecuzione degenerò in un vero e proprio genocidio finalizzato all’annientamento fisico e culturale di tutte le comunità. 

La comunità ebraica italiana era composta da circa 25.000 persone e subì la perdita di circa 8.500 fra uomini, donne e bambini uccisi in parte in stragi di civili e in parte deportati nei campi di sterminio in Germania e in Polonia. In Italia furono creati vari campi di concentramento: a Ferramonti in Calabria, a Fossoli in Emilia, a Bolzano e nella Risiera di San Saba a Trieste. La mia famiglia rimase a Roma, abbandonò la propria casa, nella quale poi fu ricercata da bande di fascisti e di nazisti, per arrestarla e deportarla, e visse nascondendosi e cambiando continuamente la propria dimora in quartieri periferici della città. La fine di quell’incubo si avverò il 4 giugno 1944 quando l’esercito alleato, risalendo l’Italia dal Sud, liberò Roma accolto trionfalmente dalla popolazione mentre i fascisti e i nazisti fuggivano verso Nord, oltre la linea gotica. 

I primi ricordi della mia infanzia iniziano proprio dal giorno straordinario in cui potemmo uscire dai nostri nascondigli, camminare nelle strade e nelle piazze di Roma e andare ovunque senza la paura di essere arrestati e deportati in quanto ebrei. Subito dopo iniziai a frequentare l’asilo comunale e poi proseguii gli studi fino alla maturità classica; successivamente mi iscrissi alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università La Sapienza di Roma.

 

Che importanza ha avuto, nella sua via, il fatto di essere ebreo?

L’essere ebreo è sempre stato vissuto da me come un fatto stimolante e positivo perché qualsiasi minoranza, per sopravvivere, è costretta a studiare, a leggere, a comunicare e a spiegare a tutta la società della quale si fa parte le proprie caratteristiche e i propri valori di riferimento.

 

Cos’hanno significato per l’Italia le Leggi razziali e la mattina del 16 ottobre 1943, giorno della deportazione di oltre mille ebrei residenti nel Ghetto di Roma? Quando è nata, se è nata, nella popolazione la coscienza di Auschwitz e la percezione esatta di cosa sia stato?

La promulgazione delle leggi razziali del 1938 è stata vissuta dagli ebrei, ed è stata nella realtà, un vile e inqualificabile tradimento perpetrato dallo Stato italiano nei confronti di una parte dei propri cittadini. Cittadini che avevano per secoli contribuito alla costruzione del Paese e all’arricchimento del suo patrimonio civile e culturale.

La prova inconfutabile di questa profonda integrazione è stata che molte delle vittime della Shoah furono deportate e uccise perché non si nascosero tempestivamente in quanto non riuscivano a credere che il governo italiano sarebbe arrivato a commettere, nei loro confronti, crimini così gravi e disumani.

 

Esiste oggi una coscienza dell’Olocausto? Quanto è elevato il rischio che il progressivo affievolirsi della memoria storica induca i ragazzi a subire il fascino dei rigurgiti nazi-fascisti cui stiamo assistendo un po’ ovunque in Europa?

Sia in Italia che in altri Paesi europei un’alta percentuale di persone non è stata ancora in grado di compiere una vera e profonda presa di coscienza di ciò che è accaduto in tutta l’Europa dal 1938 al 1945 e quali siano state le gravi responsabilità dei regimi fascista e nazista che si sono macchiati dei più gravi crimini contro l’umanità.

Questo vuoto di conoscenza e di coscienza costituisce una grave lacuna che potrebbe indebolire nei giovani la determinazione a difendere i valori fondamentali di libertà e uguaglianza.

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