Interviste
Un quarto d'ora a scuola, in collaborazione con l'ANP
Giulia Metalli | 8 aprile 2022

Giustizia e pace nascono nelle nostre relazioni quotidiane, nelle parole che diciamo (o non diciamo), nei gesti che compiamo (o non compiamo), nelle decisioni che prendiamo (o non prendiamo)”. L'appello di Paolo De Nardo, Dirigente scolastico degli Istituti Comprensivi III e IV di Udine, rivolto in una lettera agli alunni e ai professori, riassume la politica che le scuole italiane, quelle da lui gestite in primis, stanno attuando nell’accoglienza dei profughi dall’Ucraina. Come ha voluto sottolineare il Preside infatti, il diritto all'istruzione prevale su tutto, la prima cosa di cui ci si occupa in Italia è dare la possibilità ai bambini di frequentare la scuola.

Fatti, non solo parole: le scuole italiane, da Nord a Sud, si preparano all’accoglienza dei rifugiati, accompagnati e non. Seppure le procedure burocratiche siano ovviamente diverse, si sta facendo di tutto per garantire il diritto all’istruzione. La Dirigente Pinella Giuffrida dell’Istituto Elio Vittorini di Siracusa, ci ha spiegato in che modo il suo Istituto si sta preparando. L’idea è quella di fare gruppo, i bambini e i ragazzi ucraini saranno inseriti per età nelle varie classi e saranno organizzate attività extracurricolari impegnandoli sia tra loro che con gli altri studenti.

Uno dei problemi fondamentali sarà il superamento della barriera linguistica. Secondo una circolare del Ministero saranno stanziate risorse per i mediatori linguistici, questo però potrebbe essere un problema in futuro per il loro numero limitato. Se gli arrivi saranno consistenti, la scuola potrebbe quindi avere difficoltà e bisognerà affidarsi non solo a professionisti ma anche a volontari. Tra gli insegnanti di Udine alcuni professori che conoscono la lingua russa hanno dato già disponibilità di svolgere gratuitamente delle ore di mediazione. Quella del ricorso a volontari è una strada imboccata anche a Siracusa, che ha attivato un protocollo di intesa con l’Università Kore di Enna, la quale fornirà alla scuola neolaureati e laureandi tirocinanti nel ruolo di mediatori. L'aiuto dell’Università riguarderà anche l'aspetto psicologico. Come ci ha detto la Preside Giuffrida: “Non dimentichiamoci che questi bambini arriveranno traumatizzati. Più piccoli sono meno possibilità di espressione hanno, di tirare fuori questo orrore della guerra. Stiamo ragionando in termini di psicoterapia di gruppo per fasce d’età”. E anche a Udine il Preside De Nardo assicura che è già garantita la presenza di uno psicologo scolastico e si valuterà poi di attivare un canale con specialisti in stress post-traumatico, soprattutto per coloro che hanno vissuto la parte più drammatica e cruenta della guerra. Gli aiuti non si fermano all’accoglienza. Come ci fa notare la Preside di Siracusa anche le famiglie che non ospiteranno i bambini si vogliono rendere utili mettendo a disposizione tutto quello che serve, la presa in carico del bambino sarà comunitaria. Udine non rimane indietro, come spiega il Preside, il desiderio che ha nei confronti dei suoi alunni è dar loro la possibilità di fare qualcosa, organizzando una raccolta settimanale di beni di prima necessità da inviare agli sfollati in Moldavia.

La risposta all'accoglienza da parte degli alunni italiani è positiva da Nord a Sud. Chiaramente, sottolinea De Nardo, è necessario illustrare agli studenti quello che sta capitando, sensibilizzando soprattutto i bambini al fatto che i nuovi arrivati abbiano bisogno di tranquillità, quindi non dovranno essere troppo curiosi, trattarli normalmente e accompagnarli magari nell'apprendimento della lingua. Anche a Siracusa la scuola ha ragionato su come spiegare ai bambini la guerra. “Quello che abbiamo cercato di fare da subito è curare i bambini, lavorando con loro, spezzando le paura ma parlando di guerra, pace e cooperazione tra i popoli”. Accoglienza significa dunque fornire servizi e una nuova stabilità con un'attenzione particolare al mantenimento delle radici e alla situazione che stanno vivendo i profughi.

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