Attualità
Liberalizzazione dei vaccini, perché sì e perché no
Vantaggi e svantaggi dell'eliminazione dei brevetti vaccinali
Morgana Gatti | 28 May 2021

Complice la pandemia, più che mai in questo periodo sono tornati sotto i riflettori i vaccini e, con essi la problematica legata alla liberalizzazione dei brevetti.

Cosa significa brevettare

Brevettare un’idea significa tutelare e proteggere le invenzioni che apportano una novità relativamente a prodotti o procedimenti, soluzioni nuove e innovative in risposta a un problema tecnico, e che sono adatte ad avere un’applicazione industriale. La loro registrazione è compito dell’ “Ufficio italiano brevetti e marchi” che permette di acquisire la concessione con un costo variabile a seconda della domanda.  I brevetti sono per definizione di durata limitata e, alla loro scadenza, non possono essere rinnovati. Normalmente la scadenza è di 20 anni, ma possono scendere a 10 per un modello di utilità, ovvero nel caso in cui serva una  modifica di oggetti esistenti che comporti la creazione o introduzione di una maggiore utilità o facilità d’uso dell’oggetto stesso. All’interno del periodo di durata dei brevetti, è vietato a terzi, salvo consenso del titolare, di produrre, usare, mettere in commercio, vendere o importare il prodotto in questione. La legislazione internazionale vigente (TRIPs – Agreement on Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights)  prevede però la possibilità di sospendere un brevetto in caso di emergenze di sanità pubblica, concedendo licenze per la vasta produzione dei prodotti necessari.  

Covid e vaccini

Durante la pandemia, grandi società farmaceutiche hanno investito nell’innovazione e nella ricerca arrivando, in tempi record, a produrre vaccini efficaci contro il Covid, vaccini, che, ovviamente, sono stati prontamente registrati. Occorre però evidenziare che questo importante risultato è stato ottenuto grazie alle sovvenzioni governative imponenti che sono state elargite alle case farmaceutiche: 11 miliardi di dollari gli USA, 16 miliardi di euro la Commissione Europea. Approfittando della possibilità espressa dalla legislazione internazionale, i governi di India e Sudafrica il 2 ottobre 2020 hanno inviato all’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) una proposta con cui chiedono una deroga ai brevetti e agli altri diritti di proprietà intellettuale in relazione a farmaci, vaccini, diagnostici, dispositivi di protezione personale, e le altre tecnologie medicali per tutta la durata della pandemia, fino a che non sia stata raggiunta l’immunità.

Perché liberalizzare

A maggio di quest’anno anche il Presidente degli Stati Uniti, Biden, che prima di si era opposto alla proposta di liberalizzazione dei vaccini avanzata dai governi di India e SudAfrica, ha cambiato idea, forse perché ha ben chiaro che oramai le case farmaceutiche i guadagni li hanno fatti, inoltre ciò che sta accadendo in India rischia di avere conseguenze economiche a livello globale, quindi anche per gli Usa, si è quindi deciso ad avanzare la proposta di sospendere temporaneamente i diritti sui vaccini anti Covid-19, proprio in nome del diritto globale alla salute. Tale suggerimento ha trovato molti consensi fra i Governi di numerosi Paesi. Proprio per gli enormi finanziamenti che le case farmaceutiche hanno ricevuto dai governi, ci si aspetta che ne restituissero almeno una parte alle milioni di persone che per mancanza di distribuzione o di denaro stanno morendo. 

Perché no

Contrarie sono ovviamente le società farmaceutiche che non sono concorde a dover cedere la proprietà intellettuale. Secondo l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla i brevetti non sono un fattore limitante nella produzione e distribuzione del vaccino, soprattutto nel breve e medio termine. Ci vuole solitamente 1 anno solo per allestire un nuovo sito di produzione, poi occorre pensare alla fornitura di materie prime ed alla formazione di personale esperto. Se tutti i requisiti non sono soddisfatti, si potrebbe mettere a rischio la salute dei vaccinati, non solo si potrebbe avere un problematico effetto opposto quello legato al dirottamento delle risorse e delle materie prime verso siti di produzione meno efficienti, determinando difficoltà nelle consegne di molte aziende ed il rischio di un aumento della contraffazione dei prodotti.

Una proposta alternativa

Forse, per raggiungere lo scopo finale, ovvero che tutti, indipendentemente dalle condizioni sociali ed economiche,  possano accedere in egual misura ai vaccini, si potrebbe fare un passo intermedio, ovvero rimuovere il blocco alle esportazioni che oggi gli Stati Uniti per primi e Regno Unito continuano a mantenere, soprattutto in considerazione del fatto che la popolazione di questi due Paesi è oramai largamente vaccinata e non vi sono, al momento, problemi di disponibilità. L’Ue può essere presa ad esempio: al momento ha esportato più di 200 milioni di dosi.

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