Attualità
Avere fretta di diventare grandi e altre cose che avrei voluto sapere prima di iniziare l’università
“Quando sarò grande” è la frase che mi ha accompagnata per tutta la mia adolescenza, e ora che ho messo piede nel mondo degli adulti forse preferirei tornare indietro
Gaia Canestri | 20 giugno 2025

Sono sempre stata una di quelle persone che conserva le cose importanti, e con cose importanti intendo quelle che impili dentro una bella scatola che apri dopo anni e ti ritrovi a guardarle con occhi grandi e pieni di nostalgia. Pensate che ho alzato talmente tanto il gomito con la filosofia "cose belle che un giorno mi faranno piangere" che mi ci è voluta una casetta di legno in giardino per conservarle tutte. Comunque a quanto pare è arrivato il momento in cui mi sono sentita un po' adulta e ho avvertito la necessità di aprire qualche scatola; iniziando dai vecchi diari di scuola. Si lo so, può sembrare stupido conservare i diari, il 90% della popolazione al massimo conserva i libri casomai servisse qualche nozione di storia, geografia o quello che vi pare; ma a me è sempre importato più delle note scritte al margine che delle nozioni, così ho conservato i diari. Lì dentro ho appuntato per anni, da quando ho imparato a scrivere, le cose divertenti che succedono in classe, i compiti noiosi e le verifiche, ogni data, compleanno, evento, ho disegnato le facce dei miei amici, giocato a tris con i compagni di banco, inventato lingue inesistenti e scritto segreti. Oltre ad essere tutti di sfumature del blu i miei diari hanno in comune quello che definirei un mio tratto caratteristico: l'incessante fretta di crescere, in questo caso declinata in una pagina con un enorme conto alla rovescia alla fine della scuola.  270 e passa giorni che già da settembre mi guardavano dritto negli occhi aspettando di veder colorata sopra di loro una bella X rossa.

Costruire castelli di aspettative 

Io questa storia dei migliori anni della nostra vita non me la sono mai bevuta al liceo, ma come fa qualcuno a venire da me e dirmi "goditi questi anni che poi è peggio" senza neanche conoscermi? Sarà che tutto il liceo l'ho passato a contare le ore al tintinnio della campanella, i giorni che rimanevano per concludere la settimana, poi il mese, l'anno, il biennio, il triennio e così via, per arrivare, dopo cinque sudati anni di versioni 4 volte a settimana e 3 ore di treno al giorno, a godermi quelli che sarebbero stati davvero i migliori anni della mia vita: l'università, il posto dove finalmente sei grande e puoi decidere cosa studiare, come studiare, e perfino quando farti esaminare; la visione di un sogno. Non fraintendetemi, non è che gli anni del liceo non mi siano piaciuti, anzi, ho amato la mia scuola, i piani di scale infiniti, la classe numerosa che è diventata una famiglia, i professori, il tragitto per arrivarci, persino la fatica dello studio notturno e la sveglia alle 5, a dirla tutta ci ho trovato addirittura l'amore tra i corridoi stretti del palazzo; è che il futuro mi è sempre sembrato più attraente e stimolante del presente: anche di fronte alla giornata perfetta ho pensato a quanto sarebbe stato bello il "dopo"; e alla fine a forza di costruirmi castelli di aspettative quegli anni lì, quelli delle crocette sul diario, è come se non li avessi mai vissuti.

Mi sono accorta che qualcosa era andato storto nel mio piano per la vita perfetta nel momento in cui ho sceso i gradini della scuola per l'ultima volta, con dei fiori in mano, i miei compagni accanto e una frase che mi ronzava un po' troppo rumorosamente nella testa: Dum differtur vita transcurrit. Mentre si rimanda la vita se ne va. Davanti a me, nella busta del tema del mio esame, c'era il riassunto degli ultimi 5 anni a guardarmi dritto negli occhi e giudicarmi, forse (e questo lo capisco solo ora) a lanciarmi un ultimo avvertimento. Effettivamente tra un procrastinatore seriale e un spuntatore compulsivo di cose da fare su una lista non c'è nessuna differenza: per entrambi il tempo scorre portandosi via pezzetti di vita non vissuti.

Poi l'estate è passata e ho visto "gli anni migliori della mia vita" avvicinarsi, peccato che quando ho aperto la porta del castello che mi ero costruita con fatica e rinunce negli anni mi sono resa conto che al suo interno non c'erano lampadari decorati e fiori colorati, ma un mucchio di ragnatele e lampadine fulminate. E la cosa peggiore è che quando passi anni a rinunciare alle cose più svariate e alle persone per costruire mondi di aspettative, e poi questi ti si sgretolano in mano, non c'è più nessuno che ti aiuti a rimettere insieme i pezzi. 

Brucia le liste di cose da fare e smetti di mettere crocette sui giorni 

Una cosa positiva però c'è: sembra che dall'abitudine di non godersi mai il presente si possa guarire. Oggi sogno di aprire una porta e non sapere, non avere neanche immaginato, cosa c'è dietro; certo ci vorrà un po' per smettere di addobbare le persone, le cose e il futuro con le aspettative, ma si può fare.

Insomma, se anche tu conti i giorni che mancano alla fine della scuola e riempi le tue giornate con liste di cose da spuntare, chiudi il tuo diario e goditi le persone che hai a fianco, goditi quelli che magari non saranno i migliori anni della tua vita, ma perlomeno  anni in cui avrai vissuto davvero.

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