Attualità
Il silenzio esiste?
Quello fisico forse no, ma quello psicologico senz'altro sì
Morgana Gatti | 28 maggio 2021

Alla domanda “cos’è il silenzio?”  la prima definizione del vocabolario è questa: il silenzio è l’assenza di suoni, di rumori, di voci.  

L'esperimento di Cage

Un grande musicista-filosofo, John Cage, ha affermato che il silenzio non esiste.  Un giorno si è fatto chiudere in una camera anecoica (Il termine, dal greco, significa "privo di eco") dell’università di Harvard, costruita in modo da annullare completamente sia i rumori provenienti dall'esterno sia la riflessione sulle pareti interne dei suoni prodotti all’interno della stanza: lui ne ha sentiti comunque due: i battiti del suo cuore e la circolazione del sangue. Se da un punto di vista fisico il silenzio è l’assenza di onde sonore, sotto altri punti di vista il silenzio è qualcosa di molto più complesso e profondo. Può assumere diversi significati, trasmette sensazioni, quindi il silenzio ha una voce.

Silenzio psicologico

Eppure, quello che esiste senza dubbio, è  il silenzio dell'incomunicabilità: un silenzio che separa e divide, un silenzio di chiusura, che significa: «Non c’è più niente da dire»; allo stesso modo, esiste il silenzio dell’indifferenza e della solitudine: c’è un aspetto della solitudine che è positivo. È quello in cui una persona sa stare bene con se stessa anche in silenzio, ma quando la solitudine non è libera scelta assume un significato negativo: è una condizione di isolamento che ci fa soffrire. Il silenzio della rassegnazione è un particolare adattamento dell’animo alle avversità della vita , subentra quando non si vedono vie d’uscita. Nella vita chiunque di noi si è scontrato con questo sentimento che ci porta a non reagire, a soffrire restando in attesa che la situazione cambi, mancano le forze e la volontà di essere attori protagonisti della vita; il silenzio omertoso:  Il «non dire» come scelta per evitare determinate conseguenze. È un silenzio doloso, complice, che nasce dalla paura di ricevere un danno dall’esporsi; il silenzio come forma di rispetto:  «il minuto di silenzio» in memoria di chi non c’è più è considerato una grande  forma di rispetto, utile per non dimenticare; infine c’è l’armonia del silenzio: il silenzio di chi riconosce la grandezza e la meraviglia di ciò che gli sta di fronte. È un silenzio che comunica un senso di pace e tranquillità e che pone le migliori condizioni per l’attività psichica e spirituale. Il silenzio quindi NON è esso stesso silenzio.

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