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Ambrosio, direttore Normale di Pisa: "Matematica? Una materia per giovani"
Il direttore della Normale di Pisa assicura: “Come nello sport, le menti più fresche sono le più performanti”
Leonardo Durante | 3 ottobre 2023

Luigi Ambrosio è uno dei più importanti matematici del nostro Paese, direttore della Scuola Normale Superiore e fresco vincitore del premio Riemann. Noto per i suoi contributi al calcolo delle variazioni e alla teoria geometrica della misura, è socio corrispondente dell'Accademia nazionale dei Lincei e ha vinto il Premio Bartolozzi, il Premio Caccioppoli, il Premio Balzan e il Riemann Prize. La matematica è una materia per giovani assicura ai microfoni del podcast Pillole di Scienza.

 

Come si è appassionato alla matematica?

Ho sempre avuto una grande attrazione per la matematica, sin dai 9/10 anni quando mio nonno mi spiegava i trucchi per fare i calcoli più velocemente. Nella vita ho avuto alcuni professori molto appassionati e bravi a motivarmi. L’interesse nel campo delle variazioni invece è venuto un po’ più tardi, grazie a un incontro fortunato con il più grande matematico dell’analisi del ‘900, Ennio De Giorgi, che mi ha portato in quella direzione. Quello che più mi avvicina alla matematica sono gli aspetti concettuali, quelli pratici ma anche soprattutto la sorpresa che questi due aspetti vanno a braccetto.

 

La matematica pone tantissimi ostacoli. Come superarli?

Serve una buona combinazione di ambizione, entusiasmo per la materia e umiltà. Personalmente, pensavo di conoscere tante cose di matematica quando sono arrivato all’università ma nella prima lezione di algebra astratta non ho capito assolutamente niente. La matematica è un po’ come l’allenamento: bisogna allenare il muscolo del pensiero facendo esercizi e risolvendo problemi. Alla fine si impara ad apprendere la matematica astratta, quella concettuale, che è la vera matematica.

 

Quali incontri l’hanno segnata più di tutto?

Il primo è stato con il mio maestro, Ennio De Giorgi ma la matematica è una materia collaborativa: esistono pubblicazioni a nome singolo, ma la maggior parte sono fatte in gruppo e in maniera non gerarchica. Spesso capita che professori e studenti collaborino insieme perché la matematica è una materia per giovani.

 

Eppure le donne ancora faticano ad affermarsi nel mondo delle STEM (discipline scientificotecnologiche) a causa di pregiudizi e stereotipi ancora molto forti nel nostro Paese.

L’assenza di donne negli studi scientifici è un problema presente in tutto il mondo. Però alcuni processi positivi sono in atto: si registra una crescita di insegnanti universitarie e di studentesse anche se siamo ancora lontani dal raggiungere la parità che in altri ambiti (penso alla medicina o alla giurisprudenza) si è ormai quasi raggiunta. Però sono ottimista, penso che certi stereotipi culturali si stanno pian piano superando, anche se non certo alla velocità della luce.

 

Ha qualche parola di saggezza da condividere con i giovani matematici che ci leggono?

Il consiglio che do sempre è che le storie sono molto individuali e bisogna stare attenti a non emettere giudizi tranchant in senso positivo o negativo. Ho visto allievi di cui si capiva immediatamente “la derivata” ma anche allievi che, come il sottoscritto, hanno avuto problemi iniziali o hanno un temperamento che li porta più in profondità che in ampiezza e che quindi non danno subito nell’occhio. Io voglio rassicurare i giovani sia per quanto riguarda le capacità che per le tempistiche: c’è chi corre i 100 metri e chi la maratona. Non bisogna guardarsi a paragone ma in prospettiva.

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