Attualità
ABNE: L'Europa riesce a combattere realmente la disuguaglianza?
Ridurre il divario tra gli Stati membri potrebbe non essere sufficiente
Alex Lung | 5 novembre 2023

Da anni il Fondo sociale europeo si propone di appianare le differenze economiche e sociali presenti tra i cittadini nei vari Stati membri. Analizzarne i risultati è però più difficile di quanto sembri, proprio perché la “povertà” non è un fenomeno obiettivo e riconducibile a un’unica chiave di lettura, ma richiede pittosto un approccio multidimensionale.

La posizione dell’Unione Europea

Nelle sue analisi, l’UE presenta una lettura decisamente positiva dei risultati della politica di coesione. Nel rapporto La coesione in Europa in vista del 2050, viene sottolineato come i progetti del fondo sociale abbiano in buona parte appianato le grandi distanze economiche tra Europa Occidentale e Orientale. Ma “in buona parte” non è sinonimo di “completo raggiungimento”: l’analisi conferma che i tassi di occupazione nelle regioni meno sviluppate restano significativamente più bassi rispetto a quelli delle regioni più ricche dell’Unione.

I benestanti si arricchiscono, i poveri restano bisognosi

Nello studio Place-Based Policies and Inequality Within Regions, pubblicato a marzo 2023, gli studiosi Lang, Redeker e Bischof dimostrano che la politica di coesione dell’UE è andata ad aumentare i redditi delle famiglie benestanti, ma non quelli delle famiglie più bisognose. Non solo: a contribuire maggiormente alle disuguaglianze economiche e sociali all’interno dell’Unione sarebbero proprio le differenze di reddito tra le varie fasce di popolazione, più che le differenze tra varie regioni, ovvero il fenomeno che il fondo sociale europeo desidera combattere.

Ripensare la politica di coesione

I tre studiosi non intendono bocciare la politica di coesione europea, anzi, ne sottolineano il successo nel far diminuire il divario tra Paesi più e meno sviluppati. È però fondamentale analizzare la questione con un’altra lente. Di fronte a un’Europa con meno differenze da Stato a Stato, sarebbe opportuno soffermarsi invece sulle cause che creano disparità da un punto di vista “micro”, ripensando i progetti del fondo sociale e tarandoli di più sulle persone rispetto che sulle regioni.

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