Scuola
Scuola, la Svezia dice addio al tablet in favore della scrittura manuale
I risultati del PIRLS invertono la rotta tecnologica dell'Istruzione svedese, che torna al libro stampato
Tommaso Di Pierro | 14 settembre 2023

Paese che vai, tecnologia che trovi. La Svezia è sempre stata al primo posto in Europa per l'introduzione di materiale tecnologico di apprendimento delle scuole. Il governo svedese, fin dal 2017, aveva dato priorità alla digitalizzazione nelle scuole, e l'anno scorso l'Agenzia nazionale per l'istruzione aveva presentato un nuovo piano per la digitalizzazione dell'insegnamento, da attuare entro il 2027, che comprendeva anche l'introduzione dell'uso dei tablet in tutte le classi a partire dalla scuola materna. L'obiettivo è quello di far sviluppare ai bambini delle competenze digitali "per essere in grado di partecipare attivamente agli studi, alla vita sociale e alla vita lavorativa, per contribuire a una società sostenibile e democratica". Ora però, si è deciso di fare un passo indietro

Come riportato dal quotidiano la Repubblica, è stata la neo ministra dell'istruzione Carlotta Edholm che, in diretto contrasto con le indicazioni sull'uso delle nuove tecnologie dell'Agenzia nazionale per l'istruzione, ha preso la decisione di ritirare dalle aule tablet e altri strumenti informatici che, negli ultimi anni, erano stati introdotti come strumento di apprendimento fin dalla scuola materna. "Gli studenti svedesi hanno bisogno di più libri di testo e di meno computer", dichiara la ministra.

A persuadere questa inversione di rotta sono stati i risultati del Progress in International Reading Literacy Study (PIRLS), un'indagine internazionale ripetuta ogni 5 anni dall'Associazione internazionale per la valutazione del rendimento scolastico, e che misura l'abilità di lettura degli studenti tra i nove e i dieci anni di età. Nel 2021 gli svedesi hanno avuto un calo di 11 punti rispetto al 2016 (da 555 a 544) e uno dei motivi, secondo gli esperti (oltre alla pandemia di COVID-19 e all'aumento di studenti immigrati che parlando una lingua diversa da quella ufficiale), dipenderebbe dall'eccessivo utilizzo di strumenti digitali, che lasciano meno tempo alla riflessione e alla lentezza di apprendimento che questo fondamentale processo mentale richiede.

Secondo il Karolinska Institutet, istituto universitario svedese di medicina focalizzato sulla ricerca, "bisognerebbe", infatti, "focalizzarsi sull'acquisizione delle conoscenze tramite i libri di testo stampati e le competenze degli insegnanti, piuttosto che attraverso fonti digitali liberamente disponibili di cui non è stata controllata l'accuratezza".

La Svezia è dunque decisa a non retrocedere, nonostante le critiche, e ha deciso di spendere 500 milioni di corone (42 milioni di euro) l’anno per riportare i libri nella aule.

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