Un sorriso contro la cattiveria
Rosario Terranova nell’ultimo film di Francesco Mandelli “Bene ma non benissimo”: la mia esperienza sul set
Redazione | 2 maggio 2019

Che film è Bene ma non benissimo?

Una storia particolare, che non parla solo di bullismo. È una realtà vissuta dagli occhi di Candida, mia figlia (interpretata da Francesca Giordano), che affronta un trasferimento importante per difficoltà economiche dalla Sicilia a Torino. Lei - “terrona”, un po’ robusta e orfana di madre - viene bullizzata da compagni di scuola e adulti. Ma la trama racconta anche la storia d’amore di questa ragazza con il padre in difficoltà e con la madre che non c’è più. Si tratta di un lavoro che abbiamo vissuto con il cuore e che mi ha trasmesso da subito grande sentimento.

 

Nel film lei è Salvo, il padre di Candida. Nella vita reale però non ha figli...

Vero. Quando Fabio Troiano mi ha proposto questo ruolo, scritto con Vincenzo Terraciano e Laura Sabatino, mi sono sentito investito da un peso. Di fatto, mi sono ritrovato padre a quarantatré anni. Il lavoro sul personaggio non è stato semplice, ma ho iniziato col teatro tanti anni fa e per arrivare alla televisione ho dovuto fare le valige più volte. Questo percorso mi ha aiutato molto, concedendomi di aprire e scavare a fondo nello scrigno dei miei sentimenti e dei miei pensieri. Francesco (Mandelli, ndr) mi ha permesso di essere me stesso con Francesca. Tutte le emozioni che questo film  trasmette sono tutte merito di una direzione molto forte.

 

Il suo rapporto con Mandelli?

L’ho conosciuto in Rai ai tempi di Stiamo tutti bene, quando ancora faceva parte de I soliti idioti. Quando la telecamera si spegneva lo vedevo per quello che era veramente, sensibile e disponibile. Sul set di Bene ma non benissimo, sin dal primo incontro, ho ritrovato quelle stesse virtù. Pur restando quel comico capace di leggere i ragazzi con la chiave giusta, aveva fatto anche un grande salto in avanti. Mi ha stupito soprattutto da un certo punto di vista: ha diretto i due giovani attori protagonisti con una semplicità incredibile. 

 

Com’è lavorare con i minorenni?

Molto difficile. Oltre allo staff tecnico c’è anche la presenza costante dei genitori. Dovevo creare con Francesca un rapporto il più vero possibile. La conoscevo artisticamente ma non l’avevo mai incontrata. Quando l’ho vista la prima volta me ne sono subito innamorato. Ho conosciuto dei genitori molto legati a lei, che mi hanno messo subito a mio agio. Sono palermitani come me, difficile che non scattasse il feeling giusto.

 

Com’è passare dal teatro al cinema?

Parliamo di mondi totalmente differenti. Se inizi facendo il teatro di strada, però, riesci a essere il più vero possibile. Sul set è come se non avvertissi la presenza della macchina da presa. Però poi senti lo stop. Anche quando faccio cinema, cerco di lavorare come se fossi tra le stesse tre pareti del mio piccolo teatro. E funziona!

 

Un motivo per andare in sala e vedere il film?

Perché il film è dolce. Alla Festa del Cinema è stato ben accolto da un pubblico di giovanissimi. Spesso si sente parlare di bullismo quando le storie sono già finite in tragedia, ma stavolta l’intenzione è quella di arrivare prima. La forza che ha il personaggio di Candida nell’alzare un muro contro la cattiveria è davvero straordinaria. Una forza che è tutta nel suo sorriso, contemporaneamente disarmante ed eccezionale. Si può vincere una cattiveria smontando un sopruso e usando il proprio sorriso. Lì è la forza del nostro film.

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