Giarre, 43 anni dal duplice omicidio dettato dall'omofobia
La morte dei due giovani diede il via alla sensibilizzazione nei confronti della comunità LGBTQ+ e alla nascita del primo Arcigay in Italia
Redazione | 31 ottobre 2023

L'Italia scoprì l'omofobia 43 anni fa, a "causa" del delitto di Giarre. Un duplice omicidio mai risolto, ma che diede il via alla lotta e alla sensibilizzazione per i diritti della comunità LGBTQ+

I corpi di Giorgio Agatino Giammona e di Antonio Galatola vennero ritrovati, il 31 ottobre 1980, senza vita e abbracciati nelle campagne di Giarre, piccola realtà in provincia di Catania. I due giovani, rispettivamente di 25 e 14 anni, erano scomparsi da due settimane. Inizialmente si dirà che il loro sia stato un doppio suicidio. Il motivo? Il loro amore omosessuale non era accettato dalla comunità cittadina. Dopo i rilievi sui cadaveri, però, si troveranno dei fori alla testa (dovuti a colpi di pistola) . Il caso viene chiuso però in fretta e con un risvolto inspiegabile: a sparare è stato un bambino. Il bambino è Francesco Messina, il nipote 13enne di Toni. Inizialmente dirà di "essere stato costretto a sparare" dai due giovani che, in caso avverso, lo avrebbero ucciso. Negli anni, ritratterà più volte. 

Non vennero fatti accertamenti in maniera approfondita (nè sui cadaveri nè sul presunto colpevole), ma la pistola rinvenuta non poteva essere maneggiata con così tanta facilità da un bambino. 

Fu uno dei primi casi di violenza e omicidio nei confronti di due giovani, "colpevoli" di amarsi, ma fusoprattutto il primo caso di omertà e di silenzio in un'Italia ancora caratterizzata dal delitto d'onore. Soprattutto fu il primo caso di omofobia: nel paese in molti avevano dato appellativi negativi ai due ragazzi e in molti non collaborarono o non contribuirono alle indagini. 

Tuttavia, se inizialmente la comunità non collaborò, qualcosa in maniera repetina cambiò: i cittadini di Giarre e i giornali iniziarono a interessarsi al caso. I due ragazzi vengono raccontati e ricordati per quello che realmente sono stati: due povere vittime di un amore giovane e puro, ma contrastato dai pregiudizi e forse dalle famiglie stesse. 

A Giarre molti iniziarono a scendere in piazza per protestare e molti, in altre città, iniziarono a chiedere giusitizia e verità. A sostenere il grido di molti cittadini fu inizialmente il Partito Radicale (dove figurava un giovane Francesco Rutelli) e Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano. A un mese dall'omicidio, sempre in Sicilia, ma a Palermo, nacque il primo circolo Arcigay. Era la nascita di quello che oggi conosciamo con il movimento Lgbtq+ ed era il primo importante passo verso un impegno, condiviso, per la difesa dei diritti delle persone omosessuali. 

L'opinione pubblica scoprì cosa vuol dire essere omofobi e iniziò a provare empatia nei confronti di ciò che fino a quel momento era stato raccontato come "diverso". Il delitto di Giarre e l'impegno da parte della comunità sul voler scoprire la verità e rendere giustizia a due semplici ragazzi rappresentano il primo passo nel lungo cammino che, ancora a distanza di 43 anni, in Italia deve essere ancora accettato: il cammino della piena uguaglianza e accettazione dei diritti delle coppie omosessuali o degli individui genderfluid.

Un cammino di libertà che ancora oggi, purtroppo, incontra ostacoli legislativi e comunicativi. 

 

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