Arte
Marina & Ulay: quando l'amore diventa arte
Due amanti e colleghi di lavoro che hanno raccontato l’amore senza bisogno di parole
Maria Cozzolino e Ginevra Di Francesco | 23 aprile 2020

Marina Abramović e Frank Uwe Laysiepen (in arte Ulay), nonostante la diversa provenienza, incontrandosi hanno dato vita alla storia d’amore più seguita dell’arte contemporanea. Entrambi nati il 30 novembre, appartenevano a due famiglie con ideali del tutto opposti: lui figlio di un gerarca nazista, lei di partigiani. Si sono conosciuti ad Amsterdam nel 1976, quando Marina si era trasferita per sviluppare le proprie performance dopo aver frequentato l’Accademia delle Belle Arti di Belgrado. Ulay invece non aveva avuto una formazione in Accademia, ma questo non gli ha impedito di dimostrarsi un grande artista.

Oltre a quella di convivere, i due hanno preso anche la decisione di lavorare insieme. Per cinque anni hanno vissuto in un camper viaggiando per l’Europa. Si facevano chiamare The Other e insieme sperimentavano nel campo della nascente “performance art”, una corrente artistica che pone al centro il corpo in maniera assoluta. Marina e Ulay hanno passato 12 anni insieme, ma come ha dichiarato la Abramović, gli ultimi anni di relazione sono stati soggetti a tradimenti e incomprensioni di coppia, a causa della loro fama. Nel 1988 hanno deciso di lasciarsi con un’ultima opera, “The lovers: the Great Wall walk”, una camminata lungo la Muraglia cinese in cui lei partì dal lato orientale e lui da quello opposto per dirsi addio. Da quel momento non hanno avuto più rapporti fino al 2010, quando Ulay si è presentato a una performance della Abramović.

REST ENERGY

Rest Energy è una delle performance più famose di Marina e Ulay. La performance rappresenta i due artisti posti uno di fronte all’altro; mentre Marina tiene in mano un arco, Ulay impugna una freccia tesa sull’arco che punta dritto al cuore della donna. I due pian piano si lasciano andare lievemente all’indietro, mantenendo uno stabile equilibrio reciproco. L’equilibrio in questa performance ha un ruolo molto importante, in quanto rappresenta la fiducia che è alla base della coppia. Un altro fattore di particolare importanza è la presenza di piccoli microfoni sul petto di entrambi che fanno sì che sia udibile il battito del cuore dei due artisti che, andando avanti nella performance, diventa più accelerato, così come il respiro diventa più pesante.

IMPONDERABILIA

Un’altra delle performance che hanno messo in scena i due ex compagni, è questa volta a Bologna presso la Galleria d’arte moderna, nel 1977, durante la Settimana Internazionale della Performance, a cure di Renato Barilli. Entrambi gli artisti rimanevano in piedi, nudi, ai lati di una stretta porta che consentiva l’ingresso nella galleria. Quelli che volevano passare dovevano necessariamente superare la vergogna e decidere se rivolgersi dal lato del nudo maschile o di quello femminile. Lo spettacolo sarebbe dovuto durare tre ore ma venne interrotto da due poliziotti poiché ritenuta oscena e quindi passibile di censura. Viene definita una delle performance più celebri dell’arte moderna, per essere stata realizzata 47 anni fa era del tutto innovativa e forse per questo non è stata compresa a pieno e interrotta. Forse Marina e Ulay volevano mettere alla prova gli spettatori facendo loro prendere una decisione che poteva essere imbarazzante. Probabilmente al giorno d’oggi potrebbe essere compresa a pieno.

THE ARTIST IS PRESENT

A New York, nel 2010, Marina Abramović ha tenuto una performance molto particolare, di cui si parla ancora oggi attraverso i social. Consisteva in uno schema rituale preordinato -come molte delle sue performance- dove Marina, vestita monocolore, era seduta dietro un tavolo. Dall’altra parte, a turni andavano a sedersi diverse persone, sulle quali Marina dopo pochi secondi alzava lo sguardo, dando inizio a una contemplazione reciproca e a uno scambio di sentimenti con un linguaggio non verbale. Nasceva così un rapporto fra l’artista e gli spettatori, che lasciavano uscire le proprie emozioni. Ma l’evento che ha caratterizzato questa performance è stata la partecipazione di Ulay, che dopo svariati anni dal termine del loro lavoro insieme, si è presentato come spettatore sedendosi di fronte a Marina. La Abramović ha cercato inizialmente di trattenere le proprie emozioni, ma poco dopo si è commossa e ha rotto le regole sul contatto fisico imposte da lei stessa: infatti ha sporto un braccio sul tavolo, stringendo la mano di Ulay.

 

Giulia Rosa è l’illustratrice del libro dedicato alla più importante performance artist del mondo, edito dalla casa editrice Hop per la collana “Per aspera ad astra. La forza delle donne”. Le immagini di questo articolo sono tratte dal volume, intitolato “Marina” (2018).

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