Attualità
Il Genoa: centoventicinque anni di passione
Roberto Bertoni | 14 giugno 2018

Centoventicinque anni e non sentirli, vecchio e intramontabile Grifone! Buon compleanno al Genoa Cricket and Football Club, la più antica società italiana, vincitrice di nove scudetti nel trentennio che precedette l'istituzione del torneo a girone unico, per poi cedere lo scettro alla Juve e alle milanesi, ossia le tre grandi del Nord che hanno dominato la Serie A, lasciando alle altre compagini poco più che le briciole. 

Eppure, questa nobile decaduta, i cui giorni di gloria nessuno ricorda più, questa squadra che oggi può puntare al massimo ad un'onorevole salvezza, era e resta una regina del calcio italiano, ultima interprete di quel gioco all'inglese che da noi è stato surclassato da quella via italiana al risultato promossa proprio dalla Juventus, nei primi anni del Novecento, per contrastare lo strapotere dei grifoni e il vittorioso stile svizzero del Milan

La leggenda nacque sul mitico campo di Ponte Carrega, dove all'epoca alle avversarie venivano lasciate giusto le briciole: tre scudetti consecutivi fra il 1898 e il 1900, altri tre fra il 1902 e il 1904 e un dominio pressoché assoluto, messo in discussione nel decennio successivo solo dalla straordinaria Pro Vercelli che tanti fuoriclasse avrebbe prodotto, su tutti Viri Rosetta, successivamente leggendario terzino bianconero. 

Il mito genoano è andato progressivamente scemando, fino a perdersi, a conoscere l'onta della B e addirittura della C, prima di risalire e stabilizzarsi in un anonimato che, purtroppo, non rende giustizia alla storia e al blasone di una società che ha avuto tifosi straordinari e un capitano di valore come Gianluca Signorini, straziato dalla SLA e costretto ad arrendervisi nel novembre del 2002. 

Tuttavia la bellezza è rimasta, Marassi è uno degli stadi più suggestivi d'Italia e d'Europa e la tragedia del giovane Vincenzo Spagnolo, accoltellato a morte nel gennaio del '95 prima di una sfida casalinga col Milan, è ormai lontana. Per questo continuiamo ad auspicare che qualcosa di quel DNA vincente di inizio Novecento faccia ancora parte dei cromosomi di un universo che non merita di languire nella parte destra della classifica, senza alcuna possibilità di ambire quanto meno a un piazzamento europeo. Non se lo merita la città di Genova, non se lo merita la Serie A e non se lo merita la Nazionale che, al contrario, avrebbe bisogno come l'aria della rinascita della fu provincia italiana, un tempo in grado di esprimere compagini che rendevano più incerta la corsa al titolo e meno scontato un torneo che, oggettivamente, negli ultimi anni ha assistito ad un incremento esponenziale delle disuguaglianze fra le squadre di testa e i club costretti a lottare per la salvezza, con un distacco che si aggira ormai fra i cinquanta e i settanta punti. 

Auguriamo di cuore al vecchio Grifone di tornare in auge, di tornare protagonista, di ribellarsi, come può, al grigiore in cui la storia lo ha confinato ormai da troppo tempo; in poche parole, di tornare a volare, dato che avremmo una certa necessità di raccontare nuovamente qualche favola, se non altro per non arrenderci all'assurdità di una stagione priva di sogni.  

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