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Onestà e partecipazione
Onestà e partecipazione
Si è tenuta al tribunale penale di Roma la seconda edizione della Notte bianca della legalità, dove magistrati, personaggi famosi e tanti ragazzi hanno riflettuto insieme su cosa significa essere onesti, in tutti i sensi
La redazione | 16 settembre 2016

Qualunque sia la vostra idea politica, non vi staccate mai dalle istituzioni». Così il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha inaugurato presso il tribunale penale di Roma la seconda edizione della Notte bianca della legalità. Un’iniziativa organizzata dall’Associazione Nazionale Magistrati di Roma e del Lazio, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio e l’Ordine degli Avvocati di Roma, con il patrocinio dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, della Rai e del Coni. A partecipare, oltre naturalmente a magistrati e avvocati, istituzioni e personaggi dello spettacolo, tutti insieme per testimoniare la propria idea di legalità. Ma i veri protagonisti sono stati i giovani: oltre 1300 ragazzi provenienti da 54 scuole superiori di Roma e del Lazio che hanno partecipato a seminari e laboratori per confrontarsi sul rispetto delle regole in un luogo simbolico, il tribunale di Roma. «Un’iniziativa davvero molto interessante, una giornata bellissima – racconta una ragazza – Dato che non abbiamo ottimi esempi di legalità in Italia, progetti come questo assumono un valore ancora maggiore. In particolare, ho trovato molto significativo il confronto con personaggi famosi». Si è trattato infatti di un vero e proprio dialogo aperto con gli oltre 200 magistrati, avvocati e notai affiancati dai testimonial del mondo dello spettacolo. 

«Noi vogliamo avvicinare i ragazzi alla giustizia e ai magistrati e accoglierli a casa nostra - spiega Costantino De Robbio, Presidente ANM Roma - Abbiamo deciso di farvi sentire e vedere i luoghi dove si amministra la giustizia. Vogliamo avere contatti con la parte migliore della società, voi giovani, e contagiarvi con il nostro entusiasmo». Ed è proprio l’entusiasmo una delle parole chiave che ha accompagnato la giornata: sul palco al momento dell’inaugurazione, nelle aule del tribunale, tra le persone. Tra le autorità presenti, anche il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini: «Per me più che le parole serve l’esempio: dobbiamo darlo noi che facciamo politica, gli insegnanti, i magistrati. Dobbiamo dimostrare che l’affermazione di sé può e deve passare per il rispetto delle regole». A dare l’esempio, per i ragazzi, possono essere anche i personaggi dello spettacolo, che grazie alla loro celebrità possono più facilmente veicolare messaggi importanti. Ne è convinta Alessandra Amoroso: «Io penso che la musica abbia tanti poteri curativi. La musica salva le persone, le fa uscire da situazioni impensabili. Il problema, però, è che bisogna avere voglia di ascoltare». È il caso, ad esempio, della grandissima popolarità di alcune serie tv, come Gomorra e Romanzo criminale, i cui protagonisti sono tutt’altro che un esempio di legalità: quanti, dopo essersi appassionati alle loro vicende, li condannano davvero? A rispondere è l’attore Claudio Gioè, le scorse settimane in tv con Il Sistema: «Noi attori ci prestiamo a fare una volta il buono, una volta il cattivo. Ovviamente interpretiamo un personaggio che non corrisponde alla nostra personalità. Possiamo vestire i panni di un cattivo, e acquisire anche popolarità. L’importante è che poi si apra un dibattito culturalmente valido su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, come oggi».

 
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