Attualità
IL RAPPORTO
Terremoti: scuole a rischio?
Alla luce dei recenti avvenimenti, Adriana Bizzarri, responsabile settore scuola di Cittadinanzaattiva, ci offre una panoramica sulla situazione della sicurezza nelle scuole
Gaia Ravazzi | 23 novembre 2016

Sembra che solamente con i terremoti degli ultimi giorni si siano accesi riflettori sul tema della sicurezza nelle scuole, trattato da voi da molti anni, qual è la situazione degli edifici? Sono a norma antisismica? Purtroppo solo una minima parte degli edifici è a norma e nell’incertezza in cui ci troviamo vanno fatte delle ricerche ulteriori. Ci atteniamo sempre ad indagini su campione: l’unico dato di indagine attendibile è quello del Miur del 2013 che sostiene che gli edifici con condizioni di agibilità e progettati con modalità antisismiche siano l’8 % su 42.290, una percentuale minima. Tuttavia sappiamo che la normativa sismica è variata nel corso degli anni perché giustamente si corregge il tiro anche dopo ogni grande terremoto, quindi anche dopo l’Aquila nel 2009, la normativa è stata rivista. Bisognerebbe vedere a quando risale l’adempimento di questo 8 %. In ogni caso è una percentuale minima poiché circa 13.000 scuole insistono in zone ad elevata sismicità. Dopo i recenti eventi possiamo considerare tutta l’Italia come sismica, ma le scuole che insistono in zone ad alta sismicità sono circa un terzo e anche tutti i piani previsti devono essere un po’ rivoluzionati, inclusi quelli dell’attuale governo, che hanno numero bassi per quanto riguarda la messa in sicurezza.

Secondo lei viene fatta sufficiente prevenzione e informazione nelle scuole in merito alle norme comportamentali in caso di terremoto? Cittadinanzattiva fa informazione da tanti anni e ancora più di noi la Protezione civile e l’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ndr.) e spesso ci siamo trovati anche a fare attività insieme. L’informazione non può mai mancare e deve essere fatta con costanza, solo così si può incidere sul cambiamento culturale ma soprattutto comportamentale. Nelle scuole si fanno attività informative forse più che in altri ambienti della pubblica amministrazione, si fanno prove di evacuazione, ma in modo programmato e per il rischio incendio, che sappiamo essere uno dei rischi minoritari. È chiaro che va corretto fortemente il tiro e bisogna dare la priorità al rischio sismico e alluvione, tra i più presenti sul nostro territorio.
È necessario intervenire anche sulla segnaletica, che sia ben visibile, sul piano di evacuazione, che ci sia la piantina su dove dirigersi. Ad esempio, assicurarsi che in classe ci sia sempre spazio per muoversi e lasciare l’aula rapidamente. È necessario anche lavorare sui comportamenti, reazioni come l’immobilismo oppure scappare quando c’è una scossa. Noi stiamo lavorando tanto anche in occasione del prossimo 22 novembre poiché agire sui comportamenti è importante tanto quanto pensare alle strutture.

Terremoto a parte, quali sono le emergenze della scuola? Oltre ai rischi esterni e naturali abbiamo anche pericoli diversi, più legati alla nostra quotidianità come il problema della sorveglianza degli edifici scolastici, i casi di vandalismo e anche gli episodi di ruberie.
Per quanto riguarda la struttura, anche la scarsa manutenzione ordinaria è allarmante: nelle zone meno interessate dal sisma sono frequentissimi gli episodi di crolli, di contro-soffitti, anche elementi non strutturali.

 

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