Interviste
Incontro con Barbara Strappato, Dirigente della Polizia Postale
Dal cyberbullismo alla sicurezza in rete: consigli pratici al riguardo
Tommaso Di Pierro | 12 gennaio 2023

I temi della sicurezza in rete e dell'uso consapevole dei social media sono oggi particolarmente sentiti. Promuovere la Media Literacy e la Media Education significa anche promuovere un maggior senso di responsabilità negli studenti e nelle studentesse sull'uso delle nuove tecnologie, troppo spesso veicolo di aggressioni e azioni di cyberbullismo in cui, volenti o nolenti, molti/e ragazzi/e sono coinvolti. L'incontro con Barbara Strappato, Dirigente della Polizia Postale, è l'occasione strategica per formare gli adolescenti nell'ambito della sicurezza in rete e alla cittadinanza digitale:

Tutti i social media più conosciuti, Facebook, Instagram, Watshapp e Telegram, sono luogo di incontro e comunicazione, ma anche strumenti per la produzione e consumo di condotte inappropriate e azioni illegali, come il cyberbullismo. Come evitare di subire flaming (insulti rabbiosi e infuocati), molestie, diffusione di immagini compromettenti, impersonificazione, uso dei dati personali e stalking online?

L’utilizzo distorto del web e dei social media denota la difficoltà dei ragazzi nel comprendere l’effettiva gravità delle azioni digitali, sia in relazione alla possibilità di essere identificati come autori di condotte gravi e illecite, sia riguardo alla percezione delle conseguenze che producono nei confronti delle vittime. Il consiglio più importante per chi si trova in difficoltà e subisce insulti, per chi viene preso in giro online è sempre quello di non rimanere in silenzio, ma parlarne sempre con i genitori o altri adulti di riferimento come gli insegnanti. Noi come polizia postale siamo sempre disponibili all’ascolto e possiamo agevolmente essere contattati attraverso il portale del Commissariato di Poliza Postale online (https://www.commissariatodips.it/).

Qual è la corretta procedura di denuncia quando si è a conoscenza di atti di cyberbullismo o si è soggetti a cybervittimizzazione?

Ci si può rivolgere alla Polizia Postale e delle Comunicazioni, che è presente sul territorio attraverso i Centri operativi per la sicurezza cibernetica e le loro Sezioni, nei capoluoghi di regione e provincia, oppure in un qualsiasi ufficio di polizia, presentando denuncia in merito ai fatti accaduti.

Come possono le ragazze e i ragazzi direttamente o indirettamente coinvolti nel cyberbullismo contrastare attivamente queste fenomeno di prepotenze sia online che in classe?

Acquisendo consapevolezza del fatto che prendere in giro qualcuno è un comportamento sbagliato: nessuno, ma proprio nessuno si diverte ad essere preso di mira, soprattutto sui social o sulle chat di messaggistica. Ricordando che una battuta che insulta è sempre un’offesa e che in rete lo scherzo diventa un’onda di fango che travolge senz’altro la persona che viene offesa, ma alla fine travolge anche chi l’ha posto in essere. È bene chiedere scusa, cancellare gli insulti e pensare con più attenzione a quello che si scrive in rete. Non condividere, inoltre, con altri questo tipo di messaggi, anche chi condivide non è un mero spettatore, ma è corresponsabile.

Cosa si può fare direttamente nelle aule scolastiche per prevenire o contrastare il cyberbullismo?

Insegnare a utilizzare correttamente la rete e i social media, partecipando anche alle campagne di sensibilizzazione che portiamo avanti con costanza come Polizia Postale da anni nelle scuole, dove operatori esperti illustrano a ragazzi, docenti e genitori i rischi e le insidie del web. Abbiamo moltissime iniziative tra cui: Una vita da social e #cuoriconnessi, per ricordare le più longeve e seguite, e “Nei panni di Caino per capire e difendere le ragioni di Abele”, progetto di recente ideazione destinato a prevenire i comportamenti antisociali attraverso l’uso della realtà virtuale immersiva. 

La l. n. 71/2017 prospetta un insieme di interventi volti a contrastare il cyberbullismo con azioni a carattere preventivo anziché repressivo, con estraneità, dunque rispetto al diritto penale. Quale consiglio o monito darebbe quindi agli artefici di episodi di cyberbullismo?

Il Cyberbullismo riassume in sé ordini di complessità incredibili: dalla difficoltà di darne una definizione, alla portata degli effetti dannosi che produce sulle vittime, al senso di inadeguatezza che determina negli adulti che lo vedono realizzarsi sotto i loro occhi, senza riuscire spesso ad arginarlo tempestivamente ed efficacemente. I dati del contrasto confermano un trend che sembra stabile: ma è chiaro che in riferimento a queste nuove forme di vessazione in rete il numero oscuro sia ancora altissimo. Secondo la nostra casistica la maggioranza delle persecuzioni, delle aggressioni in rete, delle diffamazioni via social avvengono tra ragazzi che si conoscono nella vita reale e hanno condiviso percorsi comuni: scuola, sport, tempo libero. Un’esplorazione sessuale spontanea tra ragazzi, uno scambio di foto provocanti, un filmato privato diventano il pretesto per creare archivi di immagini private da condividere con chiunque voglia partecipare ad una gogna della vergogna, ad una cyber vendetta per un tradimento, per un abbandono subito. La consapevolezza delle azioni agite e un ritrovato senso del rispetto degli altri, ma anche la conoscenza delle azioni penali alle quali si può andare incontro, sono gli strumenti che consentono di tenere un comportamento corretto e rispettoso dell’altro, con argini della libertà costituite dalla libertà degli altri. È una sfida importante nella quale tutti devono fare la loro parte.

Crede sia utile inserire nei programmi scolastici un'ora di educazione sessuale per fornire maggiore consapevolezza su determinati argomenti correlati al fenomeno del cyberbullismo?

Questo è un argomento di cui parliamo tanto, ma su cui ci sono state un po' di resistenze, che però io credo oggi possano essere superate facilment,e visto che comunque l'avvicinamento di fasce di giovanissimi a queste teamatiche è sotto gli occhi di tutti. Dire che non se ne può parlare perché sono troppo piccoli non sta più in piedi, non fosse altro che gli stessi strumenti di comunicazione dispongono queste tematiche ripetutamente, e allora è corretto e doveroso portare sulla giusta informazione i giovanissimi in modo che non abbiano una lettura distorta dei mezzi di comunicazione. 

 

 

 

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